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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Arianna Ramon
Titolo: Il potere delle origini - Dark Star
Genere Fantasy
Lettori 3400 30 55
Il potere delle origini - Dark Star
Kira.

Cerco di rilassarmi sdraiata su un lettino del solarium, ma continuo a sentirmi inquieta. Inoltre, lo striminzito bikini che mi ha regalato Cristal peggiora il mio umore; quando l'ho indossato non mi sono resa conto di quanto fosse succinto e adesso mi sento in imbarazzo. Sollevo la schiena e porto le ginocchia al petto, cercando di coprirmi il più possibile e di non dare nell'occhio; il mio gesto attrae l'attenzione di Andy che mi porge un telo da mare e si siede al mio fianco. Non so come faccia, ma riesce sempre a capire quando mi sento a disagio. Probabilmente la sua timidezza lo rende particolarmente sensibile. Non ho il tempo di ringraziarlo che la voce stridula di Sarah ci fa sobbalzare; la bionda sopraggiunge alle nostre spalle in compagnia di Erik e Robert e propone di andare a visitare la "Sala Acquario".
"Gli acquari sono di una noia mortale," borbotta Jessica, alzandosi dalla sdraio.
Robert interviene e ci spiega che qualcuno gli ha raccontato che per “Sala Acquario” non si intende un comune acquario, ma una sala incastonata nella chiglia della nave le cui pareti sono state realizzate in una speciale resina trasparente che consente di vedere il fondale marino.
"Lui mi ha detto che entrare in quella sala è come immergersi nel mondo degli abissi. E poi... lui dice che dobbiamo andarci," Robert conclude con un tono di voce insolito, sembra stordito, e si tocca le tempie come se avesse un malessere.
"Lui chi? Robert, ti senti bene?" Jessica gli parla con un tono risoluto ma lui non le risponde e, senza neppure guardarla, afferra il proprio zaino e ci chiede di seguirlo.
Scambio uno sguardo d'intesa con Erik e la sua espressione perplessa mi conferma che stiamo pensando la stessa cosa. Robert sembra essere sotto l'effetto di una sostanza stupefacente e, purtroppo, non sarebbe la prima volta.
Decidiamo di assecondare il nostro amico e, una volta arrivati al ponte inferiore, scendiamo delle scalette a chiocciola al termine delle quali ci attende il vicecapitano Moore. L'ufficiale ci accoglie con modi cortesi e ci comunica che, in via del tutto eccezionale, ci accompagnerà personalmente a visitare la Sala Acquario.
Moore ci fa strada e percorriamo uno stretto corridoio lievemente illuminato, dove una delicata musica New Age prende il posto del nostro chiacchiericcio. Gradualmente, le luci diventano più soffuse e un forte profumo di salsedine precede il nostro ingresso all'interno di una grande sala; le pareti trasparenti ci consentono di vedere un fondale mozzafiato, ben illuminato da potenti fari esterni che sono stati agganciati sulla chiglia della nave. Al di là delle vetrate, centinaia di pesci dai colori più fantasiosi nuotano senza scomporsi per la nostra presenza. È rilassante.
Moore mi segue con lo sguardo, sembra curioso di cogliere le mie reazioni. Cerco di restare indietro per sottrarmi alle sue attenzioni, ma vengo scoperta quasi subito.
"Signorina Kira, la prego di non restare indietro. Non vorremmo ritrovarla svenuta in qualche angolo." Il tono di Moore è davvero irritante e mi crea parecchio imbarazzo, ma decido di non replicare. Non voglio farmi rovinare la vacanza da quest'uomo.
Continuiamo a seguire il vicecapitano che ci conduce in un'altra sala. Nel varcare la soglia di questo nuovo ambiente restiamo spiazzati e barcolliamo come a perdere l'equilibrio; subito dopo realizziamo che in questa stanza anche il pavimento è stato costruito in resina trasparente e che l'illuminazione esterna del fondale ci ha creato l'illusione di sprofondare negli abissi. Il nostro atteggiamento smarrito provoca un sorriso del vicecapitano che appare soddisfatto dalla nostra reazione.
"Signori, non temete! Si tratta solo di una strategia appositamente studiata per farvi provare sensazioni indimenticabili,” esordisce Moore, con un atteggiamento che trovo inaspettatamente piacevole e questo mi spinge ad ascoltarlo, "mi preme raccontarvi che questo acquario è stato ideato dal capitano Vanni, il più giovane capitano mai esistito nella storia della marina. La compagnia navale ha investito una fortuna per realizzare le sue idee, senza mai pentirsene. Oggi, grazie a Vanni, Maree è la nave più bella d'America e anche quella che produce più incassi,” termina Moore, ottenendo l'applauso dei presenti.
Inizio a gironzolare per la sala per godermi la tranquillità che mi trasmette la natura sottomarina. Lo scenario al di là delle vetrate è davvero emozionante. Lo contemplo con attenzione e resto ipnotizzata da un fascio di luce che sembra zigzagare tra la vegetazione marina fino fermarsi accanto a delle rocce. Forse è l'effetto dei raggi del sole che filtrano nelle acque.
"Erik, guarda quella strana luce pulsante," dico al mio amico, suscitando l'attenzione del vicecapitano.
Moore si avvicina con aria inquisitoria e guarda nella direzione da me indicata, sembra preoccupato. Erik mi schernisce dicendomi di non vedere un bel nulla, ma non ho il tempo di replicare. Le sue parole mi giungono ovattate, inizio a sudare e sento il mio corpo diventare freddo. Mi stringo tra le braccia per cercare conforto mentre le ginocchia mi cedono per la debolezza. I miei pensieri si accavallano e le voci della gente diventano così acute da sembrare aghi capaci di penetrarmi il cranio. Ho dolore ovunque. Il cuore inizia a pulsare veloce e mi accascio in terra.
Riapro gli occhi quasi subito e mi guardo intorno con stupore. Sto galleggiando tra le acque del mare e respiro liberamente. Mi trovo proprio accanto alla nave da crociera e i miei amici sono al di là della vetrata della Sala Acquario. La situazione è assurda e mi inquieta al punto che avverto lo stomaco contorcersi per la tensione. Chiamo Erik e gli altri, urlo e batto i pugni contro le pareti trasparenti, ma nessuno mi sente. L'intero gruppo di turisti sta guardano qualcosa sul pavimento e i miei amici hanno l'aria preoccupata. Solo il vicecapitano volge lo sguardo verso di me ma resta impassibile, eppure sono certa che mi sta guardando.
Mi sento angosciata e impotente. Continuo a urlare nella speranza di essere notata, ma a quanto pare la loro attenzione è rivolta ad altro. Erik si abbassa per sollevare qualcosa da terra, lo osservo con attenzione e a stento reprimo un conato di vomito quando capisco che tra le sue braccia c'è il mio corpo privo di sensi. Mi guardo freneticamente intorno nella speranza di riuscire a dare un senso a quanto sta accadendo e noto la luce pulsante diventare più intensa; il bagliore si espande, fino a illuminare un sentiero immerso in una coloratissima flora sottomarina. Di certo sto sognando!
Resto ferma qualche secondo in attesa che tutto finisca ma nulla accade e, tra i gorgoglii delle correnti marine, inizio a sentire una voce maschile dal tono pacato che echeggia negli abissi come un sibilo armonioso e mi invita a seguire la luce lungo il sentiero.
Inizio a nuotare senza alcuna esitazione seguendo il fascio di luce e nell'avanzare vengo pervasa da piacevoli sensazioni di benessere. Adesso non ho più fretta di svegliarmi, voglio scoprire a chi appartiene questa voce rassicurante che mi esorta a proseguire. Continuo a fluttuare tra le acque in compagnia di minuti pesci dalla coda dorata; sono ammaliata dallo scenario sottomarino che mi circonda, ma la vegetazione ben presto si infittisce e sono costretta a fermarmi. Mentre cerco di individuare un altro sentiero, un'enorme piovra dall'espressione curiosa mi si avvicina. Resto immobile a scrutarla in attesa di capire le sue intenzioni. La creatura mi contempla per qualche attimo, distende i suoi lunghi tentacoli e mi apre un varco tra i fitti cespugli; le accarezzo la testa per ringraziarla dell'aiuto e lei socchiude gli occhi appagata dalle mie attenzioni. La sua espressione è talmente dolce che aumenta il mio buon umore. Riprendo la mia esplorazione e un “atipico” cavalluccio marino compare dal nulla e inizia a nuotarmi a fianco. È molto buffo. Possiede delle ali dal colore argenteo decisamente sproporzionate rispetto alla dimensione del suo corpo. Non capisco il motivo della sua presenza, ma di certo averlo accanto mi regala una piacevole energia.
Tuttavia, improvvisamente, l'atmosfera subisce una metamorfosi. Le acque del mare si intorpidiscono, delle alghe dall'intenso colore nero si materializzano tra le acque e si intrecciano velocemente sul mio corpo impedendomi di muovermi. Cerco di liberarmi ma ogni sforzo è inutile. Sento il mio respiro diventare affannoso e ho caldo... ho troppo caldo. Non mi resta che sperare che questo sogno finisca in fretta e, quando desidero intensamente di rivedere i miei amici, qualcosa accade. Una voce femminile dal tono apprensivo echeggia tra gli abissi e ho come l'impressione di essere “risucchiata” nel mondo reale. Mi ritrovo sdraiata sul lettino dell'infermeria mentre Jessica è seduta al mio fianco e mi implora di svegliarmi. Mi sento devastata!

Kira

Jessica mi chiede di calmarmi con tono rassicurante, mentre mi spiega che sono finita di nuovo in infermeria a causa di uno svenimento. Respiro profondamente, sperando che il mio cuore rallenti il suo ritmo frenetico, e sollevo la schiena per guardarmi intorno.
Il dottor Albert mi ordina di restare sdraiata e rimprovera Jessica per avermi svegliata. Non mi curo di lui, scendo dal lettino e mi avvio alla porta. Voglio uscire da questa stanza prima di impazzire.
"Kira, aspetta. Dove vai? Lasciati visitare dal dottore,” mi dice Jessica con un fare apprensivo.
"Tranquilla. È tutto passato!"
Faccio fatica ad alzare lo sguardo per via del mal di testa, ma sono determinata ad andare via. Allungo la mano verso la maniglia della porta ma non arrivo a impugnarla, perché la vista mi si annebbia e mi sento mancare. Provvidenzialmente, qualcuno entra nella stanza e mi sorregge giusto in tempo per evitare la mia caduta. Delle ciocche di capelli mi scivolano sul viso, ma questo non mi impedisce di vedere il mio soccorritore.
Jessica accenna una risata divertita mentre Vanni continua a tenermi stretta e mi guarda con aria distratta, mascherando abilmente l'imbarazzo per la situazione. Quando mi rivolge la parola lo fa con voce calma e una nota di ironia.
"Signorina Kira, per caso ha intenzione di tenermi in agitazione per l'intera crociera?" mi dice.
Cerco di ricompormi e indietreggio per cercare un appoggio, ma barcollo e rischio nuovamente di cadere. Jessica mi porge il braccio togliendomi dall'imbarazzo e trovo il coraggio per rispondere a Vanni.
"Capitano, non si preoccupi. Sto bene. Ho solo bisogno di un buon pasto. Non mangio da diverse ore."
Nello stesso istante Moore fa il suo ingresso in infermeria, giusto in tempo per sentir dire al dottor Albert che, in effetti, sono solo molto debole a causa di una scarsa alimentazione.
Il capitano mi contempla per qualche attimo e, con modi estremamente cordiali, mi invita a fare due chiacchiere davanti a un buon pasto. La sua proposta mi spiazza, tentenno a rispondere e Jessica interviene cercando di togliermi dall'imbarazzo.
“È un'ottima idea, capitano. Kira verrà con piacere. Le conceda giusto il tempo di una doccia,” la mia amica conclude commentando simpaticamente i miei capelli arruffati.
"Mi dispiace, ma non c'è tempo per la doccia. Andiamo subito a cenare,” mi dice il capitano con un tono talmente categorico che non provo a replicare. Annuisco con un cenno della testa ma, quando accenno un passo verso l'uscita, Moore mi si pone davanti e si rivolge al capitano con fare saccente.
"Capitano, ritengo opportuno che la signorina Kira interrompa la crociera immediatamente. Potrebbe scendere a Barcellona per accertamenti medici e fare ritorno a casa in treno. Non è prudente che continui a viaggiare nelle sue condizioni."
"Signor Moore, cosa farnetica?” replica Vanni, “di che condizioni sta parlando? Il dottore si è espresso chiaramente: la signorina è solo stanca e denutrita. Perché mai dovrebbe scendere dalla nave? Verrà controllata qui, fa parte dei nostri doveri, e saremo noi a riportarla a casa. Adesso, cortesemente, ci lasci passare." Il capitano è talmente tassativo da impedire a Moore ogni altra contestazione.
Vanni mi fa segno di seguirlo e insieme percorriamo i corridoi che conducono alle sale ristorante. Mantengo un religioso silenzio meditando una strategia per tornarmene in camera ma, a questo punto, temo sia impossibile sottrarmi alla cena.
Entriamo in un piccolo ascensore privato che ci conduce al ponte superiore e attraversiamo un ampio terrazzo dal quale si accede a un ambiente molto raffinato; si tratta di una sala da pranzo non molto grande ma di un lusso estremo, gremita di gente elegantissima. Non appena entro, una donna dall'aria snob mi osserva dalla testa ai piedi e assume un'espressione disgustata, lasciandomi intendere che il mio abbigliamento sportivo è del tutto fuori luogo. Accenno il mio disagio al capitano e provo a dirgli che sarebbe meglio una sala meno elegante, ma lui mi rassicura dicendomi che i pantaloncini di jeans e la t-shirt che indosso sono entrambi adeguati al contesto vacanziero e mi invita a raggiungere il nostro tavolo. Mi rassegno e lo seguo, contemplando il suo atteggiamento composto che lo fa sembrare molto più grande della sua età.
Una volta seduti, Vanni ordina subito delle pietanze dai nomi appetitosi e, dopo aver controllato per l'ennesima volta il suo orologio da polso, mi rivolge la parola con aria simpatica.
"Signorina, la prego di mangiare in abbondanza. Cerchiamo di scongiurare il rischio di altri svenimenti." Il suo tono beffardo riesce a mettermi a mio agio. Gli sorrido debolmente, mentre rifletto sul fatto che i miei malesseri potrebbero anche non dipendere dal cibo... quei sogni sembrano così...
Le mie riflessioni sono interrotte dal sopraggiungere del signor Moore che si rivolge al capitano con fare apprensivo.
"Capitano Vanni, le chiedo scusa ma abbiamo un'emergenza in sala comando. Purtroppo, Marea è fuori rotta.”
"Non è possibile. Ho calcolato io stesso la rotta.”
"La prego, venga a vedere con i suoi occhi. In mare sono comparse delle insolite correnti che spingono Maree fuori dalla rotta programmata e creano agitazione tra l'equipaggio."
Vanni assume un'aria dispiaciuta, si alza e mi chiede scusa per l'imprevisto.
"Signorina, la prego, resti qui e mangi il più possibile. Le prometto di farmi perdonare con un altro invito a cena."
"Non ha nulla da farsi perdonare e, stia tranquillo, mangerò fino a star male," gli dico con fare sbarazzino.
Lui sorride del mio gioco di parole mentre Moore resta in attesa e ci osserva con aria insofferente. Non appena i due escono dalla sala, sgranocchio un grissino e decido di contattare i miei amici in modo da poterli raggiungere. Non ho nessuna intenzione di restare qui da sola!
Raggiungo facilmente il punto della nave indicatomi da Jessica. Si tratta del ponte denominato “Ponte Relax” e ne intuisco subito il motivo. Mi accoglie un ambiente dall'atmosfera rilassante. Dei comodi salottini sono sistemati lungo il parapetto in modo da consentire di ammirare comodamente il mare. Mi soffermo qualche istante a guardarmi intorno: le adorabili sfumature del tramonto stanno cedendo il passo alle luci soffuse che rischiarano questo ponte; l'acqua delle piscine è stata colorata da sostanze schiumose che sprigionano un intenso profumo di oli essenziali e, nell'intimità di alcuni gazebo, sono state allestite delle graziose aree massaggi.
Continuo a godere di questo “habitat” accattivante mentre cerco Jessica e gli altri. Oltrepasso un gruppo di turisti che balla al ritmo di una delicata musica Jazz, sorseggiando dei cocktail dall'aspetto stravagante, e individuo i miei amici nei pressi del parapetto; sono tutti alle spalle di un appariscente buffet di frutta esotica e si intrattengono giocando a calcio con un tappo di bottiglia. Resto piacevolmente meravigliata nel vedere Sarah che partecipa all'ingenuo passatempo; l'appariscente biondina mantiene le sue scarpe “tacco dodici” tra le mani mentre colpisce il tappo a piedi scalzi e ride con spensieratezza.
Jessica mi accoglie con un sorriso, lei è felice di vedermi, mentre gli altri sembrano più interessati a spettegolare sul capitano.
"Kira, che tipo è Vanni? È stata una “cena” veloce," esordisce Robert, con un tono talmente malizioso che diverte l'intero gruppo.
"Robert, che dire... è il classico uomo che lascia una donna a tavola per correre a lavorare. È dovuto andare il sala comando per un'emergenza.”
"Mah, chissà! Forse Vanni ha intuito quanto sei stramba e ha pensato bene di svignarsela," replica Erik, mentre calcia il tappo di bottiglia con aria provocatoria e dice di voler cambiare gioco.
Erik continua a prendermi in giro, mi si avvicina e mi blocca contro la balaustra, simulando in modo grottesco delle mosse di arti marziali. Alzo le mani in segno di resa, invocando simpaticamente il suo perdono, ma la sua stretta si fa più forte e inizia a sussurrarmi nell'orecchio parole che rasentano la follia e che si sovrappongono alle voci divertite dei nostri amici.
"Kira, è arrivato il momento di fare un tuffo," mi dice, mentre inizia a spingermi con energia contro il parapetto.
"Erik, basta con questo gioco. Mi stai spaventando,” replico con tono nervoso, ma la situazione precipita in pochi secondi.
"Kira, adesso devi andare," incalza, per poi spingermi con forza. Mi sbilancio in avanti e, mentre precipito oltre il parapetto, afferro istintivamente il braccio di Erik e lo trascino con me. L'ultima cosa che vedo è il volto di Jessica che si affaccia dalla balaustra e, assumendo un'espressione incredula, porta le mani al viso con fare disperato. Sono talmente terrorizzata che non ho neppure il fiato per gridare aiuto e finisco nelle acque gelide poco prima di Erik.

Il capitano

Non amo gli imprevisti!
Percorro i corridoi di Maree a passo svelto, cercando di non attirare l'attenzione dei turisti. Non voglio creare allarmismi, ma voglio verificare quanto prima la situazione al ponte di comando. Moore cammina al mio fianco e regge il ritmo senza alcuna fatica, è un uomo adulto ma in evidente forma fisica. Avevo chiesto di essere affiancato da un vice di esperienza e di poche parole, ma lui è fin troppo silenzioso. Lo trovo ambiguo e sfuggente al punto che spesso non riesco a interpretare i suoi atteggiamenti.
"Signor Moore, spero che non mi abbia disturbato inutilmente." Il mio tono nervoso non lo scompone minimamente.
"Capitano, le assicuro che avrei preferito di gran lunga lasciarla cenare con la signorina Kira. Ritengo che quella ragazza sia da controllata a vista."
Resto colpito dalle sue parole, ma non ho la possibilità di approfondire l'argomento perché lo scenario che mi si prospetta nell'entrare nella sala comando richiede tutta la mia attenzione.
L'equipaggio è in evidente stato di agitazione. Ron e Timmy stanno controllando la strumentazione di bordo, ma non sembrano in grado di gestire la situazione.
"Qualcuno mi faccia subito un rapporto dettagliato su quanto sta accadendo," ordino agli uomini, gettando il cappello su una sedia.
"Capitano Vanni, venga a guardare," mi esorta Ron, indicando un monitor, "la rotta che lei aveva calcolato risulta annullata e non riusciamo a reimpostarla; il mare ha un moto anomalo e un colore insolito. Le onde si alternano da destra a sinistra, fortunatamente non sono violente altrimenti metterebbero a dura prova la resistenza del timone. Per quanto ne sappiamo, potrebbe trattarsi di un enorme mulinello d'acqua in cui rischiamo di essere risucchiati."
Afferro un cannocchiale e osservare il mare. Le correnti sono davvero insolite e intravedo nell'acqua degli strani luccichii. Moore resta in disparte, mantiene un contegno distaccato e, senza neppure guardare il mare, esprime la sua opinione con una sicurezza irritante.
"Capitano, mi scusi, ho già provato a spiegare ai suoi uomini che quelli scintillii nell'acqua sono giochi di luci generati da pesci di grosse dimensioni; sono certo che si tratta di una specie di cetaceo famoso per i colori sgargianti delle squame. Mi sono imbattuto in loro già in altre occasioni. Inoltre, posso assicurarle che in questi mari non esiste il rischio di mulinelli. Vedrà che tra un po' questa situazione rientrerà senza conseguenze."
"Bene, vicecapitano Moore. Apprezzo il suo ottimismo, ma non abbiamo certezza della sua teoria. Pertanto, ritengo necessario prendere delle precauzioni."
Inizio a dare istruzioni al mio equipaggio, ma vengo interrotto da Brian che irrompe in sala comando e si mette sull'attenti. Il marinaio ha l'affanno ed è molto agitato, tanto da iniziare a parlare senza curarsi del suo voluminoso ciuffo biondo che gli copre gli occhi.
"Capitano Vanni, abbiamo una grave emergenza al Ponte Relax," esordisce il marinaio.
"Un'altra emergenza? Che diavolo succede oggi? Brian, cerca di calmarti e fammi immediatamente rapporto."
"Un uomo e una donna si sono gettati in mare. È successo sul Ponte Relax. Non conosciamo ancora la loro identità."
La notizia è sconvolgente, ma riesco a mantenere la concentrazione necessaria per entrare in azione.
"Ron, cala subito l'ancora e mantieni Maree in questa posizione. Dobbiamo dare priorità al salvataggio dei due turisti. Moore, lei attivi immediatamente i protocolli di salvataggio. Io la raggiungerò tra pochi minuti al Ponte Relax."
Dopo aver organizzato la sala comando mi precipito al ponte inferiore per guidare i soccorsi. Moore ha già impartito l'ordine di calare le scialuppe e sta gestendo la situazione in maniera talmente esemplare che decido di non interferire.
Resto in disparte e questo mi consente di notare una ragazza che pur di raggiungermi, raggira furbamente i marinai intenti a mantenere lontano i turisti curiosi. Si tratta dell'amica di Kira. È così agitata che fa fatica a parlare.
"Capitano Vanni, la prego, agisca in fretta. Il mare è agitato e l'acqua sarà freddissima. Potrebbero anche morire," mi implora.
La guardo con fare perplesso, ho quasi timore di porgerle la scontata domanda.
"Signorina, di chi stiamo parlando? Chi è caduto in mare?"
"Capitano, si tratta Kira e di Erik. Non gliel'hanno detto?"
"Kira? Sempre lei? Sono certo di averla lasciata seduta a tavola nemmeno venti minuti fa, come può essere caduta in mare? La sua amica è forse mentalmente instabile?" Il mio tono è talmente nervoso da farla trasalire.
La ragazza prova a spiegarmi che i suoi amici sono caduti in mare a causa di uno stupido gioco, ma la interrompo e le ordino di allontanarsi. Non ho voglia di sentire infantili giustificazioni!
Mi sporgo dalla balaustra e osservo il mare. I potenti fari di Maree illuminano il perimetro circostante alla nave, rendendo visibile l'insolito andamento delle onde che non facilita le ricerche. Il pensiero che i due turisti possano morire mi provoca una forte angoscia che mi spinge ad agire. Sotto lo sguardo sconcertato dei miei uomini mi sfilo la giacca e le scarpe, e salgo sull'ultima scialuppa di salvataggio pronta per essere calata. Non ho intenzione di restare a guardare. Questa è la mia nave!
Arianna Ramon
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