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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Barbara Ann Parker
Titolo: Pandora
Genere Narrativa
Lettori 3413 33 58
Pandora
Oggi due giugno 2019

Il suono della sveglia destò Pandora. Balzò a sedere sul letto, pronta ad alzarsi e iniziare la giornata, poi realizzò che era sabato e che inaspettatamente aveva un intero weekend libero. Anche nelle giornate in cui non doveva lavorare non toglieva mai la sveglia, aveva sempre il timore di dimenticarsi di rimetterla e di arrivare in ritardo ovunque dovesse andare.
Riappoggiò la testa sul cuscino, ricoprendolo con la massa dei suoi luminosi capelli rossi e con un sospiro, alzando le braccia, stiracchiò ogni parte del suo corpo.
Guardandosi intorno, mentre si rilassava sotto le fresche lenzuola di lino, il suo sguardo si illuminò. Amava quella camera. L'aveva arredata usando i suoi colori preferiti, il bianco panna e il bleu.
In un angolo della stanza aveva messo la semplice toilettes che era stata della sua mamma, non la usava ma amava averla nella stanza, era un ricordo del suo passato e della sua infanzia.
Aveva sempre desiderato avere una chaise longue sulla quale stendersi per leggere. L'aveva comprata, foderata di seta bleu ed era pronta per lunghi momenti di relax, ma di usarla per questo scopo non le era mai successo. Alla fine della giornata spesso vi si sedeva con in mano gli ultimi documenti da vedere, con l'illusione di poter avere tempo per sé stessa.
Le tende di lino bianche si muovevano leggermente, facendo entrare l'aria fresca e la luce del mattino.
Assaporò quel momento di tranquillità mattutina, sapeva di avere poco tempo prima che la sua bambina arrivasse correndo e si lanciasse sul letto.
Era il loro rito di ogni mattina.
Sembrava che Alyssa riuscisse a sentire dalla sua camera il suono della sveglia, che invece era impostato bassissimo proprio per non disturbarla, nel momento stesso in cui Pandora era pronta per alzarsi, si sentivano i suoi piedini sul parquet, il suo visino che si affacciava alla porta e poi lei era lì a buttarsi nel lettone abbracciandosi alla sua mamma.
Mentre stesa nel letto, si godeva l'aria fresca, un tornado dai capelli rossi, che lei chiamava affettuosamente peste, entrò nella sua camera buttandosi su di lei.
- Mamma mamma, sei sveglia? Presto, presto la colazione, ho fame. - ridendo Pandora iniziò a fare il solletico a sua figlia.
Dopo un po' di solletico, di coccole, si alzarono dal letto e scesero le scale per andare in cucina.
Non avendo problemi di orari, la bambina andava ancora all'asilo e lei non aveva cartellini da timbrare, il rito era lo stesso ogni mattina. Pandora doveva mettere sul tavolo i biscotti e i corn flakes e Alyssa doveva decidere cosa mettere nel latte. La scelta era sempre molto laboriosa e quella mattina la bimba esordì dicendo: - Mamma stamattina ho deciso che oggi faccio la conta - e saltellando intorno al tavolo cominciò a cantare una filastrocca che aveva imparato all'asilo.
Mentre ascoltava con un orecchio sua figlia, Pandora aprì il grande frigo per prendere la bottiglia del latte, e la appoggiò sulla grande penisola al centro della cucina. Come faceva quasi ogni mattina, si guardò intorno con piacere.
Ogni volta che entrava in quella stanza così luminosa e spaziosa si stupiva della fortuna che aveva avuto.

Da oltre due anni Pandora Carpanter era la responsabile di una grande galleria d'arte a Greene Street. a New York, dove a breve si sarebbe tenuta una importantissima mostra di pittura contemporanea, e le cose che aveva da fare erano tantissime.
Nonostante la giovane età, avendo solo trent'anni anni, la donna non era nuova a queste iniziative. Per la galleria aveva già organizzato mostre, realizzato eventi, ma era la prima volta che si ritrovava a doverne pianificare una di questa importanza.
Sapeva di essere invidiata da molti dei suoi colleghi che avrebbero voluto essere al suo posto. Il lavoro che faceva era prestigioso e lei ancora si meravigliava di come lo avesse avuto e del perché Arold Sweets l'avesse scelta.
Nelle città che riteneva più importanti a livello artistico Sweets aveva aperto una serie di gallerie d'arte che portavano sempre lo stesso nome. ‘Arte sempre e solo arte'.
La prima era stata a New York, poi in successione Washington, Boston e Los Angeles.
Quando nel 2017 si era liberato il posto di direttore della galleria di New York, aveva iniziato a tenere i colloqui per scegliere il nuovo responsabile. Quasi tutti quelli che si erano presentati avevano dei curriculum corposi. Esperienze in gallerie prestigiose, organizzatori di eventi, ma Arold Sweets che aveva deciso di rilanciare quella galleria, cercava qualcuno di speciale, oltre al curriculum voleva che ci fosse un quid che lo colpisse. Dopo l'ultimo colloquio andato a vuoto non sapeva più a chi rivolgersi.
Mentre seduto alla scrivania dopo aver terminato l'ultimo colloquio infruttuoso, beveva un dito di whisky per allentare la tensione, gli venne in mente una donna che aveva conosciuto in una galleria d'arte quando era andato a Southampton. Gli aveva dato l'impressione di essere professionale, cordiale e competente e lo avevano incantato i suoi lunghi capelli rossi.
Visto l'interesse professionale che la donna aveva suscitato in lui, si era fatto dare il suo numero di telefono. Sapendo che a distanza di tempo avrebbe potuto non associare numero e nome, lo aveva memorizzato sul cellulare nella sua maniera tutta particolare di catalogazione di persone che lo avevano interessato ma che non frequentava.
Cominciò a scorrere i contatti fino a che trovò il nome Pandora Carpanter con scritto accanto: capelli rossi.
Sorrise all'improvvisa immagine della donna accompagnata dai suoi capelli così appariscenti che si era formata nella sua mente e la chiamò.
- Buongiorno, parlo con Pandora Carpanter? -
Una voce esitante rispose - Si, sono io, con chi parlo? -
- Signora Carpanter sono Arold Sweets, ci siamo conosciuti a Southampton. -
La giovane donna raddrizzò le spalle già diritte di sé, aveva perfettamente riconosciuto il nome di chi la stava chiamando. Uno dei più grandi galleristi del panorama internazionale.
- Buongiorno signor Sweets, cosa posso fare per lei? -
- Sto cercando il nuovo responsabile per la mia galleria a New York, sarebbe disponibile per un colloquio? -
Pandora trattenne il fiato per un istante, poi con una calma che non possedeva rispose: - Certamente, mi dica quando e dove vuole che la raggiunga. -
Focalizzando con la mente l'immagine dell'incontro con Pandora, trucco che faceva sempre quando parlava con qualcuno che non conosceva bene, Arold si ricordò che quel giorno nella galleria a Southampton c'era anche la sua bambina con gli stessi capelli della mamma.
Mentre parlava con Pandora aveva deciso che, se il colloquio fosse andato bene, l'avrebbe assunta come responsabile per la galleria, per questo motivo le disse: - Signora se non ricordo male lei ha una deliziosa bambina, la porti con sé. Quando arriva a New York mi chiami a questo numero così ci organizziamo. -
Mentre chiudeva il telefono Pandora restò ferma, imbambolata per qualche minuto.
Mai si sarebbe aspettata una telefonata del genere, da Sweets poi, mai.
Mentre parlava l'aveva tormentata l'idea di non saper dove lasciare la sua bambina, ed ora il problema era stato risolto e da Sweets stesso. Incredibile.
Si precipitò a prenotare un piccolo alberghetto del quale le avevano parlato alcuni clienti, organizzò la valigia per sua figlia, e iniziò a preparare la sua. Oltre il solito abbigliamento pratico ma elegante che abitualmente usava si trovò nella difficoltà di decidere cosa indossare per quel colloquio così importante. La primavera quell'anno era iniziata subito, un bel tubino bleu notte con una giacca in tinta, scarpe e borsa. Mentre provava il vestito arrivò la bambina. - Mamma perché sei così triste? -
- Tesoro perché pensi che sia triste? -
- Sei vestita tutta di scuro. -
- Hai ragione amore mio, ora provo un altro vestito e tu mi dirai cosa ne pensi. -
E fu così che il giudizio insindacabile di una bambina di quattro anni terminò di preparare la valigia di Pandora.
La mattina dopo si misero in macchina e si diressero a New York.
Arrivate in albergo presero possesso della camera. Era più spaziosa di quanto si aspettava, perché l'hotel aveva iniziato una campagna promozionale per rilanciare il brand, visto l'arrivo dell'estate e le aveva dato una piccola suite al prezzo della camera per due.
Un grande letto matrimoniale con accanto un letto singolo, i comodini, un armadio capace e, miracolo, fornito di tutte le grucce sufficienti.
Alyssa fece un esame attento della camera, apprezzando il piccolo divano, il suo saltarci sopra dimostrò l'intensità del suo piacere, girò intorno allo scrittoio con la poltroncina. Poi prese dalla sua valigia i suoi fogli da colorare, le sue matite, e li poggiò su quel piccolo tavolo prendendone possesso.
Mentre la sua bambina era occupata Pandora approfittò per chiamare il gallerista.
- Buongiorno sig. Sweets, sono Pandora Carpanter, sono già a New York. -
- Benissimo, se per lei non ci sono problemi ci vediamo oggi pomeriggio verso le diciassette direttamente in galleria, è in Greene street quasi ad angolo con Broome street. A proposito porti con sé la sua bambina, ci sarà chi si occuperà di lei. -
Agitatissima Pandora si precipitò da Alyssa: - Amore oggi pomeriggio dobbiamo uscire, mamma ha un importantissimo colloquio di lavoro e verrai anche tu. Ora ci facciamo un bel bagno e ci laviamo i capelli -
- Il bagno a quest'ora?! Il bagno si fa la sera. -
- Lo so amore ma oggi è una giornata particolare, e dobbiamo essere splendide. -
Fare il bagno alla sua bambina riuscì finalmente a distrarre Pandora dai suoi pensieri visto che dopo pochi minuti si ritrovò zuppa d'acqua. Un momento di ansia quasi isterica la pervase, poi, lasciandosi andare ridendo terminò di fare il bagno ad Alyssa e si dedicò a sé stessa. Fece salire il pranzo in camera così da poter far riposare la bambina.
Il pomeriggio alle 16 madre e figlia erano quasi pronte, entrambe con i capelli splendenti. Arrivò il momento di vestirsi e Pandora prese dall'armadio, dove lo aveva appeso appena arrivate in albergo, un vestitino delizioso che Alyssa non aveva mai indossato. Ma la bambina appena lo vide lo scartò con un gesto imperioso della mano.
- Io quello non lo metto, mi ero preparata i miei vestiti. Li avevo già messi in valigia. -
E mostrò alla mamma un pinocchietto rosso con grandi fiori bleu con una maglietta rossa in tinta. Per un attimo, ma solo per un attimo Pandora pensò di imporsi, poi decise che non era giusto costringere sua figlia ad indossare qualcosa che non le piaceva.
Si infilò il vestito di lino bianco con una bella scollatura quadrata e due grandi tasche applicate, la mezza manichina le risolse il problema di dover indossare una giacca. Sandali, borsa blu e via di corsa verso la galleria.
Una volta arrivate alla galleria e varcata la soglia videro Sweets andare loro incontro in compagnia di una signora di mezza età che si rivolse al Alyssa.
- Ma che bella bambina, io mi chiamo Carla e tu? -
Alyssa guardò in viso quella donna sconosciuta per qualche attimo, poi un largo sorriso le si stampò sul volto. - Ciao io sono Alyssa, vuoi giocare con me? -
Lasciando Pandora sbigottita, prese per mano Carla e si avviò con lei chiacchierando tranquillamente.
Sweets tranquillizzò immediatamente Pandora, - Non si preoccupi, Carla è fantastica, non esiste bambino che non abbia conquistato con un solo sguardo. Venga, accomodiamoci nel mio studio. -
Il colloquio fu veramente rapido, perché Pandora non fece che confermare ciò che l'uomo ricordava di lei.
Ottime capacità organizzative, una cultura che le consentisse di vedere oltre un semplice quadro. Un savoir faire innato che le avrebbe permesso di avere a che fare sia gli artisti che con ogni tipo di acquirente.
Mentre parlavano Pandora si domandò come chiedere se ci fossero altri impiegati, o se si sarebbe dovuta occupare lei di ogni cosa. Mentre cercava le parole giuste per chiederlo fu Arold Sweets stesso che ne parlò. - Signora Carpanter, mi sembra opportuno che lei si occupi unicamente della gestione della galleria, della organizzazione delle mostre, dei contatti con gli autori e i compratori. La parte squisitamente amministrativa e contabile così come è stato finora verrà svolta da Sarah e Victor. Sono con me da anni e le saranno utili all'inizio. Avrà modo di conoscerli quando prenderà possesso della galleria. Sono sicuro che collaboreranno con lei. Chiaramente all'inizio per ogni suo dubbio o richiesta chieda direttamente a me -
Pandora aveva avuto qualche perplessità che chi lavorava già nella galleria da ani, accettasse senza remore una perfetta estranea, ma quando li conobbe ogni dubbio cadde.
Sarah, piccola di statura e paffutella, con uno splendido sorriso incantava tutti. Ma se qualcosa non andava per il verso giusto il suo sguardo diventava gelido, e sembrava crescesse di statura. Victor era alto, così magro da sembrare una canna al vento, gli occhialini tondi gli davano l'aria di un gufetto. Nessuno dei due aveva mai aspirato al posto occupato da Pandora, erano ben pagati e non volevano avere altre responsabilità.
Si innamorarono istantaneamente di Alyssa, e stimarono Pandora per la sua cultura, disponibilità e umiltà nell'affinare, vista l'importanza della galleria, la competenza di un lavoro che già in parte conosceva.
Con Arold Sweets cominciò un rapporto di lavoro proficuo per entrambi, e la fiducia presto si trasformò in un'amicizia discreta.
In un anno acquistò la disinvoltura che le serviva per affrontare ogni cosa con più tranquillità, sicura di poter sempre contare sulla collaborazione di Sarah e Victor, e la supervisione di Sweets.
Quando si trovò ad organizzare la prima mostra, senza chiedere nulla a nessuno, il primo ostacolo che si trovò a dover affrontare fu il rapporto con Francis Krav, pittore famoso ed eccentrico. Lui aveva già esposto in alcune gallerie, ma criticando sempre sia la disposizione dei quadri che l'organizzazione della mostra, aveva di volta in volta rotto i rapporti con il gallerista di turno.
Poi era approdato da loro, e Pandora nei vari colloqui aveva sfoderato tutta la sua professionalità.
Evidentemente non era bastato perché lui, famosissimo, pretendeva di darle disposizioni su come organizzare la ‘sua' mostra. Il primo scontro, infatti, lo avevano avuto sulla disposizione dei quadri.
L'occhio esperto di Pandora, aveva immediatamente notato che l'ordine con cui il pittore voleva appendere i quadri alle nude e bianche pareti della galleria non seguiva un filo conduttore, con un quadro che seguiva l'altro catturando l'attenzione di chi li vedeva, ma il gusto proprio del pittore e la sua preferenza per un quadro o per l'altro.
Esausta dai continui battibecchi la giovane donna dopo l'ennesima discussione gli aveva detto: - Poiché credo che continueremmo a discutere fino all'infinito ti propongo un'alternativa. Ci vediamo qui domani mattina, oggi io preparo la mostra con quelli che sono i miei criteri e se ti piacerà lasceremo tutto com'è, se ci sarà qualche cosa che non ti andrà a genio ne discuteremo. -
Francis Krav sogghignando accettò. Era sicuro che nulla di quello che avrebbe visto gli sarebbe piaciuto, chi poteva sapere meglio di lui cosa fosse meglio per i suoi quadri?
Quale fu il suo stupore il giorno dopo quando, entrando nella galleria, si rese conto che ogni suo quadro aveva un suo posto preciso, che aveva preso un'anima propria e tutti raccontavano la sua storia. Pandora era riuscita a guardare fin nel profondo del suo essere e a capire ciò che lui voleva.
Krav guardò la giovane donna con profondo rispetto, era riuscita a coniugare il suo desiderio di dare valore ai quadri con una esposizione che raccontava pienamente il suo percorso da artista.
La mostra ebbe un grande successo, anche perché fu la prima in cui il pittore non diede in escandescenze.
La fiducia e la stima che con il tempo si era creata fra lei e Sweets erano stati sempre per lei un punto di forza, ma in quei giorni viveva con la paura costante di deluderlo.
Sweets le aveva affidato l'incarico di allestire una mostra unica e importantissima, grazie alla sua professionalità e contatti sparsi in tutto il mondo, era riuscito ad accaparrarsi Ruben Seaver, pittore conosciuto a livello internazionale.
Pandora sapeva di essere all'altezza dell'ultimo incarico che aveva ricevuto, ma era conscia anche quanto la mostra che stava organizzando fosse importante, e che si stava giocando la reputazione faticosamente conquistata.
Era consapevole che per un evento di quella portata ciò che normalmente organizzava non sarebbe stato sufficiente.
Per prima cosa, anche se con dispiacere, aveva dovuto cambiare il catering di cui si serviva abitualmente. Sapeva che, pur perfetto per eventi di importanza relativa, non le avrebbero potuto garantire, nella preparazione del buffet che avrebbero servito, il livello di esclusività richiesto.
Aveva scelto, con molta cautela e attenzione, l'esperto di fiori che avrebbe dovuto abbellire discretamente la galleria, aveva verificato quali fossero i fiori, i colori e le quantità selezionate da chi aveva scelto, non volendo percorrere gli stessi passi di un suo collega a cui era accaduta una cosa tremenda. Aveva allestito una mostra di quadri antichi, i fiori, sistemati in tutta la galleria, erano stati talmente tanti da far sembrare l'evento un funerale e il fatto era finito su tutti giornali di gossip.
La mostra era stata un fiasco e il collega era stata licenziato.
C'era però una cosa che la preoccupava veramente, ed era la lista degli ospiti che si allungava paurosamente.
La prima bozza di lista che aveva approntato conteneva una accurata selezione di nomi, esperti d'arte, appassionati di pittura contemporanea e i suoi migliori clienti, che compravano quadri per piacere e per investimento. Tutti potevano essere tranquillamente contenuti all'interno della galleria.
Quando, nonostante lei avesse cercato di mantenere riservata la notizia, era trapelata la voce che la galleria avrebbe ospitato la mostra di Ruben Seaver si era scatenato l'inferno.
Seaver era un pittore di arte contemporanea conosciuto a livello internazionale, le figure più importanti della città, i politici più in auge, alcune star dello spettacolo, produttori, banchieri, non esisteva personaggio noto che non avesse espresso il desiderio di essere presente.
La mostra sarebbe stato uno, se non l'avvenimento più importante che quell'anno ci sarebbe stato a New York.
La galleria era ampia, ma non era l'hangar di un aeroporto e le persone dovevano potersi muovere liberamente per vedere i quadri e scegliere cosa comperare.
I giorni passavano e la data della mostra si avvicinava senza che lei avesse trovato una soluzione a questo problema.
Ne aveva anche parlato con Sweets che le aveva dato carta bianca. - Pandora ogni tua scelta per me andrà bene. - e questa frase, al posto di tranquillizzarla, le creò se possibile ancora più ansia.
Barbara Ann Parker
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