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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
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Writer Officina
Autore: Joe Magrelli
Titolo: Warning Infection
Genere Horror
Lettori 3436 30 59
Warning Infection
Inizio di un incubo.
La volante della polizia correva a più non posso mangiando quasi l'asfalto della strada sottostante,le sirene spiegate e il rombo del motore riempivano la fresca aria notturna.Joe schiacciò a fondo sull'acceleratore,cercando di dare ancora più spinta alla sua Ford Escort,l'automobile in dotazione a tutto il reparto di polizia di Silver City.Davanti a lui una vettura scura,probabilmente rubata,sfrecciava a più non posso cercando inesorabile di distanziarlo.
"Avanti bella,che li raggiungiamo!" disse Joe con una nota di impazienza nella voce.
Ma la macchina davanti non cedeva di un passo ed anzi continuava la sua corsa senza demordere un attimo.Poi,quasi dal nulla,un uomo armato sbucò dal finestrino e puntò dritto per dritto la pistola verso la Ford , iniziando a sparare una pioggia di proiettili.Joe frenò bruscamente,cercando di deviare la corsa della sua Ford.L'azione riusci' bene in quanto i proiettili non riuscirono a colpire la vettura ma la sterzata fece rallentare di molto l'agente che perse velocità e venne cosi distanziato di molto.
"Centrale,qui pattuglia 159,sono il poliziotto Blade." disse Joe,afferrando al volo la radio.
"Sono all'inseguimento della vettura sospetta, mi trovo tra la Via 20 Maggio e il Corso Napoleone ,chiedo urgentemente rinforzi in quanto i sospetti sono pericolosi ed armati."
"Qui centrale,ricevuto!mandiamo immediatamente una pattuglia in direzione della macchina sospetta,ci confermi la posizione." gracchiò la voce alla radio.
"Sono poco dietro,ho dovuto rallentare la corsa ma si stanno dirigendo verso Corso Napoleone,nella zona della vecchia fabbrica di scarpe Mario&Mario." ribadi' Joe.
"Ricevuto,passo e chiudo!"
Joe buttò con non troppa grazia il ricevitore e si concentrò nuovamente sulla vettura davanti a sè,ormai abbastanza lontana.
"Dove diavolo si stanno dirigendo?Questa è una strada quasi senza uscita..."
Pigiò frenetico sull'accelleratore.Quella giornata per l'agente Blade e si stava concludendo nel modo peggiore,eppure in prima mattinata era partito di casa raggiante dopo aver ricevuto la telefonata tanto attesa dal suo informatore.
"Joe,sono io.Ho le informazioni che cerchi."
"Parla." lo incoraggiò il poliziotto.
"Ti avverto,stiamo parlando di gente di spessore,gente che conta davvero giù a Golden City."
"Parla." Ribadi' Joe,nervoso.
"Mi avevi chiesto informazioni riguardo quel tale,Simon Bordon.Beh,il tizio in questione ha spesso intavolato discussioni con altri medici di grosso stampo nella grande città e con con altri tipi sospetti avvistati ultimamente al McCoffee Bar."
Joe si grattò un attimo il mento,pensieroso.Da un mese seguiva gli spostamenti sospetti di un medico,tale Simon Bordon, accompagnato dai tipi sospetti o da grossi uomini d'affari di Golden City,la città vicina.In paese non si parlava d'altro che di cittadini scomparsi.Alcune delle persone scomparse erano state avvistate ad intavolare una discussione in qualche bar o in qualche ufficio,poco prima della scomparsa,con lo stesso dottore o altri sconosciuti non residenti a Silver City.Aveva perciò deciso,insieme alla sua collega Ginevra Kennedy,di pedinarlo più a fondo per scoprire cosa aveva in mente.
"Sbaglio o il McCoffee Bar è una meta piuttosto frequente del nostro amico?" chiese Joe.
"Esattamente,ma ultimamente l'ho visto anche girare in orari notturni vicino la zona Ovest della città,vicino la vecchia fabbrica."
"Intendi la fabbrica Mario&Mario?Quella zona è disabitata e in decadenza da anni..."
"Già." concluse l'uomo.
"Grazie per le informazioni,aggiorniamoci presto.Tieni d'occhio il nostro amico e fammi avere una posizione sospetta nel corso della giornata,e ora di fare due chiacchiere con lui!"
Joe riagganciò e guardò il proprio riflesso allo specchio,riflettendo.Bisognava trovare il modo di incanstrare il Dottor Bordon e portalo ad interrogatorio.La chiave di tutto doveva essere lui.Pieno di entusiasmo per le nuove scoperte,decise di terminare la colazione velocemente e avviarsi di corsa verso la centrale per riferire le novità alla sua collega e ai tenenti Jordan e Golfi.
Nella tarda serata era poi arrivata una nuva chiamata,sembrava che tutto andasse per il verso giusto.
"Sono sempre io." inizio l'interlocutore.
"Dove si trova lui?" rispose Joe,senza preamboli.
Poco dopo l'agente si dirigeva nella zona Nord della piccola cittadina.Parcheggiò con circospezione l'auto e decise di proseguire a piedi il resto della strada,per non farsi notare.Stando a quanto riportato dal suo "amico" il dottore era stato individuato insieme ad un cittadino e due stranieri in un vicolo vicino alla stazione.Joe si avvicinò di soppiatto,il più silenziosamente possibile.La stazione a quell'ora era molto deserta,chi viaggiava sopratutto per lavoro aveva già da tempo finito il proprio turno e infatti la grande piazza che affiancava la stazione era quasi del tutto silenziosa.L'agente cerco di individuare la posizione del dottore nell'angolo della strada descrittogli e finalmente li notò.Il gruppetto si trovava nella stradina adiacente all'edificio pubblico e sembrava essere animato da discussioni pesanti.Avvicinandosi ancora di più,finse di entrare dal grande portone per non farsi notare poi si nascose dietro una cabina del telefono e restò in ascolto.
"Ve l 'ho detto,ho cambiato idea!" diceva un uomo.
"Abbassi la voce,si rilassi" lo intimò uno degli stranieri.
Il dottore alzò una mano per interrompere la risposta dell'uomo e si rivolse allo stesso.
"Abbiamo bisogno del suo contributo,le assicuro che verrà pagato bene,il doppio di quanto le avevo proposto in precedenza."
"Non ho nessuna intenzione di tornare in quel laboratorio di pazzi!!!." continuò però lui imperterrito.
Joe cerco di non perdersi una parola.Da quanto aveva sentito capiva che il dottore cercava "cavie" tra i cittadini della città.
"Forse il dottore è stato poco chiaro,lei deve eseguire quei test.E' di vitale importanza che lo faccia" lo intimò lo straniero con voce aggressiva.Era un ordine.
"Le ho già detto che non ho....." cercò di dire questi ma venne interrotto dal secondo straniero che ora puntava una pistola al suo petto.
"Temo non abbia altra scelta" sogghingò il dottore,beffardo.
"Salga in auto,signore" disse l'uomo armato.
Aveva sentito abbastanza,decise l'agente.Con rapidità usci' allo scoperto e sguainò la pistola,puntandola contro lo straniero armato.
"Basta cosi!Metta giù quell'arma" gridò e la sua voce si senti' forte e chiara nel silenzio della stazione.
Il dottore e gli altri uomini si voltarono verso il poliziotto e in un attimo agirono.Quello armato sparò verso l'agente Blade mentre il secondo spingeva a terra il cittadino che spaventato si era coperto il viso con le mani.Precipitosamente scortò il dottore verso un automobile parcheggiata li' accanto.Nel frattempo Joe si era buttato nuovamente dietro la cabina per ripararsi dai colpi e lo straniero armato,sempre sparando,si gettò a capofitto anch'esso nella macchina.Con uno stridio di ruote contro l'asfalto l'automobile parti'.L'agente Joe corse verso la vettura,cercando invano di colpire con la pistola le ruote.Imprecando si avviò verso la sua volante parcheggiata a pochi metri di distanza.Sali' in fretta e mise in moto.Per fortuna aveva notato la targa dei fuggitivi e decise subito il dà farsi.
"Centrale,qui pattuglia 159.Mi serve conoscere la posizione di una vettura,una berlina scura,con targa -DF678PO-.L'auto è in fuga con dei sospetti".
"Pattuglia 159,qui centrale.Solo un attimo,cerchiamo la posizione".
"L'auto è appena partita dalla stazione della città" li aiutò Blade.
"Ricevuto,resti in linea".
Joe parti' nella sola direzione possibile come un fulmine, aspettando e pregando che la centrale riuscisse ad individuare la macchina in tempo.

L'auto scura freno di colpo e i tre uomini scesero all'istante dalla vettura. Due di loro erano ben impostati, armati e vestiti in tenuta casual.Il terzo uomo,vestito in modo distinto, si girò verso di essi ed ordinò con voce calma e glaciale il dà farsi.Poco dopo i due uomini risalivano le sponde del fiume adiacente,una scia di fumo risaliva lenta dalle fiamme che ardevano l'automobile.
"Avete recuperato tutto?" chiese il terzo uomo.
"Si,dottore,ecco" rispose uno di essi.
Uno dei due uomini porse una valigietta di documenti al dottor Bordon ed un altra più piccola che sembrava più un contenitore metallico.
"Bene,andiamo via.La polizia arriverà a momenti" disse Bordon con la sua solita voce calma.

"Dannazione" ringhio l'agente Blade.
Aveva perso le tracce della macchina ed ora era fermo vicino la vecchia fabbrica,le strade sporche e piene di spazzatura conducevano verso un vicolo cieco.
"Dannazione" ripetè sbattendo il pugno contro il parabrezza.
Alzò lo sguardo e notò una scia di fumo provenire dalla sponda del fiume.Scese rapido dalla macchina e corse in quella direzione.
"Ma che diavolo.....?" esclamò sorpreso.
L'auto in fiamme era ormai ridotta ad un rottame contorto.Si avvicinò con circospezione e notò che all'interno era vuota.Avevano incendiato l'auto di proposito.Non restava che perlustrare la zona e magari la vecchia fabbrica per cercare i sospetti,del resto erano a piedi e la strada era senza via d'uscita.Forse si erano rifugiati dentro.Ritornò alla macchina e si armo della sua pistola d'ordinanza dopodichè chiuse la portiera e si avviò rapido verso la fabbrica.La vecchia fabbrica era stata per anni un simbolo per la cittadina di Silver City,grande e maestosa,era stata la più importante e quella con il maggior numero di dipendenti di tutte le città vicine.
Ormai era in disuso da anni ed era la meta preferita di vagabondi,drogati e malviventi della città.Joe si avvicinò rapido al gigantesco portone e vide che era socchiuso.
"Nulla di strano" pensò.
Probabilemente qualcuno aveva "approfittato" della grande dimora per ripararsi o per far uso di chissà cosa.Decise lo stesso di entrare ma non appena la mano raggiunse la maniglia qualcosa nel suo pantalone vibrò incessantemente.
"Proprio ora!" disse frustrato,prendendo il telefono dalla tasca.
"Joe,sono Ginevra"disse una voce preoccupata.
"Mi pensi anche quando non sei in servizio?" rispose l'agente divertito.
"Il tenente Jordan mi ha avvisata,scemo.Dove diavolo sei?" continuò lei.
"Alla vecchia fabbrica,sto pedinando il nostro sospetto".
"Arrivo" disse riagganciando subito dopo.
Esasperato ma sollevato di avere supporto Joe ripose il telefono nella tasca.Era tipico della sua collega comportarsi cosi'.Era molto legato alla ragazza,nel corso degli ultimi anni avevano stretto una forte amicizia.
"Dove diavolo sono i rinforzi che ho chiesto??" pensò poi.
Si girò verso la Ford,indeciso,poi abbasso la maniglia e si decise ad entrare.
Varcata la soglia il poliziotto si portò le mani al naso,un tanfo nauseante lo aveva avvolto.Diede una rapida occhiata in giro e non vide altro che scatoloni sparsi qua e là,qualche plaid sporco magari usato da qualche senza tetto,delle ciotole per cani,scatolette di cibo vuote e bottiglie di alcolici.Avanzò di qualche passo nella penombra e i suoi piedi calpestarono siringhe usate.
"Dio mio...." esclamò schifato.
La fabbrica era molto grande e dalla forma rettangolare,Joe si sforzò di riconoscere o avvistare movimenti furtivi al di fuori del suo campo visivo ma tutto taceva,tutto era silenzioso.
"Sembra deserto" pensò perplesso.
Rapidamente fece un giro del fabbricato ma non trovò nulla che gli indicasse che gli uomini fossero entrati.Ritornando sui suoi passi decise di prendere la torcia e di controllare meglio,in cerca di qualche indizio che magari gli fosse sfuggito in precedenza.Ispezionò angolo per angolo finchè i suoi occhi si posarono su un botola presente all'estremità del pavimento.Non era riuscito a vederla inizialmente perchè era in parte coperta da un grosso scatolone ed avvolta nella quasi totale oscurità.La botola era ricoperta di polvere e sporcizia ma si potevano intravedere,alla luce della torcia,impronte di uomini.
"Qualcuno è sceso per questa botola" affermò trionfante.
Spostò lo scatolone e ,riponendo la pistola nella fondina, con tutte e due la mani fece pressione verso l'alto cercando di alzarla.Pesava una tonnellata ma piano piano e con pazienza riusci a spostarla quel tanto che gli consentiva a scendere.Riprese torcia e pistola e illuminò il profondo cunicolo.Una scala in ferro scendeva verso il basso.Joe non capi' quanto potesse essere lunga e dove arrivasse ma senza ombra di dubbio i malviventi si erano rifugiati la sotto per sfuggirgli.Non ci penso due volte e prese a scendere le scale.Erano unte di sporco e una puzza tremenda risaliva per il naso del poliziotto facendolo quasi soffocare ma lui prosegui' lo stesso.
"Dove diavolo porta questa scala?" si domandò .
Il cunicolo scendeva per un centinaio di metri e finalmente il piede di Joe tocco terra.Era arrivato in una grande sala,apparentemente vuota.Nella parete di fronte a lui era posizionato un piccolo monitor,accanto ad un grosso portone in ferro.L'agente si avvicinò con cautela al monitor ed osservò una scritta lampeggiante:
"Password" recitava il monitor.
Imprecò,la sua corsa finiva là.Tuttavia sentiva delle voci vicine.Si avvicinò curioso al portone e notò che non era stato chiuso bene.Le voci che sentiva provenivano dal piccolo spiraglio tra un'anta e l'altra.Impugnò con forza la pistola e chiuse la torcia perchè,da una rapida occhiata alla fessura, notò che la stanza adiacente sembrava ben illuminata e pulita al contrario del resto dell'edificio.Si decise ad agire.Spalancò con un calcio un'anta del portone e subito notò i tre uomini che,quasi spaventati,rivolserò subito lo sguardo verso di lui.Uno dei tre cercò di estrarre un'arma ma Joe fù più veloce ed avendo già la pistola in mano gli sparò tre colpi al petto,scaraventandolo al suolo.
"Fermi,polizia!!!" gridò lui rabbioso e trionfante.
Un secondo uomo aveva portato la mano alla tasca ma prontamente,al segnale dell'agente,si bloccò.
"Mani in alto e nessun passo falso,o farete la stessa fine del vostro compare" ringhiò il poliziotto.
Il dottore,più distinto rispetto agli altri due,fissò con noncuranza il poliziotto.Joe notò che portava con sè due valigette.Era il Dottor Simon Bordon,un uomo di mezz'età quasi del tutto pelato.Alto e magro,portava degli enormi occhiali di ferro che risaltavano le sue occhiaie.
"Dottore,lei mi deve seguire in centrale,stesso discorso per il suo compare armato" disse l'agente Blade con foga,guardandolo fisso.
Il dottore non proferi' parola e anzi guardò con ancora più disprezzo l'uomo che gli puntava contro la pistola.Esasperato Joe prese il Walkie-talkie e sempre puntando l'arma contro i due cerco di comunicare la propria posizione alla centrale.Tuttavia il comunicatore sembrava non funzionasse.
"Centrale??" ripetè ancora il poliziotto.
"Agente Blade,ho intercettato i tre fuggitivi,passo" provò ancora.
Il nulla.Tutto taceva.
"Non riuscirà a comunicare con nessuno,qui." disse il dottore con disprezzo,sogghignando.
Joe fissò l'uomo con rabbia,ma si controllò subito.
"Benissimo,ora risaliremo per la botola e aspetteremo i miei colleghi.Dopo di che mi dovrete seguire in centrale per chiarire la situazione.Il vostro amico qui sarà trasportato in ospedale.Chiamerò un'ambulanza non appena avrò modo" disse Joe,indicando l'uomo a terra.
"Di preciso cosa volete da me,agente?" chiese il medico,beffardo.
"Lo scoprirari presto" pensò Joe senza degnarlo però di una risposta.
D'improvviso l'uomo a terra ebbe un sussulto e Joe,per un attimo,abbassò lo sguardo su di lui,puntandogli l'arma contro.Ma fù un errore,il secondo uomo estrasse con una rapidità assurda la sua pistola ed esplose diversi colpi in sua direzione.Joe,con i riflessi pronti,si gettò a capofitto verso il pavimento ed anche lui sparò contro l'uomo.Tuttavia non indirizzò in modo preciso la sua pistola ed uno dei proiettili colpi' la piccola valigietta sigillata che teneva con sé il dottore.L'uomo terrorizzato gridò e si gettò le mani alla spalla,laddove un proiettile lo aveva colpito .La valigietta cadde con un rumore fragoroso di metallo e vetri per terra.In un attimo tutta la stanza fù invasa da una nube grigia.I due uomini ,che erano li vicino,non ebbero nemmeno il tempo di fuggire e tossendo si gettarono a terra,carponi,tossendo e gridando dal dolore.Joe guardò spaventato la scena senza capire ma in un attimo il suo cervello ipotizzò la tossicità della nube e alzandosi di scatto usci' a gambe levate dalla stanza,dirigendosi verso la scala e la botola.
Come un matto risali' la scala e si ritrovò nuovamente nella fabbrica abbandonata.Prese fiato e corse come un dannato verso la sua Ford.Fuori,quattro automobili della polizia frenarono di colpo di fronte a lui.
"Era ora!!" gridò arrabbiato l'agente Blade,tenendosi il fianco con una mano.
"Abbiamo fatto il prima possibile agente,si calmi.Qual'è la situazione?" rispose una voce autoritaria.
Era il tenente Jordan,seguito dalla sua collega Ginevra.Il primo era basso e corpulento con una folta barba ed occhi piccoli ma vispi ed attenti.La ragazza era anch'essa bassa ma snella,portava capelli corti fino alle spalle ed aveva un viso piccolo e grazioso anche se lo sguardo era furbo.
"Tenente,ho inseguito i sospetti fino a questa fabbrica.Avevo perso le loro tracce ma ho trovato una botola nascosta nel fabbricato e li ho trovati li,in una stanza sotteranea." rispose quasi di un fiato Joe non appena furono alla sua portata.
"Una botola?" chiese lui.
"Sissignore,una botola nel pavimento.Una scala mi ha condotto in una stanza sottostante.C'era un portone all'apparenza blindato da un monitor con password" continuò lui.
Il tenente guardo perplesso l'agente Blade,alzando un sopracciglio.
"Che diavolo ci fà una stanza nascosta sotto le fondamenta di una fabbrica abbandonata?" chiese poi.
"Non ne ho idea signore,non ho avuto il tempo di capirlo in quanto due uomini mi hanno sparato addosso.Con loro c'era anche il nostro sospetto,Bordon" ribadi' l'agente.
"Stai bene?" chiese preoccupata l'agente Kennedy.
"Io si.Uno di loro è stato colpito al petto e gli altri due sono stati sopraffatti da una nube fuoriuscita da una valigetta che il dottore aveva con se,dopo la collisione con un proiettile".
Il tenente prese in mano la situazione all'istante.
"Agente Brooks,chiami un ambulanza immediatamente.Agente McDonald,Kennedy,Raymond e Blade con me!" Ordinò veloce.
I quattro si diressero nella fabbrica capeggiati da Joe che li guidava verso la botola.
"Signore,quella nube,quel gas,penso sia tossico” li informò lui.
"Come fà a dirlo,agente?" ribadi' Jordan.
"Signore,il dottore e l'altro uomo hanno iniziato a star male e contorcersi per terra non appena hanno iniziato a respirare quella nube grigia" gli rispose.
"Pensi si possa trattare di qualche tipo di arma biologica,tenente?" chiese l'agente Brooks preoccupato.
Il tenente non rispose,pensieroso.
"Che diamine sta succedendo?" pensò Ginevra preoccupata,lanciando uno sguardo furtivo a Joe.
Il quartetto intanto era arrivato in fondo alla botola e il tenente aveva appena dato un'occhiata alla stanza al di là del portone blindato,ora totalmente spalancato.
Joe e Ginevra lo seguirono e rapidamente adocchiarono i corpi dei tre uomini.Nessun gas,nessuna nube,solo tre uomini stesi a terra,uno di loro in una pozzanghera di sangue.
"La nube deve essersi dispersa" disse calmo Joe.
"Cosi'pare" concordò Jordan.
"Agente Raymond e McDonald,risalite i corpi svenuti del dottore e dell'altro uomo.Riferite inoltre all'ambulanza che abbiamo un uomo morto da portare in superficie" disse poi.
"Sono svenuti,ma sono vivi" decretò l'agente Kennedy che nel frattempo si era avvicinata ai corpi inerti dei due.
Joe osservava la scena in silenzio.Notò che i due uomini avevano un aspetto strano.Il viso e le mani erano di un colore grigiastro e si potevano notare in modo chiaro le venature presenti,gonfie in modo anomalo.Con lo sguardo fece il giro della stanza circolare e notò la valigetta più grande a terra.I documenti erano usciti in seguito alla caduta del dottore ed ora erano tutti sparsi sul pavimento.Poco più in là si trovava l'altra più piccola da cui era fuoriuscito la nube di gas.L'agente un pò intimorito la fissò.
"Che diavolo conteneva mai quella valigetta?" borbottò distratto.
Con cautela ma curioso si avvicino ad essa per analizzarla da vicino.Era poco più piccola di un piccolo portatile.Sembrava di metallo,forse acciaio.Si poteva notare,cosi da vicino,dove era stata colpita dalla pistola.Joe fece per prenderla ma l'agente Kennedy,che si era avvicinata di soppiatto,lo fermò di colpo.
"Fermo!Sei pazzo?" quasi gli urlò contro.
"Scusa...hai ragione" rispose lui.
"Sarà compito della scientifica,non appena arriverà sul posto" disse Jordan che li aveva raggiunti anch'esso.
Contemplò la valigetta per qualche secondo poi si rivolse nuovamente al poliziotto.
"Si notano i fori dei proiettili...da qui è uscito il gas?" gli chiese.
"Immagino di si." rispose assorto dai suoi pensieri Joe.
Nel frattempo i poliziotti erano tornati insieme ai due infermieri dell'ambulanza per trasportare il corpo senza vita dell'uomo colpito dai proiettili.Joe concentrò lo sguardo su di esso e notò che anche per lui le vene delle mani erano stranamente gonfie,orribilmente visibili in modo grottesco.
“Davvero strano,che sia una conseguenza della nube? Ma lui era già morto....o no?” pensò tra sé e sé.
"Saliamo in superficie per il momento" decretò il tenente.
Joe e Ginevra annuirono e seguirono Jordan che a sua volta seguiva i poliziotti e gli infermieri,intenti a trasportare il cadavere.
Erano quasi arrivatI alla scala quando un urlo lacerante riempi l'aria.Proveniva dalla superficie e rimbombò nel cunicolo facendo gelare il sangue dei presenti.
"Ma che diavolo...?" escalmò Jordan.
"E' la voce di Mike!" disse uno degli infermieri.
"Cristo santo,PRESTO TORNIAMO ALLE AUTO" gridò Joe e la sua voce eccheggiò forte.
Il gruppo raggiunse di corsa la scala e il tenente cominciò la risalita,seguito dai medici e dai poliziotti che avevano lasciato il cadavere per terra in un angolo.Joe fece per seguirli ma un altro grido ruppe il silenzio,questa volta direttamente dal cunicolo.Si voltò di scatto e il cuore si fermò per un attimo.
"Che succede là sotto?" grido il tenente Jordan da un punto impreciso della scala.
Ma L'agente non lo stava ascoltando,non era nemmeno sicuro che avesse parlato,tanto era preso da ciò che gli si stava parando davanti agli occhi.
"M-ma m-ma.... non può essere" balbettò incredulo.
Il cadavere si era alzato grugnendo e sbavando e puntava diritto verso l'agente Kennedy,la più vicina.Non sembrava cosciente delle sue azioni,il petto coperto di sangue e i denti digrignati.Lei arretrò di qualche passo,incerta,poi estrasse la pistola e senza pensarci due volte esplose una serie di colpi verso l'uomo.I proiettili lo centrarono in pieno petto e lo fecero capitolare all'indietro dove resto immobile,nuovamente.
"Che cazzo era quello?" urlò esasperata.
"I-io...non lo so! Era morto,l'hai visto anche t-tu...." rispose l'agente.
"CHE DIAMINE STA SUCCEDENDO Là SOTTO?" gridò nuovamente la voce del tenente Jordan.
Joe fissò sbalordito Ginevra e poi il cadavere e poi di nuovo Ginevra.
"Andiamo via di qui.,saliamo dagli altri.Dobbiamo avvert......" iniziò precipitosamente.
Ma non potè finire la frase.Sbalordito fissò il cadavere rialzarsi per l'ennesima volta.
Il petto crivellato di colpi,avanzava lo stesso come se nulla fosse successo,tornando a grugnire e sbavare verso gli agenti.La pelle aveva assunto un colore grigio chiaro e sul volto si potevano notare le grosse vene pulsare.Gli occhi erano rossi come il sangue che impregnava i suoi abiti.
"IO TI HO UCCISO!IO TI HO UCCISO!" gridò spaventata l'agente Kennedy indietreggiando per allontanarsi.L'essere però avanzava inesorabile,come un mostro assetato di sangue.
Joe estrasse la sua pistola dalla fondina e la puntò dritto per dritto alla testa ma in quel preciso istante altre urla arrivarono alle loro orecchie.
"ARGH....N-NO NOOOOOO,FERMO.....CHE CAZZO FAI?!" gridava una voce.
Sia Ginevra che Joe alzarono lo sguardo verso la scala,distraendosi dalla creatura.In un lampo lei si avvento contro la ragazza,buttandola a terra e cercando di morderla.Lei urlò e cerco di ripararsi il viso con le braccia mentre la creatura cercava come una pazza di affondare i denti nella sua carne,grugnendo con enfasi.L'urlo di Ginevra sbloccò l'agente Joe che di scatto puntò nuovamente la propria pistola contro la tempia della creatura.Un solo colpo esplose dalla pistola del poliziotto.Il mostro si accasciò a terra per la terza volta.Joe corse verso la sua compagna e la aiutò ad alzarsi.
"Come stai?Ti ha ferita?" le chiese preoccupato,controllandola.
Lei sembrava ammutolita,troppo spaventata per proferire parola.Joe le poggiò una mano rassicurante sulla spalla.
"E' finita,rilassati"le disse calmo.
Fissarono insieme il corpo inerte in una pozzanghera di sangue,poi si ricordarono che anche in superficie doveva essere successo qualcosa di grave.L'agente Blade tirò sù,forse senza tanta delicatezza,la sua collega e la aiutò ad arrampicarsi per le scale.Mentre risalivano veloci la sua mente galloppava su cosa poteva essere successo,sembrava tutto una scena di un qualche film horror,era del tutto senza logica.
"Quel gas....lo hanno inalato...anche il cadavere" pensò frenetico.
Se le sue ipotesi erano veritiere allora anche nella fabbrica le cose dovevano essere andate male. I corpi svenuti del dottore e del terzo uomo erano stati portati li e anche loro avevano respirato la nube.Arrivarono in cima ma un silenzio di tomba li attese ad accoglierli.Tutto taceva.La fabbrica era mostruosamente silenziosa e quello,forse,fece correre un brivido lungo la schiena dei due poliziotti.
"Tenen....." fece per dire Ginevra.
"Shhhhh" la interruppe Joe con un dito alla bocca.
"Fuori le pistole,ok?Attenzione" disse ,piano, poi.
I due si incamminarono il più silenziosamente possibile verso l'uscita,le pistole in mano e il silenzio rotto solo dai loro passi che calpestavano il suolo sporco.Arrivati sulla soglia avvistarono un corpo per terra.L'agente Kennedy trattenne il fiato,spaventata,ma ancora una volta Joe le posò una mano sulla spalla per rassicurarla.Con circospezione si avvicinò per identificarlo.Era il tenente Jordan.Ginevra si portò una mano alla bocca,orripilata.Il tenente sembrava morto,il collo ed il viso ricoperti del suo stesso sangue fresco.Joe puntò la sua arma alla testa del suo ex capo e si avvicinò,posandogli due dita sul lato del collo ancora intatto.
"C'è battito....è vivo!” disse sorpreso,girandosi verso la collega.
Il tenente,tuttavia, ebbe un sussulto inaspettato e afferrò il poliziotto per la maglia,trattenendolo con forza,gli occhi sporgenti come un pazzo.
"A-a-avverti la c-centrale....mi hanno mo-mo-morso....tutti morti.....mo-mostri....." disse con un filo di voce.
Jordan ebbe un ultimo sussulto poi lasciò la presa e il suo corpo rimase immobile,innegabilmente morto.
"Joe....dobbiamo avvertire immediatamente la centrale sull'accaduto" disse l'agente Kennedy con le lacrime agli occhi.
L'agente non rispose,pensieroso.Tutto era cominciato quando la picccola valigetta si era rotta facendo fuoriuscire quella nube di gas.Ma perchè il dottore stava portando quella valigetta in quella stanza nascosta?Doveva esserci qualcos'altro che gli era sfuggito,qualcosa che spiegasse cosa stava succedendo.L'intuito gli diceva che tutto fosse collegato alla stanza circolare sotteranea.Fissò ancora una volta il corpo inerte del tenente,poi si rivolse a Ginevra.
"Torniamo alla centrale,spieghiamo la situazione” le rispose infine.
Lei annui' e lo sorpassò svelta,aprendo il portone che dava sulla strada.Da una rapida occhiata Joe capi' che anche li fuori la situazione era precipitata.Le volanti della polizia erano crivellate di proiettili e i vetri di alcuni finestrini erano sparsi per terra.Macchie di sangue sparse qua e la,l'ambulanza aveva gli sportelloni aperti mostrando il disordine e il caos dovuti sicuramente ad una dura lotta.Joe si avvicinò rapido alla sua Ford e prese il ricevitore per contattare la centrale,l'agente Kennedy invece cercò se vi fosse traccia dei suoi colleghi,magari feriti.
"Centrale,qui pattuglia 159,passo"
"Pattuglia 159,qui centrale.Cerchiamo di contattarvi da oltre 10 minuti.Il tenente Jordan è con voi?" gracchiò la radio.
Joe si girò sconsolato verso Ginevra che a pochi passi aveva ascoltato la conversazione,la collega scosse la testa.
“Il tenente....è morto"" rispose Joe.
"Cosa diavolo è successo alla vecchia fabbrica,agente?".
"Siamo stati attaccati....da......" Joe non sapeva di preciso come continuare.
"Agente,abbiamo bisogno che lei e le altre vetture presenti sul posto si rechino immediatamente presso l'ospedale della città,abbiamo già mandato altre volanti" continuò la voce alla radio.
"Ospedale? perchè? che succede?" chiese velocemente Joe.
"Alcuni infermieri sono stati attaccati da individui non meglio identificati" risposero.
"Va bene,ci andiamo immediatamente,passo e chiudo" concluse lui posando il ricevitore.
Joe si girò rapido verso la collega che lo guardava preoccupata.
"Qualsiasi cosa abbia attaccato noi e i nostri colleghi....sono arrivati in ospedale" ipotizzò debolmente lei.
Joe contò le auto presenti sul posto,mancava una volante della polizia.
"Qualcuno qui è riuscito a scappare...pensi sia arrivato fino in ospedale?" le chiese poi.
"E' una possibilità,ma tutti gli altri che fine hanno fatto?" .
Si guardò intorno con circospezione,come aspettandosi di vederli sbucare dal nulla.Tuttavia il silenzio regnava indisturbato.
"Andiamo in ospedale,li magari avremo delle risposte" le disse.
Lei annui' ed apri' la portiera della macchina seguita a ruota dal suo collega.
"Allaccia la cintura,cercheremo di fare il prima possibile" le disse ammiccando.
Joe mise in moto ed ingranò la retromarcia proprio nello stesso istante in cui il portone della fabbrica si apri' nuovamente.Il tenente Jordan scendeva a passo incerto verso la loro macchina,zoppicando quasi.
"Sta succedendo ancora...." disse Joe esasperato,osservandolo a bocca aperta.
"Ma era morto....era coperto di sangue,non può essere vero" rispose sconcertata lei.
"Eri con me nel sotteraneo,hai visto anche tu cosa è successo a quell'uomo.Anche lui era morto,lo abbiamo crivellato di colpi!E' tutto collegato a quella nube di gas,ne sono certo!" le rispose lui.
"Ma il tenente non ha respirato quel gas,Joe!" ribadi' lei.
"Magari.....magari è stato infettato quando è stato attaccato" ipotizzò lui.
Il cadavere ambulante avanzava a passo lento verso di loro,ora era a pochi passi di distanza,mano rivolta nella loro direzione,digrignando i denti e sbavando.
"Lascia fare a me" disse decisa Ginevra.
Con fare rapido estrasse la pistola e scese dall'auto.Puntò con decisione l'arma alla tempia e aspetto che si avvicinasse quel tanto per non sbagliare il colpo.Non appena fù a pochi passi sparò con decisione e il mostro emise un grugnito prima di accasciarsi a terra.L'agente risali' in auto e chiuse la portiera.
"Parti" disse,comprendosi il volto con le mani.
Joe non se lo fece ripetere due volte.
Joe Magrelli
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