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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Salvatore Scalisi
Titolo: Il mondo perfetto di Elisa
Genere Narrativa Contemporanea
Lettori 3515 37 61
Il mondo perfetto di Elisa
Le fantasmagoriche insegne luminose poste lungo il viale della città sembrano allietare l'umore stanco delle numerose persone che passeggiano, alcune a passo veloce, altre come ipnotizzate da tutto ciò che li circonda.
La vetrina di un negozio d'abbigliamento, dove una coppia di manichini si concede al pubblico, con indosso gli ultimi arrivi alla moda, riflette la figura di una giovane donna alquanto piacente.
Elisa non ama ostentare la propria bellezza; lei, trentacinquenne, alta, dal fisico asciutto e i capelli lisci biondi oro pettinati all'indietro, fissati in uno chignon, in alcune situazioni, soprattutto quando gli uomini le puntano gli occhi addosso, dà l'impressione di non godere affatto di questo privilegio della natura. Ma tutto sommato non è un problema di rilevante importanza, perché lei, Elisa, ama la vita, anche se le piace viverla a modo suo.
La serata scorre rapidamente; dopo aver fatto alcune compere, la donna decide di rientrare a casa. Avvicinatasi alla sua autovettura, parcheggiata in uno spiazzo non molto distante, si accinge ad aprire lo sportello, quando improvvisamente l'abbaio violento di un grosso cane, chiuso all'interno di una macchina a fianco, la fa sobbalzare dalla paura facendole cadere per terra la busta con dentro gli acquisti, in più la borsetta personale in pelle scura, il cui contenuto finisce sparso sul selciato. Elisa, ripresasi dallo spavento, complice la non pericolosità dell'animale, si abbassa per raccogliere il tutto, meno una custodia di un documento di riconoscimento, finita proprio sotto la sua macchina con la quale, alla fine, si allontana dal sempre più irrequieto e ostile cane.

***

- Juri, cos'è che ti rende così nervoso? - chiede un affascinante uomo di mezza età, sopraggiunto di lì a poco, al suo amico a quattro zampe, nel frattempo ritornato docile come un agnellino.
- Mi deludi, amico mio - continua con un'espressione sorridente, dopo aver raccolto la custodia, resa visibile dal color amaranto e da una sufficiente illuminazione artificiale diffusa dai lampioni circostanti. L'uomo osserva al suo interno il documento di riconoscimento. - Già, mi deludi davvero, non si accoglie così una bella donna – dice osservando la foto di Elisa, per poi andar ad aprire il bagagliaio e metterci dentro la busta del supermercato. - Ti porto in giro per farmi compagnia, non per mettere paura a chiunque ti si avvicini – afferma l'uomo, sedutosi in macchina, con Juri sistemato dietro ad ascoltarlo. - Ho comprato la carne di tacchino che a te piace tanto – l'amico risponde con atteggiamento di gratitudine poggiando le zampe anteriori sullo schienale del posto guida. - Va bene, ho capito, non lo farai più; basta che ti calmi, devo guidare – dice l'uomo, pigiando il piede sull'acceleratore.

***

Le meravigliose gambe, esaltate, nella loro nudità da un paio di pantaloncini corti, aderenti, s'incrociano in una lenta corsa nell'ampia stanza adibita a palestra personale, accompagnata in sottofondo dal brano musicale “ Don't Love You No More “, di Craig David.
L'allenamento prosegue con alcuni esercizi a corpo libero e altri ai pesi, alla fine dei quali, la consueta doccia rinsalda i benefici psicofisici acquisiti.
- Come va? –
- Molto meglio, Mario, grazie – risponde Elisa entrando nel grande vano cucina. - Certo che quel grosso cane mi ha messo davvero paura; non è che io li detesti, ma a volte sanno rendersi antipatici. –
- Magari sarà un simpaticone, del tutto innocuo. –
- Può darsi, anche se, dall'aria, non si direbbe – replica la donna, sedutasi al tavolo apparecchiato per una persona.
- Non hai mai pensato di tenerne uno? – Mario poggia sul tavolo il piatto con un'enorme bistecca ai ferri.
Elisa, intanto ha già iniziato la cena gustando dell'ottima insalata mista.
- Intendi dire, un cane in casa? –
- Fuori, in giardino, con una grande cuccia per ripararsi. Potrebbe essere un buon deterrente per i malintenzionati. –
- Non abbiamo bisogno che qualcuno ci protegga. Se un bel giorno decidessi di tenerne uno, non lo farei perché ci faccia da guardia. Già vedo la faccia di Stilly... a proposito, non la vedo in giro, dov'è andata a rintanarsi? –
- Poco fa era nel salone. –
- Ho la sensazione che da un po' di tempo mi snobbi. A te non sembra? –
- Non credo – risponde l'uomo, immobile, in piedi dinanzi ad Elisa. - Lo sai quanto ti è legata, probabilmente sta attraversando un periodo di apatia. –
- Già, è probabile – dice la donna mentre taglia il primo pezzetto di carne. - Hai cenato? –
- Ho fatto uno spuntino un'ora fa togliendomi totalmente la fame; non lo so se più tardi mangerò qualcosa. Hai bisogno di me? –
- No. –
- Vado in camera mia. –
- Ok. –
- Buona notte. –
-... buona notte – dice la donna osservando Mario che si avvia a uscire dalla stanza. - Non dimenticare che fra poco inizia in tv un'altra puntata di quella serie poliziesca americana che a te piace tanto. –
- Mi stavo affrettando proprio per questo. Tu non la segui? –
- Non mi interessa granché, lo sai; se non ho nient'altro da fare, può darsi mi convincerò a guardarla. –
-... va bene, a domani. –

***

La musica diffusa in tutta la casa da un sofisticato impianto stereo, gestita in ogni stanza tramite dei telecomandi, è per Elisa un'amica insostituibile. Le note di “You Don't Know My Name “dell'artista Alicia Keys, accompagnano la donna mentre si concede una pausa, assaporando un biscotto dinanzi alla vetrata della bussola che si affaccia sul giardino. Mario, non distante dalla piccola ma graziosa piscina, alza lo sguardo in direzione di lei, continuando il suo lavoro con il tosaerba a prendersi cura del prato. A un tratto, il motore dell'attrezzo si spegne. L'uomo tenta inutilmente di farlo ripartire.

***

- Cos'è successo? – chiede Elisa.
- Non lo so, siamo alle solite, non vuol saperne di lavorare, lo porto in garage a dargli un'occhiata. –
- Compriamone uno nuovo se proprio non vuol saperne più di lavorare. –
- Voglio prima capire qual è il problema; questa volta, se il guasto è irreparabile, lo sostituiremo. –
- Stai attento a non ferirti le mani come ultimamente. –
- Non ci perderò molto tempo – risponde Mario, sessantenne dall'aspetto tozzo. - L'hai visto ieri sera il film poliziesco? –
- No, mi sentivo stanca, sono andata a letto presto. Com'è stato? –
- Interessante. Vado a prendere il telecomando del garage. –

***

La giornata di Elisa prosegue nel suo studio dove, seduta dietro alla scrivania, aiutata da un computer, alterna il lavoro di traduttrice di testi letterari, a quello di autrice di testi di storia moderna. L'impegno professionale della donna viene improvvisamente distratto dal gradevole suono del citofono e dall'immagine che la telecamera a circuito chiuso, situata sopra il cancello d'ingresso della casa, invia al piccolo monitor posto sulla scrivania. Elisa osserva impassibile, quasi con distacco, la figura maschile che ha il volto serio e rassicurante del padrone di Juri.
- Vado ad aprire? - chiede Mario entrato nello studio.
-... no - risponde laconicamente Elisa. Non lo conosco, sarà sicuramente uno scocciatore. -
- Sembra una persona distinta. –
- Come fai a esserne così sicuro? –
- Non ne sono sicuro, ho detto che sembra. -
- E poi, essere una persona distinta cosa vuoi che significhi. Se ha qualcosa di veramente interessante da dire la lascerà per iscritto dentro la cassetta della posta. –
- Come preferisci. -
- Sappiamo entrambi che è meglio così, non ci si può fidare di nessuno. –
-... certo. -
- Mario, puoi andare. Ah, dimenticavo, oggi a pranzo mi va di mangiare leggero... del pesce con un misto di ottima insalata credo vada bene. Per quanto riguarda la scelta, mi affido come sempre al tuo buon gusto - dice la donna con un impercettibile sorriso che le sfiora le labbra.
- Esco, vado a comprare il pesce. –
- Non ce n'è in frigo? –
- Pensavo di comprarlo fresco. –
-... va bene, fai tu. Aspetta prima che lui vada via – dice Elisa, osservando nel piccolo monitor l'uomo fuori davanti al cancello. - È rimasto come inchiodato sul terreno, non sopporto quando si è ottusi dinanzi all'evidenza delle cose. –
- Andrà via, non preoccuparti – replica Mario uscendo dallo studio.

***

Immergersi, fare una nuotata nelle acque della piscina è una piacevole abitudine quotidiana cui la bella Elisa, nella calda estate, non riesce a farne a meno.
- È ritornato l'uomo di questa mattina - dice Mario, avvicinandosi ai bordi della piscina.
- Con questo caldo non resisterà a lungo lì fuori – risponde la donna.
- Se posso esprimere la mia modesta opinione, credo sia opportuno rispondergli... non si rassegnerà facilmente. -
-... già! I tuoi consigli si rivelano sempre opportuni; non so come farei senza la tua preziosa presenza - replica Elisa con velata ironia, distesa sul letto d'acqua in uno stato di rilassamento. - Va bene, vedi un po' cosa vuole l'ostinato scocciatore. –

***

- Desidera? - domanda Mario tramite il videocitofono.
- Ecco, dovrei consegnare la carta d'identità alla signorina Elisa Vadalà, probabilmente da lei stessa smarrita ieri sera in un parcheggio della città. -
Dopo pochi secondi il cancelletto si apre, l'uomo percorre a piedi la breve distanza che lo separa dalla porta d'ingresso dell'abitazione che, apertasi, fa apparire la figura tozza di Mario.
- La signorina in questo momento è occupata, si scusa per non poterla ringraziare di persona. -
-... capisco. Vuol dire che ripasserò un'altra volta, intendo consegnarla nelle sue mani. - replica l'uomo, quando ad un tratto vede comparire dinanzi un angelo biondo con le sembianze di una bella donna.
- Mi sembra giusto! Sa che non mi ero accorta di averla smarrita? Grazie! -
-... niente. Sono rimasto incantato dalla foto, ma devo dire che di persona è tutta un'altra cosa... in positivo, naturalmente - risponde ammaliato il padrone di Juri.
- Desiderava averne la conferma, non è così? - replica Elisa, accennando un simpatico sorriso.
- Sì, lo ammetto! Fa caldo oggi, credo che andrò in qualche posto a dissetarmi - dice l'uomo, con il tono e la sfacciataggine che sa di autoinvito.
- Mario, il signore ha espresso un desiderio, ci pensi tu? - interviene la donna. L'uomo, con il volto eternamente rabbuiato, ma alquanto perspicace, gira le spalle e lentamente si allontana per sparire all'interno della grande casa.
-... sono Lorenzo... - sono le uniche parole nell'imbarazzante silenzio la cui durata, fortunatamente per i due interlocutori, coincide di lì a pochissimi minuti con la pervenuta presenza di Mario che tiene tra le mani un vassoio con sopra una bottiglia di aranciata fresca e un bicchiere.
- Spero sia di suo gusto - dice la donna.
-... oh, sì, grazie, troppo gentile - risponde Lorenzo, con una certa dose di delusione per non essere stato abbastanza bravo ad oltrepassare la barriera imposta volutamente dalla giovane donna.
- Mi spiace non farla entrare – arriva puntuale la giustificazione da parte di Elisa. - Stavo per uscire, ho una certa urgenza... –
- Non le ruberò dell'altro tempo. –
- Non si preoccupi... -
-... sto già meglio. Be', ora è meglio che vada via; è stato un piacere conoscerla, chissà che non capiti ancora di incontrarci. Il mondo è piccolo... –
- Già! –
- Buona giornata. –
- Buona giornata anche a lei, e grazie per essersi disturbato a portarmi il documento. –
- È stato un piacere - dice Lorenzo che, una volta dissetatosi, rifà il breve percorso fino a raggiungere il cancelletto d'uscita, sotto lo sguardo impassibile di Elisa e Mario.

***

- È stato gentile a scomodarsi di persona per portarti il documento – afferma l'uomo, porgendole il bicchierino di amaro.
Elisa poggia sul tavolino il libro che stava leggendo.
- Sì, devo ammettere che mi è sembrato una persona garbata – replica la donna, accomodata sul divano nel salone. - Magari abiterà nella zona e non ha dovuto faticare più di tanto a venire fin qua. –
- Poteva metterlo in una qualsiasi buca delle lettere sparse in città – dice Mario.
- Evidentemente il mio fascino immortalato nella foto del documento d'identità l'ha convinto a consegnarmelo con le sue mani – osserva con ironia Elisa, sorseggiando il liquore. - L'ha pure confessato, se non ricordo male. –
- La memoria non ti tradisce. È stato sincero. –
- Non ho dubbi, naturalmente – commenta con un sorriso la donna. - Beviti un bicchierino -
Mario riprende la bottiglia dal carrello bar e versa due dita di amaro in un bicchiere.
- Sei riuscito a ripararlo il tosaerba? –
L'uomo, in piedi, manda giù un sorso di liquore.
- Sì, ma non credo che durerà molto. –
- Sei bravo a sistemare tutto quello che si guasta. –
- Non ho fatto nulla di eccezionale. –
- La prossima volta che dovesse fare i capricci lo relegheremo, senza appello, fra la ferraglia. –
Mario annuisce.
- Siediti, non startene lì in piedi – gli dice Elisa.
- Ho ancora tante cose da sbrigare... –
- Non essere così pignolo, concediti un po' di riposo
- Il lavoro non mi stanca – replica l'uomo, accomodatosi sulla poltrona. - Semmai è l'inerzia ad arrugginirmi. –
I due si scrutano portandosi all'unisono il bicchierino di liquore alle labbra.

***

Lo sguardo incollato su un volume di fogli dattiloscritti poggiati sulla scrivania, mentre le mani sfiorano sicure la tastiera del computer, quando squilla il telefono.
-... ciao, cara – risponde Elisa. - No, non mi disturbi. Ci sto lavorando... ti dico che non mi disturbi affatto, la tua telefonata mi permette di concedermi una pausa. La merito, non credi? Avevi ragione, è un ottimo romanzo, avvincente, scritto molto bene. Il tuo scrittore irlandese e veramente in gamba, è un piacere tradurlo... non sono povera, ma nemmeno in grado di fare opere di beneficenza di questo tipo, quindi scordatelo, sarai costretta a pagarmi regolarmente; colgo l'occasione per aggiungere in modo esplicito che sono ben graditi ritocchi di aumento al mio onorario – dice con tono scherzoso la donna. - Mi prenderò un lungo periodo di riposo non appena finirò di tradurre il libro, te lo prometto, sempre che tu nel frattempo non me ne passi qualcun altro con l'etichetta, urgente! Può darsi che tu abbia ragione, probabilmente mi godrò il riposo standomene in casa. Ne abbiamo già parlato, sono follemente innamorata delle mie mura domestiche per pensare, anche se per pochi giorni, di abbandonarle. Già, sono molto strana, anche di questo ne abbiamo discusso. Quando verrai da queste parti? Ok. Ti aspetto, salutami a casa. Ciao. –
Dopo la breve pausa, la donna riprende a lavorare e, nonostante la rigida applicazione sul testo da tradurre, il piccolo monitor ha la forza di distrarla mostrandole una ragazza che si ferma davanti al cancello esterno della villa, seguita da un gatto lasciato libero come fosse un tranquillo cagnolino. La giovane si abbassa a giocare col paffuto felino. Le mani di Elisa continuano a pigiare delicatamente sulla tastiera del computer.

***

- Ti ho cercato. –
- Sono stato in garage a mettere un po' di ordine. –
- Era così messo male? – dice Elisa seduta sul divano con un libro in mano.
- Ho voluto creare dell'altro spazio, potrà esserci utile. –
- Sembrerebbe che non basti mai. –
- Già! Cosa desideravi? –
- Niente di importante, volevo solo chiederti se avevi mai visto una ragazza che passa spesso davanti al nostro cancello con un gatto che la segue come un cagnolino. –
- Sì, l'ho vista alcune volte – risponde Mario. - È una simpatica ragazza. –
- Oggi sono passati – dice la donna. - Sembra una strana coppia. –
- Un po' lo è. –
- Di che colore è il suo gatto? –
- Arancione. –
- È un bel gatto, vero? –
- Sì. –
- Chissà se è maschio o femmina. –
- Non mi sono mai soffermato a guardarlo. Com'è andato oggi il lavoro? –
- Bene, sto traducendo un romanzo di un interessante autore irlandese. –
- Anche tu sei molto brava, dovresti riprendere a scrivere storie. –
- Lo farò appena le traduzioni me lo permetteranno. Ti vedo stanco. –
- È solo apparenza. –
- Sicuro? –
- Certo! –
- Ho come la sensazione che tu non mi racconti mai la verità. –
- Perché dovrei mentirti? –
- Non lo so, forse per non darmi preoccupazioni. –
L'uomo accenna un sorriso, tradendo per un attimo il suo volto eternamente rabbuiato.
- Non hai motivo di stare in ansia, sto benissimo. –
- Ok – replica lei con un'espressione rilassata. - Complimenti per il pesce di oggi. –
- Non ha richiesto nella preparazione una grande maestria – ammette l'uomo. - Hai paura di perdere un provetto cuoco? –
- Perché no! Pensi che sia un motivo banale? –
- Lo considero, invece, un motivo più che serio. Cosa ti va stasera per cena? –
- Lascio decidere a te. –
- Alla solita ora? –
- Sì, va bene alla solita ora. –

***

La simpatica gatta tigrata gioca a rincorrere la pallina di plastica da lei stessa allontanata, a volte con palese decisione altre con divertente cautela, per poi riprenderla e nuovamente farla fuggire via, fino a quando la sua voglia di giocare non si trasforma in noia.
Il dito entra all'interno del gancio e solleva con estrema facilità il coperchio della scatola di carne di manzo, il cui contenuto viene posto da Elisa nella ciotola del grazioso felino. Alla fine dell'operazione, la donna si accomoda davanti a un tavolo circolare nell'ampia cucina, apparecchiato per una sola persona.
- Ci sarebbe dell'ottimo vino - dice Mario mentre poggia sul tavolo una bottiglia di aranciata -
- No, non mi va adesso – risponde la donna. – Stilly, non sembra anche a te un po' più grassa? –
- Sì, anch'io ho questa sensazione. –
- Eppure non sta mangiando molto. Se non fosse che non esce mai da casa, penserei che stia per mettere al mondo un numero imprecisato di micini. –
- Questo è sicuro. –
- Dovrei parlarne al veterinario - dice Elisa, appena finito di masticare il primo boccone di rinfrescante insalata mista. - Vai pure a cenare. –
- Nel frigo è rimasta una fetta di dolce, se vuoi la prendo. –
- Ci penserò io se ne avrò voglia. Prenditene un po'. –
- No, lo sai i dolci non sono il mio forte. –
- Sì, ma credevo che un pochino non ti desse fastidio. Cosa mangerai stasera? –
- Non ho ancora deciso – risponde Mario. - Qualsiasi cosa, per me ha poca importanza, forse del formaggio fresco... ah, dimenticavo, è rimasto del pollo che ho cucinato ieri. –
- Del pollo? Buono! Come l'hai cucinato? – chiede la donna.
- Niente di particolare, l'ho bollito e basta. –
- È il modo migliore per gustarlo. Ok, buona cena. –
L'uomo annuisce.
- Lascia tutto, domattina penserò io a sparecchiare. –

***

Mario, rientrato nella sua stanza, arredata in modo essenziale, un armadietto, una cassettiera, un lettino e un piccolo piano cottura, consuma il pollo bollito seduto a un tavolinetto rettangolare. Il lento movimento delle mandibole insieme allo sguardo assorto nel silenzio e nella solitudine, crea un'atmosfera di profonda tristezza che trova nell'espressione rabbuiata dell'uomo un alleato prezioso.

***

- A te non capita mai di ricordarti i sogni? –
- Sempre di rado; non lo so, forse è dovuto all'età non più giovane. –
- Stanotte ho sognato, non succedeva da parecchio tempo – dice Elisa, seduta al tavolo della cucina intenta a fare colazione. - Peccato che mi sono svegliata nel momento migliore. –
- Era un bel sogno? – domanda Mario accomodato dinanzi.
- Non ti saprei dire, di sicuro era strano – risponde la donna, sorseggiando il latte macchiato, assorta nel ricordo. – Ero piccola, da sola su un sentiero di campagna, e poi eccomi improvvisamente di fronte ad un immenso campo di fiori. Mi avventuro impaurita, quasi nascondendomi fra gli steli più alti di me ... –
L'uomo la guarda in silenzio negli occhi, sorseggiando il suo caffè.
-... incomincio a camminare freneticamente in tutte le direzioni in un labirinto senza uscita, e proprio quando pensavo di non farcela più, il campo di fiori si dilata aprendosi in un lungo sentiero dove in lontananza vedo i miei genitori che, con un sorriso, mi invitano a raggiungerli. Io mi metto a correre... e lì finisce il sogno. –
- ... ti volevano un gran bene – commenta l'uomo.
- Mi piacerebbe che venissero ogni tanto a trovarmi. –
- Non hai paura? –
- Dei miei genitori? Perché dovrei averne! –
- Non mi riferisco a loro, a volte i sogni per quanto piacevoli, in realtà non fanno altro che far emergere dal nostro subconscio episodi traumatici. –
- Sembri esperto in materia. –
- Mi è capitato di leggere qualcosa al riguardo. –
- Non sarai per caso tu ad avere paura? – dice Elisa, con un simpatico sorriso.
-... ci tengo che la tua mente non sia invasa da contenuti visionari non gestibili che possono essere deleteri al tuo talento di scrittrice, tutto qui – afferma Mario.
- Meglio non sognare, quindi? –
- È inevitabile che succeda, dico solo di non stare lì a riflettere, di non prendere la cosa troppo sul serio – replica Mario, mentre finisce di bere il caffè.
-... saggio consiglio – annuisce la donna.
- Be', vado a cercarmi un po' di lavoro – dice l'uomo, alzandosi dalla sedia.
- Non riesci a starne senza. –
- Non sono mai stato uno sfaccendato, mi piace tenermi occupato, essere utile per me stesso e per gli altri. Anche tu non sei da meno, lavori senza concederti un attimo di tregua. –
- Adoro il mio lavoro. Comunque, ho deciso che non appena finirò di tradurre l'ultimo libro, me ne starò tranquilla per un po' di tempo con la mente sgombra da impegni. –
- Mi fa piacere. E cosa farai? –
- Che domanda! Ozierò, naturalmente! –
Salvatore Scalisi
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