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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
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Writer Officina
Autore: Leonardo Stella
Titolo: Pegaso 17
Genere Comico Fantasciantifico
Lettori 3411 38 61
Pegaso 17
L'astronave Stella Nera zantiana aveva superato tutte le difese spaziali degli archeoniani grazie al suo sistema di occultamento e si dirigeva spedita e indisturbata verso la fortezza d'argento.
La Regina Anastasia sedeva sul suo trono in alabastro, in trepidante attesa dall'arrivo di Zakhor, il criminale spaziale più ricercato dell'universo.
Attorno a lei, nella sala del trono, erano disposte a semicerchio le sue guardie reali, protette dalla loro armatura dorata e pronte a difendere la regina con le loro lance elettriche in grado di fulminare un uomo con un solo fendente.
I soldati archeoniani, nonostante fossero famosi per la loro forza e il talento in battaglia, aspettavano nervosamente l'arrivo di Zakhor e della sua armata. Le lance letali erano accese ed emanavano un forte calore, tant'è che le guardie sudavano copiosamente, emanando odore di umanità in tutta la sala del trono.
La Regina spazientita e disgustata ordinò:
- Ve l'ho già detto e ve lo ripeto, non c'è nessun pericolo. Zakhor non vuole farci del male, vuole solo parlare. E spegnete quelle maledette lance elettriche che scaldano da morire e qui non si respira. -
I soldati un po' incerti e titubanti ubbidirono alla loro regina e spensero le loro armi letali.
Nel frattempo la Stella Nera fluttuava sopra la fortezza d'argento, pronta a reagire a eventuali attacchi che però non avvennero. I cannoni astrali posizionati sopra le grosse torri non attaccarono l'astronave. La regina Anastasia in persona aveva dato l'ordine ai suoi soldati di non sparare.
- Visto! Ve l'avevo detto che non ci avrebbero sparato - disse Zakhor alla ciurma impaurita.
- Beh possono ancora farlo - rispose Kartos, braccio destro di Zakhor.
- O magari aspettano che atterriamo per catturarci e torturarci per il resto della nostra vita. -
- Ah Kartos, amico mio, Caytosiano di poca fede. Atterriamo laggiù sul ponte B che è libero - ordinò Zakhor.
La fortezza d'argento era un capolavoro architettonico; costruita quattrocento anni prima, alla fine di una guerra mondiale tra le casate più importanti del pianeta per sancire la pace.
La fortezza, infatti, si trovava proprio al centro tra i quattro continenti che componevano il pianeta.
Si narra che quattrocento anni or sono, mentre si stava combattendo l'ennesima guerra terrificante e sanguinosa, un ufficiale addetto alle comunicazioni mandò per errore le posizioni del proprio esercito a tutte le forze nemiche.
Il messaggio diceva: “Ciao ma', volevo farti sapere che sto bene. Mangio regolarmente e non fa neanche troppo freddo. C'è solo tanta umidità, d'altronde ci troviamo nella palude di Asterod. Da un paio di giorni mi sento molto solo; ieri nel bosco uno skarf idrofobo mi ha morso sul posteriore e gli altri soldati mi hanno preso in giro tutto il giorno. Non sono stati per niente carini. È ancora tutto gonfio e ho problemi a sedermi.
Sono molto triste, vorrei tornare a casa. Ti voglio bene, il tuo cucciolotto!”
Arrivati alla palude le altre tre forze armate, pronte a dar battaglia e a combattere fino alla morte, si accorsero che anche tutte le altre avevano ricevuto il medesimo messaggio e iniziarono tutte a prendere in giro il povero ufficiale.
Risero per ore, forse per giorni, soprattutto per la vicenda dello skarf e quando smisero di ridere, si guardarono negli occhi l'un l'altro e si resero conto che non si ricordavano più perché volevano combattere e da quel giorno regnò la pace in tutto il pianeta.
La fortezza stessa, si dice, sia stata costruita utilizzando il metallo delle armi e delle armature che i guerrieri lasciarono cadere sul terreno di battaglia.
L'ufficiale alle comunicazioni, che aveva inviato il messaggio alla mamma, venne eletto eroe nazionale e ancora oggi si celebra con una grande festa il giorno in cui Friedric, questo era il suo nome, fece l'errore che salvò il mondo.
Ma tornando a noi, l'astronave Stella Nera atterrò sul ponte B senza essere trivellata di colpi e Zakhor scese insieme al suo fidato amico per incontrare la Regina.
Il rumore dei passi lungo il corridoio arrivò fino ai cavalieri archeoniani all'interno della grande sala del trono che di tutta risposta riaccesero le lance elettriche.
Quando i passi finirono dietro alla grande porta d'ebano e oro che sbarrava l'ingresso della sala del trono, la manciata di secondi di silenzio pregni di tensione fu interrotta da una cauta bussata alla porta.
- Prego, entrate pure - disse la Regina.
La porta si aprì, lentamente e di pochi centimetri emettendo un fastidioso stridio.
- Scusate, è permesso? -
- Entrate, entrate - ribadì la regina.
- Mi assicurate che non verrò folgorato all'istante appena entrerò nella stanza, sua maestà? - chiese Kartos ad alta voce dallo spiraglio aperto della porta.
- Ma vai, entra, muoviti - lo incalzò Zakhor spingendolo - dai che nessuno ti farà del male - .
- Sì, va bene, non mi spingere. Intanto stai facendo entrare me per primo - rispose piccato Kartos.
- Forza, non abbiate paura, entrate pure - invitò la Regina - e voi cavalieri, non vi avevo detto di spegnarle quelle maledette lance? -
- Sì, regina - dissero in coro le guardie.
Spente le lance, i due fuorilegge entrarono e finalmente Zakhor e la Regina furono faccia a faccia.
- Buonasera Regina, è tanto che non ci vediamo - esordì Zakhor.
- Ti ringrazio innanzitutto per non avermi disintegrato con i tuoi cannoni astrali. -
- Prego. Ma sono sempre in tempo per cambiare idea - rispose la sovrana con sorriso beffardo.
- Sì, è tanto che le nostre strade non si incrociano. Per la precisione tredici anni e quattro mesi da quando ci siamo visti l'ultima volta e se non ricordo male tu mi rubasti dei preziosissimi diamanti. Sei qui per restituirmeli? -
- Veramente... no, mia Regina. Quei diamanti sono stati usati per ehm, un esperimento scientifico. -
- Un esperimento scientifico... capisco... e allora a cosa devo questa visita? - continuò la Regina.
- Mi servirebbe un favore. -
- Dimmi pure. -
- Mi serve la gemma Orisis, e ho scoperto che l'hai tu. Me la daresti? Per favore? -
- No, Zakhor, non puoi avere la gemma. Me l'hanno data i tallariani per proteggerla. Non ti permetterò di usarla come un'arma per distruggere l'universo. -
- È questo che ti hanno detto i tallariani? - chiese Zakhor.
La non risposta della regina fu come un'ammissione.
- E tu gli hai creduto! Cosa potevo aspettarmi da una Regina il cui popolo adora un tizio che ha sbagliato a mandare un messaggio. -
- Non ti permettere di insultare il mio popolo - replicò la Regina perentoria.
- Mi dispiace per quello che è successo alla tua gente, ma siete stati voi a non voler far parte della Federazione Intergalattica. Vittime del vostro comportamento. -
- Mi dispiace, mia regina, non volevo offendere il tuo popolo, anche se... troverò da solo i colpevoli e riporterò la giustizia nell'universo. -
- La vendetta non è la strada giusta - rispose con un tono di tristezza la Regina.
- Non è la vendetta che cerco, mia regina. Troverò la pietra per conto mio. -
Zakhor si sentì tirare il lungo mantello nero.
- Capo, ehm, ci impiegheremmo anni, se non decenni a perlustrare tutto il pianeta, sempre che non ci uccidano mentre lo facciamo - . Fece notare Kartos.
- No, amico mio, la pietra non è più su questo pianeta. Mentre parliamo sarà già in viaggio, al sicuro verso un'altra galassia - . Zakhor abbandonò con lo sguardo il suo fidato amico e fece due passi verso la regina; si fermò quando notò di aver irritato le guardie reali.
- Mi dispiace, mia Regina. Speravo nel suo buon animo. Le prometto che quando troverò chi custodisce la pietra non li farò alcun male, arrivederci. -
Zakhor accennò un inchino, si girò, e si incamminò verso la porta di ebano e oro per riprendere la sua ricerca seguito dal suo fedele amico.
Quasi all'uscita la voce della Regina lo fermò.
- Mi dispiace non poterti aiutare, ma sono sicura che le forze dell'universo faranno sempre trionfare la giustizia. Ora, mentre noi stiamo parliamo, il cosmo ha già iniziato a muoversi e avrà già inviato i suoi cavalieri più impavidi, coraggiosi e giusti dell'intero universo per portare la pace. -
- Speriamo - rispose Zakhor ormai sulla porta.

Allarme rosso


ALLARME ROSSO! ALLARME ROSSO! La sirena dell'astronave rimbombò sul ponte di comando svegliando di soprassalto il tenente navigatore che rotolò rovinosamente dalla postazione di comando su cui si era appisolato da almeno un paio d'ore.
Anche gli altri tenenti, che stavano sonnecchiando mentre l'astronave sfrecciava placida nello spazio, sussultarono sulle sedie.
- Ma che caz... DJ che succede? - chiese il tenente ancora seduto per terra dopo la rovinosa caduta e intontito dal brusco risveglio.
- Abbiamo rilevato un'astronave in avaria - disse DJ, perfettamente sveglio, d'altronde lui non aveva bisogno di dormire in quanto androide.
- Eh eh, ci sta attaccando quest'astronave? - chiese il tenente ora spaventato.
- No, signore. -
- Allora ci hanno dichiarato guerra? -
- No, signore. -
- Siamo finiti nel territorio dei Kalgariani? -
- No signore. -
- E allora che cacchio attacchi l'allarme, maledizione! - lo redarguì infuriato il tenente navigatore.
- Ti dobbiamo insegnare tutto, sei come un bambino! Al prossimo errore giuro che ti disattivo! - urlò il tenente Russo rialzandosi da terra.
Una volta ricomposto e riacquistata la calma, si rivolse al tenente della difesa.
- Tenente Rizzo, com'è la situazione? -
Il tenente, addetto alla sicurezza e alla difesa, stava ancora nervosamente cercando di asciugare tutto il caffè che aveva rovesciato sulla console dei comandi al suono dell'allarme.
- Tutto a posto tenente - balbettò mentendo clamorosamente mentre consumava metri di scottex.
In verità non aveva ancora iniziato le operazioni di scansionamento dell'astronave in avaria.
- Cosa? Non ho capito niente! -
- Ho detto “Tutto a posto”. -
- Tetto costo? DJ spegni quel maledetto allarme! -
Spento l'allarme, prese la parola l'androide.
- L'astronave non sembra ostile signore. I cannoni ionici non sono armati e anche le difese sono disattivate. Solo i sistemi vitali sono accesi, ma avranno ancora 4/5 ore di autonomia, poi si disattiveranno pure loro. -
- Ci sono esseri viventi all'interno? - chiese il tenente Russo.
- I nostri strumenti non riescono a scansionare l'interno dell'astronave; non saprei dirle se ci sono persone a bordo. L'astronave deve avere una sorta di scudo anti- scansionamento. -
- Ah bene! Tenente Serra proviamo a metterci in contatto con loro. -
- Ho già provato, non risponde nessuno. Devono avere i sistemi di comunicazione disattivati per risparmiare energia - rispose il tenente, addetta alle comunicazioni.
- Sempre meglio. Che facciamo? DJ hai chiamato il Capitano e il primo tenente? -
- Sì signore, ho mandato anche a loro l'allarme rosso. -
- Bene, allora... aspettiamo - . E si risedette al posto di comando.

Pochi minuti dopo si aprì la porta della plancia di comando ed entrò il primo tenente, tutto trafelato, ancora frastornato dal traumatico risveglio e con indosso un adorabile pigiamino a righe bianche e azzurre.
- Che succede? - chiese entrato in plancia stupito dal vedere la tranquillità che regnava nella stanza.
- Ehm niente di tragico signore, c'è un'astronave in avaria davanti a noi - rispose il tenente navigatore.
- E avete attivato l'allarme per questo? -
- È DJ che ha diramato l'allarme, chiedo il permesso di disattivarlo. -
- Maledetto DJ! - disse il primo tenente - permesso accordato. -
- Dovevo svegliarvi dolcemente uno a uno? - disse a bassa voce DJ che, anche se era un androide, si era un po' offeso.
- Fatemi il punto della situazione - chiese il primo tenente.
- Beh, l'astronave non ci sta attaccando, i suoi cannoni ionici sono disattivati e anche le difese sono abbassate. L'energia a bordo si sta esaurendo e si sta concentrando tutta per il sistema di sopravvivenza. Non riusciamo a comunicare perché, pensiamo, il sistema di comunicazioni si sia disattivato per risparmiare energia e non riusciamo a sapere chi c'è a bordo perché lo scanner non riesce a penetrare il materiale dell'astronave - riassunse il tenente Russo.
- Inoltre - interruppe prendendo la parola DJ, ancora offeso - l'astronave, dalle prime analisi sembrerebbe di origine Archeoniana - ... e continuò dopo aver capito che nessuno aveva colto il nesso - ed è per questo che non riusciamo a scandagliarla; alcune navi archeoniane sono fatte di silacee, un particolare materiale che non permette di essere oltrepassato dai sonar delle nostre navi. -
- Bene - commentò il primo tenente.
- Almeno sappiamo di chi è l'astronave; e gli archeoniani sono un popolo amico e fanno parte della federazione intergalattica. Potremmo andare a vedere chi c'è a bordo, magari ha bisogno di aiuto - continuò guardando i tenenti in plancia.
- Anche se... a bordo... potrebbero non esserci archeoniani ma un'altra specie; che ha attaccato la navetta, ucciso gli archeoniani, avere brutte intenzioni e sterminarci tutti.
Tenente Rizzo, cosa ne pensa lei? Dovremmo scendere a controllare? -
- Ma veramente, mica tanto - farfugliò il tenente.
- Come? - lo incalzò il primo tenente.
- Sì, penso di sì, tenente - rispose poco convinto il tenente alla difesa.
- Secondo lei, Serra, dovremmo scendere? -
- Non saprei tenente; una volta, ero su Tallius 3, e uscivo con uno. Abbiamo fatto una passeggiata tra le dune desertiche, un posto veramente incantevole e romantico, e ci siamo imbattuti in una tana di scaracervo. Mentre camminavamo, lui per fare l'impavido, ha guardato dentro la tana tra le dune e uno scaracervo gli ha mangiato la faccia. Non saprei quindi, alle volte è meglio non guardare nelle tane degli altri. -
- Sempre molto illuminanti i suoi racconti, Serra - disse il primo tenente, mentre tutta la plancia guardava inorridita l'ufficiale alle comunicazioni - comunque aspettiamo che sia il capitano a pronunciarsi... tanto non darà mai l'ordine di sbarcare. Sono due anni che viaggiamo nello spazio e non siamo mai scesi da quest'astronave. Non abbiamo mai visitato un pianeta o avuto contatti con altre navi della federazione. Come al solito segnalerà il problema alla base centrale e manderanno un'astronave esplorativa o militare a controllare. Maledetta missione di praticantato. -

Piccola spiegazione per chi di voi non facesse parte della Federazione Intergalattica.
Tutti gli allievi dall'accademia della federazione terrestre, una volta diplomati, diventano tenenti.
Esistono tre tipologie di astronavi: scientifiche, esplorative e militari.
Tutti o quasi all'inizio della loro carriera si imbarcano su una scientifica e qui prendono parte alla missione affidata all'astronave per un tempo indeterminato o finché non dimostrano di essere all'altezza per la federazione; questo viene comunemente e ironicamente definito praticantato.
Durante la missione i tenenti vengono valutati e se trovati validi, promossi al titolo di ufficiali.
Una volta promossi possono trasferirsi su una nave esplorativa e solo in seguito su una militare.
Continuando nella carriera, dopo anni di servizio su tutte e tre le tipologie di astronavi, si può conseguire il titolo più alto, cioè Ammiraglio della flotta terrestre.
Grazie per l'ascolto, torniamo alla storia.

- Avete contattato il capitano? - chiese il primo tenente - perché non è qui? -
- Ehm ho già provato a contattare il capitano tre volte signore ma non risponde - si giustificò il tenente Serra - e inoltre dovrebbe aver comunque ricevuto la chiamata dell'allarme. -
- Potrebbe aver a che fare con l'astronave in avaria! Potrebbero averci già attaccato e non ce ne siamo accorti. Cosa ne pensa tenente Rizzo? -
- Ehm, può darsi? -
- Tenente alla difesa Russo, lei cosa ne pensa? -
- Ma certo, non c'è altra spiegazione! -
- DJ? -
- Lo trovo altamente improbabile. -
- Dobbiamo trovarlo; diramate l'allarme, svegliate tutto l'equipaggio, perlustrate ogni angolo della nave, interrogate le persone sospette.
Non ci daremo pace finché non avremo ritrovato il nostro Capitano!
Ma prima magari vado a cambiarmi. -

Oh capitano


- Bene, bene... molto bene! -
- Che dice dottore, il capitano si riprenderà? - chiese il primo tenente preoccupato.
- Ah no, no è morto. Scusi, pensavo al mio rilevatore di temperatura, credevo fosse rotto e invece funziona benissimo. 18 gradi, è sicuramente morto. -
- È morto? E da quanto? -
- Ma, a una prima stima, direi da sei/sette ore, ma dovrei fare altre analisi più accurate per essere più preciso. -
- Il capitano è morto, da sei/sette ore, in sala mensa e nessuno se n'è accorto? - rimproverò il primo tenente il manipolo di persone riunite intorno a lui.
Il capitano era stato trovato seduto al suo solito tavolo in sala mensa. Doveva essere morto all'incirca all'ora di cena; un colpo apoplettico che lo aveva stroncato lì sul posto. Era ancora seduto, composto, con gli occhi aperti quando la cuoca, avendo sentito l'allarme generale lanciato in plancia, aveva scoperto il cadavere e chiamato l'equipaggio.
In effetti, ai primi tenenti arrivati sul posto non sembrava neanche morto, sembrava solo che dormisse, con gli occhi aperti.
Il capitano era sempre stato un uomo tranquillo; pur essendo un ufficiale di mezza età, non aveva mai fatto carriera.
Aveva preferito diventare il capitano di un'astronave scientifica piuttosto che imbarcarsi su una militare e tentare di scalare le gerarchie.
Si era sempre limitato a guidare l'astronave in giro per lo spazio, senza colpi di testa, scansando i pericoli; una specie di autista per secchioni.
Gli mancavano pochi anni alla pensione, ma una vita sedentaria e un'alimentazione molto scorretta erano state più fatali di un incrociatore Draconiano.

- Allora! Qualcuno mi sa spiegare perché non ci siamo accorti della morte del capitano? - continuò il primo tenente, sgridando il suo equipaggio.
- Magari dalla navicella che abbiamo incrociato è sceso un sicario e ha ucciso il capitano? - disse Rizzo.
- Abbiamo incrociato quella navicella trenta minuti fa e il capitano è morto da almeno sei ore. -
- Ah già. -
- Signore - disse il tenente Russo attirando l'attenzione - potremmo visionare il filmato registrato dalle telecamere, magari ci darà qualche informazione in più su come sono andate le cose. -
- Sì, buona idea. -
- Ci sono delle telecamere nella mia cucina? - chiese stupita la cuoca.
- Sì, ci sono delle telecamere ovunque sull'astronave - rispose il primo tenente, allargando le braccia a sottolineare la domanda ovvia.
- Trovo la cosa inaccettabile! - rispose la cuoca, con l'aria di chi ha qualcosa di imbarazzante da nascondere.

Una manciata di minuti dopo, il tenente Russo porse un palmare su cui era stato caricato il video al primo tenente e insieme a Rizzo, Serra, DJ e alla cuoca guardarono il video.
Il filmato era stato mandato al punto preciso in cui, mentre mangiava un piatto di costolette e purea, al capitano era preso un colpo.
All'improvviso il capitano incominciava a diventare paonazzo in viso, gli cadeva la forchetta, portava una mano al cuore e pochi secondi dopo era morto.
Il doppio mento, sviluppatosi in anni di scarso esercizio fisico, aveva permesso alla testa di accasciarsi dolcemente senza cadere nel piatto.
Seduto composto a tavola e con le braccia perpendicolari al tavolo sembrava veramente uno che stava facendo una pausa dal lauto pasto.
- Oh, che tristezza - disse il tenente Russo.
- Ancora così giovane e di bell'aspetto - aggiunse la cuoca.
Il video continuava a mostrare il capitano seduto immobile, mentre attorno a lui il resto dell'equipaggio andava e veniva, intento a consumare la cena.
- Va beh mandiamo il video un po' avanti veloce? - chiese, dopo qualche imbarazzante secondo, il tenente Rizzo.
Il filmato continuò mostrando nei minuti subito successivi prima un tenente chiedere il sale in prestito al capitano e poi prenderselo da solo dopo non aver ricevuto risposta e dopo un'inserviente che portava via la cena, consumata a metà, senza interagire minimamente col superiore.
Dopo ancora alcuni minuti, con la sala che si era quasi del tutto svuotata, al tavolo del capitano si sedette il tenente Cerri.
- Chi è quella lì? - chiese il primo tenente, stoppando il video.
- È il tenente Cerri - rispose DJ.
- Non c'è l'audio del video. Che dice? - chiese il primo tenente.
- Posso provare a leggerle le labbra - affermò DJ.
Il video ora era stato fatto ripartire dall'inizio della conversazione a velocità normale.
- Allora... gli sta chiedendo se può avere il giorno seguente libero, perché dice che ha un grosso problema con la sua pettinatura credo. Riportando le testuali parole; "domani la sua amica Patrizia detta Patty che fa la parrucchiera può darle una mano a gestire i suoi riccioli in quanto ha la giornata libera perché il suo ex fidanzato l'ha mollata perché è uno str..." -
- Sì va bene, basta ho capito - lo interruppe bruscamente il primo tenente.
- Dov'è il tenente...?
- Cerri? -
- Esatto. Chiamatemi il tenente. -
- Signore - rispose Russo - il tenente non risponde perché ha il transponder spento, in quanto ha... una giornata di permesso. -
- Mannag... - imprecò il primo tenente - Lasciamo perdere, andiamo avanti. -
Il video ripartì veloce e si rifermò quando al tavolo del capitano, in una stanza ora deserta e con le luci quasi del tutto spente, la cuoca si sedette vicino a lui.
Anche in questo passaggio del video non c'era audio ma si capiva perfettamente cosa stesse succedendo, anche senza la lettura del labiale di DJ.
La cuoca si era seduta, quasi sdraiata, sul tavolo in modo provocante; accavallato le gambe e passato più volte la mano tra i capelli.
La parte più strana e stata quando dopo tre/quattro minuti buoni in cui ovviamente il capitano non aveva dato segni di apprezzamento, la cuoca si alzò, diede un bacio sulla guancia al capitano e se ne andò saltellando come una fanciulla innamorata.
Tutti, escluso DJ, si voltarono con aria interrogativa verso la cuoca.
- Che volete? Che avete da guardare? Era molto sexy il capitano. E poi qui, su quest'astronave, per così tanto tempo, si incomincia a sentirsi un po' soli - si giustificò la cuoca imbarazzata.
Il video, ripreso a girare velocemente, non aveva portato altre interazioni.
- Va beh qui non otterremo niente di utile. Torniamo in plancia di comando e facciamo il punto della situazione. Se il medico conferma il decesso naturale, chiamerò alla base centrale e decideremo il da farsi. -

Il medico aveva chiamato poco dopo dall'infermeria il ponte di comando dichiarando che il capitano era morto per cause naturali; un infarto fulminante che lo aveva ucciso in pochi secondi.
In casi come questo il regolamento parlava chiaro; si doveva contattare il quartier generale sulla Terra, informare della dipartita del capitano e aspettare nuovi ordini.
Presumibilmente avrebbero ricevuto l'ordine di ritornare a casa.
Il morale sul ponte di comando era notevolmente basso; il capitano nei due anni della missione era stato tutto sommato un buon maestro per quei novizi dello spazio e ora dovevano cavarsela da soli.
Dovevano viaggiare e prendere decisioni senza quella rete di salvataggio che era stato il capitano per tutti loro.
Inoltre c'era l'imbarazzo nel dichiarare che la morte del capitano era avvenuta sette ore prima e nessuno se ne era accorto, informazione che non potevano nascondere alla federazione terrestre.
Ruppe il silenzio creatosi dopo la chiamata del medico, il primo tenente.
- Beh, dobbiamo avvertire la base. Se siete tutti pronti chiamerei l'ammiraglio Brown e gli darei la brutta notizia. -
- Pronti, quando vuole tenente - disse Serra.
- Avvia chiamata. -
Il segnale di chiamata suonò per alcuni minuti prima di ricevere una risposta.
- Eccomi, eccomi... oh cavolo come funziona sto robot? - Si sentì la voce ma l'immagine arrivò solo qualche attimo dopo.
- Chi è? Cosa è successo? - chiese l'ammiraglio Brown appena riuscì ad avviare anche il video.
Sullo schermo centrale, nel mezzo del ponte di comando, comparve la figura dell'ammiraglio, un signore distinto con lunghi baffi grigi e capelli corti sale e pepe.
Di fronte allo schermo, il primo tenente stava in piedi, dritto con la schiena, petto in fuori, mani incrociate dietro la schiena, faccia seria e contrita.
- Salve, sono il primo tenente della Pegaso 17. Ho una brutta notizia da riferirle. Il capitano della nostra nave è... è deceduto. -
Per qualche secondo non ottenne risposta; sembrava quasi che il collegamento si fosse bloccato. Così continuò il suo discordo.
- Aspettiamo nuovi ordini da parte della base centrale... -
- Ma mannaggia di quella schifosa - fu la strana e colorita risposta dell'ammiraglio.
- Lo so, è una notizia terribile ma... -
- Silenzio... ma lo sa che ore sono sulla terra? - urlò l'ammiraglio.
- Ehm, no - rispose il primo tenente guardando DJ seduto alla sua destra nella speranza che gli desse una buona notizia.
- Le 4 e 27 del mattino, signore - rispose orgoglioso DJ, senza capire che non era la risposta che sperava il primo tenente.
- Le 4 e 27 del mattino! - ripete ancora urlando l'ammiraglio - non potevate aspettare che ne so le 7, le 8 del mattino come le persone normali. Quali enormi e inderogabili decisioni dovevate prendere nelle prossime tre barra quattro ore? -
Il primo ufficiale non rispose alla domanda retorica.
- Quale incredibile minaccia incombe sulla Terra che non avete potuto aspettare un orario decente per avvisare questo povero vecchio ammiraglio? -
- Nessuna - rispose a bassa voce il tenente.
L'ammiraglio si lamentò ancora per un po' e la ciurma rimase in silenzio ad ascoltare il cazziatone.
Una volta calmatosi e ricomposto continuò.
- Allora. Mi dispiace per il vostro capitano. Chi era? -
- Il capitano Tibaldi - rispose il tenente.
- E chi è? Non l'ho mai sentito. -
- È il capitano della Pegaso 17 - rispose il tenente al quale in effetti non era venuto in mente niente di eccezionale che potesse aiutare l'ammiraglio a identificare il capitano.
- Ma... era quello che beveva forte? - provò a chiedere l'ammiraglio.
- No, signore. -
- Ah. Allora era quello che aveva sempre con sé quello strano cagnolino che sembrava un topo glabro? -
- No! -
- Quello che si vestiva da donna? -
- No - rispose ancora il tenente, pensando a quanti tipi strani facessero i comandanti di astronavi nella flotta terrestre.
- Va beh lasciamo perdere - si arrese l'ammiraglio - il vostro capitano è morto e voi siete senza una guida; fate dietro front e tornate a casa. -
- Ammiraglio. La missione consisteva nel raggiungere una nana bianca che forse esploderà nel settore 452... 6?... -
- ... 452638/312 - disse DJ aiutando il primo tenente.
- Esatto! Siamo a pochi anni luce dall'evento, molto distanti dalla Terra. Inoltre nessuno potrà sostituirci quindi pensavo che potremmo andare fin là e poi torneremmo subito indietro, prometto. Sono due anni che viaggiamo. -
Provò a convincere l'ammiraglio.
- Inoltre - continuò - ... era il desiderio più grande del nostro capitano - disse mentendo senza pudore.
- Va bene tenente, mi ha convinto, continuate la missione. Ma poi subito a casa. E inoltre, per il proseguo della missione, la dichiaro ufficialmente capitano della Pegaso 17. -
- Grazie ammiraglio, non la deluderò - rispose tronfio l'ormai ex primo tenente e ora neo capitano.
Augurando buona fortuna l'ammiraglio interruppe la chiamata.
Finalmente il mio momento, pensava il neo capitano; finalmente capitano di un'astronave, il sogno da bambino, quello che desiderava da anni. Mi giocherò le mie chance, farò vedere a tutti quello di cui sono capace. Non sprecherò quest'opportunità.
- Capitano? -
- Sì? -
- Che facciamo con l'astronave in avaria? -
- Cazzo mi sono scordato di chiedere! -
Leonardo Stella
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