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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Orazio La Boccetta
Titolo: La Vita Degli Ultimi
Genere Narrativa
Lettori 3517 33 62
La Vita Degli Ultimi
Avevo l'età di 17 anni quando cominciai a capire qualcosa della vita ,o cosi, perlomeno credevo,
ero un bel ragazzo siciliano sempre circondato da ragazzine, amavo tantissimo lo sport: soprattutto il calcio, frequentavo il quarto anno di scuola superiore ed ero un amante del teatro.
Recitare era una mia grossa passione, mi ricordo che feci la mia prima recita nella prima elementare e l'ultima prima del diploma, dove feci un figurone ed ebbi davvero tanto successo, sino al punto che mi chiedevano l'autografo, dove addirittura la mia prof.ssa di italiano mi venne ad abbracciare con un grosso bacio e regalandomi dei fiori, in quel periodo mi ricordo ero al settimo cielo, quante sensazioni e quante prospettive .
Ma dove tutto si trasformò nel nulla più assoluto, dove purtroppo fatti ed eventi cambiarono la mia vita già, dopo qualche anno; sapete perché ?
Ebbene adesso vi racconto tutto , oggi viviamo in un epoca dove ci si affida molto alla fantasia e stregoni e fantasmi visti al cinema ci fanno uscire da quelli che sono i nostri problemi o le nostre ansie.
Viviamo in un periodo storico dove sentiamo molto parlare di storie del passato o del futuro, ma questa che state per ascoltare è la storia più vera e irreale che abbiate mai sentito e forse alla fine di questo racconto avrete forti dubbi se ogni cosa che vi ho raccontato sia vera oppure no , ma lascio a ognuno di voi la scelta, e ricordatevi che questa è la storia di ognuno di noi , forse un po' diversa in alcuni casi, ma comunque è la vostra e la mia storia .
Ora immagino che vi state certamente chiedendo come mi chiamo ? Diciamo che il mio nome sia: “ Francesco ”, per gli amici Ciccio.
Tutto ebbe inizio quando il mio amico “ Salvatore ”per gli amici Totò mi mise in testa la strana idea di andare via dalla Sicilia e di partire con lui al nord; lui era un sognatore, come me, voleva fare soldi e vivere un giorno su un'isola felice. Si sognava , come facciamo tutti del resto.

Un giorno eravamo seduti davanti al bar del nostro quartiere a Messina e Salvatore mi disse: allora che dobbiamo fare , è già un anno che hai preso il diploma e non trovi nessun lavoro , tuo padre si è ammalato gravemente e non può più lavorare e se non fai qualcosa per tua madre e tua sorella fra poco rischiano che vanno a chiedere l'elemosina .
Francesco: hai ragione ma cosa posso fare?
Salvatore: Partiamo , andiamo a Milano , la il lavoro ancora c'è, io ho un amico che forse ci ospita , e ci fa trovare un lavoro e poi tu hai pure il diploma .
Francesco: Si, ma come faccio con i miei genitori mio padre è malato, e mia sorella adesso ha quindici anni chi gli sta attento e poi i soldi del biglietto del treno dove li vado a prendere ?
Salvatore: Mi dispiace per tuo padre ma se non trovi un lavoro al più presto non gli puoi pagare neanche le medicine e morirà presto, per il treno i soldi te li do io, e non ti preoccupare a tua sorella la facciamo tenere d'occhio da mio padre.
Allora cosa mi dici?
Francesco: Mi hai convinto, quando partiamo ?
Allora Salvatore prese in mano i biglietti e strusciandoli mi disse : domani sera alle 20:00 c'è il treno che ci aspetta.
Ebbi appena il tempo di spiegarlo ai miei genitori e di dirgli perché partivo, salutare la mia sorellina e prendere quei pochi risparmi guadagnati con i lavori estivi che mi ritrovai alla stazione , non sapevo quanto sarei rimasto via dalla mia città natale, forse un giorno o forse per sempre, ma questa cosa mi inquietava, anche se davo spesso ascolto a Salvatore perché lui era più grande di me con i suoi 22 anni, mentre io ne avevo 19, stavolta ero molto in tensione avevo dei forti dubbi .

Eccoci lì seduti sul treno pronti a partire ,con Salvatore entusiasta coi suoi mille discorsi e io invece frastornato che ancora non mi rendo conto di cosa stia accadendo, aspetto solo che il controllore fischi per poter partire.
Ok, il treno finalmente parte attraversiamo lo stretto di Messina e un ansia comincia subito a pervadermi dentro, con mille dubbi e mille domande, ma io di questo non parlo neanche col mio migliore amico.
Il viaggio procede tranquillamente fino a quando arriviamo a Napoli dove alla stazione di piazza Garibaldi salgono due tizzi un finto poliziotto e un finto venditore di gioielli, dove il finto venditore di gioielli, tira fuori da un borsello dei bracciali fatti da pseudo oro e ci dice: “ ue uaglio' ì chisti ì vend a 50 euro tutte e tre muvimmuci ch c'è a polizia , facimm l'affare ? ” ( ei ragazzi questi li vendo a 50 euro tutti e tre muoviamoci che c'è la polizia , facciamo l'affare ? ) nel frattempo che il finto poliziotto guarda dal corridoio posizionato alla fine dello scompartimento vicino al finestrino , lo spacciatore dei finti gioielli cerca in tutte le maniere di convincerci a comprare : “ tengo a figlia malata , a mamma all'ospetale ......” ( mia figlia è malata , la mamma è all'ospedale ......) e ci dice altro ancora , alla fine, dopo qualche chilometro, quasi alla fine della Campania sul treno sale veramente la polizia e quei truffatori se la danno a gambe levate.
Dopo un lungo viaggio arriviamo finalmente a Milano, scendiamo dal treno e ci dirigiamo subito verso l'uscita, a parte i drogati e i barboni che sono dislocati nei diversi angoli non puoi far altro che notare che la stazione è grandissima ed è piena di un via vai di gente.
Salvatore, tutto euforico, mi dice : “ Ciccio guarda che bella Milano, hai visto dove ti ho portato ? ”.
Comunque ci dirigiamo verso l'uscita dove ci aspetta l'amico di Salvatore.
Non appena siamo fuori ci viene incontro un signore con i capelli grigi e ci dice: “ciao io sono il papà del vostro amico Mauro e sono venuto a prendervi, dai su andiamo, potete mettere i bagagli dietro nel cofano, lo lasciato libero apposta ”.
E come in un niente, mettiamo i bagagli in macchina e ci avviamo verso Cologno Monzese, e dopo mezzora di viaggio arriviamo a destinazione, scendiamo dalla macchina e io vedo subito davanti a un portone una macchina bruciata e gli dico a Francesco: “ Minchia Totò ma chi mi puttasti dinovu a Missina, puru cà ci ghiavunu a focu e machini”. ( Minchia Totò ma che mi hai portato di nuovo a Messina , anche qui gli bruciano la macchine ).
Salvatore: “ Non ti preoccupari fossi pigghiau a focu sula un contattu elettricu , ma ora non ni facemu capiri e dopu paramu”. ( Non ti preoccupare forse è andata a fuoco per un contatto elettrico, ma adesso non ci facciamo capire e dopo ne parliamo ).
Si dopo parliamo gli risposi, perché io e Salvatore quando non ci volevamo far capire dalla gente per dirci le nostre cose o le nostre preoccupazioni parlavamo in dialetto siculo.
Entriamo a casa dell'amico di Totò e subito abbiamo una bella accoglienza , ci salutiamo Totò mi presenta Mauro , un ragazzo alto con gli occhi verdi i capelli lisci lunghi e dall'aspetto molto curato , anche se a prima apparenza mi sembrava molto timido e dopo aver scambiato quattro parole con lui conosciamo anche la mamma di Mauro, una signora molto cortese che ci invita subito a sederci con loro a tavola : “ Venite ragazzi mangiate un boccone con noi, ne avrete sicuramente bisogno”.
Non diedi subito peso a quella parola: “ Ne avrete bisogno”. “ Pensavo che volesse dire, che dopo tutte quelle ore passate sul treno eravamo stanchi e ci dovevamo rimettere in forze, ma ahimè mi sbagliavo di grosso”.
Proprio il tempo di mangiare due spaghetti al pomodoro e un bicchiere di vino che il padre di Mauro ci dice: “Dai ragazzi adesso vi accompagno a una pensione qui vicina dove si sta bene ho parlato io non si spende molto e fino a quando non iniziate a lavorare non vi prendono neanche un soldo ”.
Detto e fatto ci ritroviamo dopo qualche chilometro alle porte di Milano, precisamente a Rho dove veniamo scaricati in una pensioncina poco distante dalla zona industriale : “Allora terruncelli qui inizia la vostra avventura a Milano io quello che potevo fare lo fatto vi ho trovato un posto dove alloggiare , ah dimenticavo , buona fortuna ”.
Dopo di che sale sulla sua macchina un alfa 146 rosso acceso, 1.6 benzina con impianto a gas e fugge via lasciandoci li come due stupidi, ma, comunque, io e Salvatore facciamo lo stesso in tempo a guardarci in faccia e con comune accordo gli urliamo: “ Ma vaffanculo ”.

Dopo qualche attimo di silenzio per quello che era successo ma soprattutto perché ancora non mi capacitavo del fatto che Salvo mi avesse detto delle cose che poi non sono risultate vere, ed io mi fidavo cecamente del mio migliore amico, anche perché, finora, non mi aveva mai mentito e prima di agire volevo delle risposte da lui.
Allora senza pensarci un attimo gli dico: “ Salvo ma che minchia mi mbrugghiasti , mi dicisti chi ni ospitavunu e inveci cà finiu a fischi e pirita , ni lassaru a mezza a na strada, ora comu facemu iò non haiu mancu soddi, naiu picca e si non trovu un travagghiu subitu sugnu futtutu, mi nascinniri pi sutta , e cu ciù dici e mei , tu mi ci mittisti e tu mi levi di stu buddellu ”. ( Salvo ma minchia mi hai imbrogliato, mi hai detto che ci ospitavano e invece qui è finita a fischi e scoregge, ci hanno lasciato in mezzo a una strada, ora come facciamo io non ho neanche soldi , ne ho pochi e se non troviamo un lavoro sono fregato, devo tornare giù, e chi lo dice ai miei, tu mi hai messo e tu mi togli da questo casino).
Al che Salvatore vuoi perché fosse molto sorpreso e anche molto incazzato ed amareggiato per questa situazione, infatti non si aspettava che ci buttassero subito fuori di casa e non ci dessero accoglienza,ma i patti con il suo amico e suo padre erano altri, mi risponde: “ Hai perfettamente ragione Ciccio da questa situazione ti tiro fuori io non ti preoccupare e poi a dù figghiù i buttana ciù dicu io, ora annamu ta sta pensioni i medda e facemuni na doccia e na dummuta e poi niscemu , pi soddi non ti preoccupari naiu puru pi tia , tu si comu me frati u sai no”. ( E poi a quel figlio di buttana glielo dico io , ora andiamo in questa pensione di merda e ci facciamo una doccia , una dormita e poi usciamo, non ti preoccupare per i soldi ne ho pure per te, tu sei come un fratello per me ).
Francesco: “ Grazie Totò,scusa se mi sono arrabbiato ma lo sai la mia situazione familiare non è assolutamente facile e io contavo molto a trovare un lavoro a Milano, ormai me lo sono messo in testa , mi voglio sistemare così posso aiutare la mia famiglia e comunque anche tu sei un fratello per me, quello maggiore lo sai”.
Salvatore: “ Dai andiamo”.
Non appena entriamo dentro la pensione dalla “Pina” si avvicina un donnone ,che poteva pesare almeno 100 chili, con i capelli biondi e gli occhi azzurro intenso, e ci dice : “ Ei giuvinott, siete voi i due siciliani? Mi raccomando qui non voglio casini, cercate di stare tranquilli e con me andrete d'accordo in tutti i sensi”.
Dopo di ché chiama una ragazza : “ Teresa accompagna questi due nella camera 201”.
Teresa che nome stupendo, era bellissima i capelli erano di un biondo platino, gli occhi azzurri come l'oceano, era alta, snella con due seni favolosi, non c'erano dubbi ero cotto come una braciola .
Nonostante fosse cosi bella si avvicina a noi con una vocina tremolante, quasi dimessa e con un educazione impareggiabile ci dice : “ se mi date i vostri bagagli vi accompagno nella vostra camera”.
Al che Salvatore gli sta per dare il suo trolley e io quasi arrabbiato gli dico: “ Totò ma che minchia fai”.
E Salvatore di canto suo mi risponde con un mezzo sorriso : “ scemu u capia chi ti piaci, u fici apposta, dai namu namu chi mi vogghiu fari na doccia, chi supra a dù trenu mi pigghiai di puzza di stadda”. (Scemo l' ho capito che ti piace , l' ho fatto apposta , dai andiamo che mi voglio fare una doccia che su quel treno mi sono preso di puzza di stalla ).
Salvatore: “ Guardi signorina li portiamo noi i nostri bagagli non si preoccupi”.
Teresa : “ Bene, vi ringrazio siete molto gentili, magari fossero tutti come voi, seguitemi la camera è al piano di sopra”.
Dopo averla sentita parlare mi sciolsi ancora di più.
Non potevo fare a meno di guardare i fianchi o le gambe di Teresa quando saliva le scale visto che aveva una minigonna allucinante e poi ero gia cotto di lei.
Dopo averci accompagnato in camera Teresa ci lascia le chiavi, e ci dice : “ La colazione viene servita dalle 7:30 fino alle 9:30, per qualsiasi cosa chiedete alla reception oppure chiedete di me”.
Fa un sorriso e se ne và.
La camera aveva un armadio in legno stile arte povera , un letto in ferro battuto con due comodini, i materassi comunque erano comodi, e una tivù da cui si vedevano pochi canali, il bagno aveva tutti gli accessori, la pittura un po' cadeva dai muri per l'umidità ma la cosa bella di quella camera era un balconcino che dava, si, sulla strada ma la sera potevi affacciarti per guardare il cielo e le stelle, quando il cielo era libero da nubi e da smog .
Dopo aver fatto una doccia calda e qualche ora di sonno io e Totò decidiamo di uscire e chiediamo informazioni alla titolare, cioè la signora Pina, dove possiamo andare per fare un giro o visitare qualcosa , al ché senza pensarci un attimo ci dice: “ La cosa più bella che c'è a Milano è il Duomo, poi potete visitare il castello Sforzesco, piazza san Babila , la Stazione ma voi ci siete già stati, poi c'è... ”, e Salvatore :“ No basta signora mi ha mandato in confusione”.
Ed io: “ Guardi signora Pina facciamo così ci dia l'indicazione per andare al Duomo, perché sono le 17:30 e magari facciamo in tempo a visitare solo un posto”.
Sig.ra Pina: “ Allora andate alla fermata qui vicino e prendete l'autobus n° ......”. Dopo alcune brevi, ma essenziali indicazioni della sig.ra Pina ci incamminiamo per Milano, e vi confesso che io ero entusiasta di quella nostra , piccola ma, pur sempre avventura , ma ahimè ero ancora ignaro di tutte le vicissitudini che ci sarebbero accadute.

Arrivati, finalmente, in pieno centro di Milano iniziamo a visitare alcune cose, e ci addentriamo subito nella Galleria, appena entrati Salvatore mi guarda e mi dice : “ Minchia cumpari ma chi pezzi i sticchiu ci sunnu cà ”. ( Minchia compare ma che belle ragazze ci sono qui ) .
Facciamo anche un giro calpestando con i piedi le palle del toro, un usanza che tutti fanno perché dicono che porti fortuna , e poi andiamo alla Ricordi, visto che io sono anche un appassionato di musica , facciamo anche un breve giro alla Rinascente, e poi sotto i Portici, ad un certo punto mentre stiamo tornando verso la porta principale del Duomo ci fermano due belle ragazze, una bionda con gli occhi azzurri come l'oceano e un sedere spettacolare e l'altra castana con gli occhi verdi e un seno da urlo, e ci dicono: “ Ciao bellezze come va ?” e noi un po' impacciati: “ Eh tutto bene grazie e voi? ” a loro volta rispondono : “ Noi stiamo in splendida forma grazie non si vede ? ”
E Salvatore senza tanta inibizione stavolta risponde : “ Minchia , state proprio messe bone, ma, mi spiegate una cosa, per caso, volete uscire con noi, oppure che cosa ?”
La ragazza bionda con un sorriso risponde: “ Si, hai capito bene , noi non siamo italiane, siamo russe e siamo arrivate in Italia da qualche giorno per studiare all'università, adesso siamo un po' sole e vorremmo un po' di compagnia, vi abbiamo visto e ci siete sembrati simpatici e vi volevamo conoscere”.
Francesco: “ Totò, grazie, non ci posso credere che tutto questo mi stia capitando proprio a me”.
Salvatore: “ Prego, prego, Ciccio a cà comunque una cosa è sicura, stavota si futti”. ( Stavolta si fa sesso ).
La ragazza castana con un sorriso dice: “ Comunque io mi chiamo Olga e lei si chiama Ingrid, piacere”.
Salvatore: “ Il piacere e tutto nostro io sono Salvatore e lui è il mio carissimo amico Francesco, adesso cosa facciamo, prendiamo qualcosa al Bar?”
Olga: “ Si dai andiamo a bere qualcosa , qui vicino c'è un Pub sul Naviglio, c'è anche il Karaoke”.
Francesco : “ Per noi va bene, se ci date l'indirizzo ci vediamo li direttamente ”.
Ingrid: “ Ma che indirizzo venite in macchina con noi, l'abbiamo parcheggiata proprio qui dietro, dai andiamo ”.
Appena due passi fuori dal Duomo in una viuzza, c'è parcheggiata la loro macchina: un Mercedes classe E 320 nero metallizzato nuovo di zecca.
Francesco: “ Bella questa macchina, l'avete presa in affitto ? ”.
Olga : “ No, questa c'è l'ha regalata nostro padre perché siamo state promosse all'università . Dai Salvatore siediti qui davanti vicino a me ”.
Sembra strano ma già ci avevano scelto, nemmeno a farlo apposta a me piaceva Ingrid .
Una volta saliti in macchina ci avviamo verso il pub tra una parola e una battuta arriviamo a destinazione, parcheggiamo li vicino e entriamo dentro.
Era un bel locale con travi a vista e il locale era arredato in tema con tavoli e sedie in legno massello, come il bancone del bar e intorno c'erano botti in rovere, la luce soffusa.
Appena entrati si avvicina una bella ragazza e ci accompagna a un tavolo che da vista sul naviglio, e dopo aver preso l'ordinazione: “ Dei crostini misti e quattro birre medie bionde ”, iniziamo a conoscerci un po' con le ragazze, tra una parola e l'altra arriviamo alla terza birra , a questo punto loro erano già disinibite, bastava poco, ma anche noi eravamo a nostro agio.
Era già mezzanotte e mentre Totò si baciava con Olga, io mi ritrovo la mano di Ingrid nel mio linguine a quel punto con la mano tremante, un po' perché ero ancora emozionato, e un po' perché mi piaceva molto le prendo il viso e subito la bacio, mentre la sua mano scivola verso la lampo dei miei jeans, cosi ché anche la mia mano finisce nell'interno coscia di Ingrid .
Mentre ci stavamo baciando nel locale si accendono delle luci pischeteliche , cosi che diventa un disco pub, allora Olga prendendo l'iniziativa ci dice: “ Dai ragazzi andiamo a ballare”.
Io e Salvatore eravamo distrutti, molto stanchi sia per il viaggio sia per la situazione in cui ci trovavamo, pero a quell'invito non potevamo dire di no.
E tutto d'un tratto ci ritroviamo in pista , dopo un'altra ora trascorsa tra un ballo e l'altro le ragazze decidono di andare via.
Olga: “ Ragazzi vi va di venire nel nostro appartamento ? ”
Salvatore che era eccitatissimo, quella sera, rispose: “ Si dai andiamo, magari ci beviamo qualcosa e ci conosciamo meglio”.
Al che ci ritroviamo di nuovo in macchina e dopo 10 minuti siamo nell'appartamento delle ragazze, che si trovava poco distante da li in pieno centro.
Mentre andiamo su con l'ascensore le ragazze si buttano addosso e cominciano a baciarci e in men che non si dica ci ritroviamo io nella camera da letto con Ingrid e Salvatore con Olga sul divano.
Per chi non ci credesse quella è stata la serata più bella della mia vita, mi ha fatto di tutto e anch'io sono stato felice di ricambiare.
Mentre facevamo l'amore nell'orecchio Ingrid mi sussurrava: “Dai Francesco fammi godere, fammelo sentire tutto dentro” . “ Ah , ah”: ansimava :“ Voi siciliani siete cosi focosi”.
Credetemi, era tutta depilata, la leccai da per tutto e anche lei fece lo stesso a me, facemmo l'amore molto delicatamente e lo misi dappertutto.
Ingrid: “ Francesco mi stai facendo godere come una matta” .
Mentre veniva Ingrid ansimava come una matta, veramente, e dopo essere venuta prese il mio pene e se lo iniziò a leccare.
Ingrid: “ Dai Francesco vienimi addosso”.
Anch'io godevo tantissimo e venni poco dopo di lei, mentre lei mi continuava a leccare dappertutto”.
Fu veramente una notte di sesso indimenticabile.
Dopo aver fatto l'amore, comunque, ero talmente stanco che mi sono addormentato subito.
Purtroppo quello è stato lo sbaglio più grosso della mia vita, perché l'indomani mattina al mio risveglio mi aspettava una bruttissima sorpresa .

Salvatore : “ Ciccio, Ciccio”, mi gridava Salvatore, mentre mi scuoteva . “ Svegliati ni futteru tutti i soddi ora comu facemu”. ( Svegliati ci hanno rubato tutti i soldi ora come facciamo ) .
Ed io che ero ancora in pieno sonno gli rispondo: “ Ma che dici, tutti i soddi e ora comu facemu”. ( ma che dici tutti i soldi e ora come facciamo ).
E Salvatore che comunque, aveva una grossa responsabilità nei miei confronti, mi guarda e con un mezzo sorriso mi dice: “ Dai non ti preoccupare in qualche modo faremo, meno male che gli altri li ho lasciati nel conto e non ho prelevato tutto, dai vestiamoci e andiamo ”.
Ma appena Salvatore finisce di dire testuali parole sentiamo suonare il campanello.
Ed io ingenuamente dico a Salvatore: “Ah, ma hai visto che sono tornate?”.
Ma appena apriamo la porta , abbiamo un'altra brutta sorpresa , un omone di circa cinquant'anni con un vocione e l'accento tipico milanese ci dice: “ OH, giovanotti dove sono quelle due puttane ?”.
E noi che ancora non ci rendevamo bene conto di cosa fosse accaduto, eravamo arrabbiati e senza sapere chi fosse quel tizio e siccome non ci spaventavamo di nessuno, dopo tutto quello che abbiamo passato giù in Sicilia , gli rispondiamo :
“ Quelle ci hanno rubato i soldi ma tu chi sei suo padre o il suo protettore ? ”.
Al che il tizio si altera e dice: “ Ma che padre che pappone di quelle due mignotte, mi devono dare due mesi d'affitto, adesso me li date voi altrimenti vi faccio arrestare, chiamo la polizia”.
Neanche finisce di parlare che Salvatore prende una sedia in legno e mentre quel colosso si gira Salvatore gliela spacca sulla schiena e il tizio cade giù disteso per terra.
Francesco: “ Ma l'hai ammazzato?”.
Salvatore: “ No respira ancora , ma scappiamo se no qua ci finisce male, dai scappa, e non ti girare ”.
E in meno che non si dica, ma con un gran fiatone, ci ritroviamo giù per le scale in fondo al palazzo e una volta usciti in mezzo alla strada, un posto che non conoscevamo ma la via non mi diceva qualcosa di nuovo, perché mi sembrava di ricordare di essere già passati da li”.

Forse quelle ragazze erano delle prostitute d'alto borgo :“Escort”, come si dice in gergo, ma fatto sta che quella sera non me la scorderò per tutta la vita.
Erano le 9:00 del mattino e io e Salvatore ci incamminiamo per le vie di Milano, volevamo tornare in albergo per darci una rinfrescata e andare a cercare lavoro, ma fu il lavoro che trovò noi , come tutto il resto di questa storia .
Entriamo nel primo bar che troviamo e facciamo colazione.
Salvatore che aveva sempre voglia di scherzare dice alla ragazza del bar : “ Ci dai due belle briosce come le tue” ?
E quella del bar con un mezzo sorriso : “ Se vuoi te le posso anche dare le mie, ma devi chiederle a mio marito, se ti da il permesso di prenderle” ?
Salvatore: “ Dopo vediamo adesso faccio colazione”.
Mentre facciamo colazione, con delle briosce che erano buonissime, si avvicina un signore vestito bene , molto elegante, e odorava come una donna, ma indossava un grosso anello, un laccio o collana e due grossi bracciali d'oro, quasi fosse un boss malavitoso.
Al ché io guardo Salvatore e gli dico: “ Mi Totò non si può stare in pace neanche qui, e ora questo che vuole ?”.
Salvatore: “ Non ti preoccupare adesso vediamo ”.
Comunque il tizio si avvicina a noi e, con una voce molto rauca, ci dice: “ Ragazzi per caso vi interessa un lavoro ?”
Per caso, forse stava capitando tutto per caso o per destino, o forse il destino ce lo stavamo costruendo noi, fatto sta che quelle quattro e semplici parole mi colpirono subito.
Francesco: “ Prego si accomodi, ci dica di cosa si tratta ”, gli risposi e poi aggiunsi: “ Io mi chiamo Francesco e il mio amico Salvatore”.
Roberto: “ Piacere io mi chiamo Roberto per gli amici Bobo”. Rispose il tipo.
Nel frattempo Salvatore che lo osservava, zitto zitto, gli dice: “ e noi per gli amici Ciccio e Totò”.
Al che Bobo con un sorriso inizia a farci delle domande e dopo averci chiesto se abitavamo a Milano, perché eravamo li, e altre informazioni, Bobo ci dice: “ Ok, ragazzi se vi interessa ho un lavoro da proporvi, io ho una discoteca a Milano in pieno centro e siccome ultimamente ho avuto delle grane con la polizia, perché mi vengono a spacciare la droga dentro, e mi vogliono far chiudere il locale, onde evitare che questo accada sto cercando delle persone di fiducia che fanno dei controlli e poi mi riferiscono cosa succede.
Una cosa importante voi non dovete destare sospetti che lavorate per me, cosi non facciamo capire niente a nessuno, anche perché ho scoperto che ci sono dei buttafuori che sono d'accordo con quei bastardi che spacciano nel mio locale. Magari, ho pensato di inserirvi, come butta fuori, allora ragazzi cosa ne pensate ? ”.
Mi sembra strano dirlo, ma quello, nella situazione in cui ci trovavamo, era il lavoro giusto per noi.
Io e Salvatore ci guardammo negli occhi e dopo esserci consultati tra di noi gli chiediamo: “ Ma la paga quant'è ?”.
Bobo: “ Guardate che io problemi di soldi non ne ho vi do subito, come ingresso per il lavoro che svolgerete, 1000 euro a cranio, e poi per la paga ci mettiamo d'accordo, comunque per iniziare vi posso dare 1500 cucuzze a cranio, come do hai miei buttafuori, e vi faccio il contratto per sei mesi poi se svolgete un bel lavoro ci sono dei premi, allora cosa ne pensate ?”.
Salvatore che era preso dall'eccitazione e dall'euforia perché un occasione cosi non l'avremo trovata più, neanche mi guardò in faccia, stavolta, e disse, quasi urlando: “ Ok, Bobo per noi va benissimo, quando iniziamo ?”
Bobo: “ Iniziate domani sera, alle 24:00 fatevi trovare in corso Buenosaires, li c'è il mio locale”.
Dopodiché Bobo si alza e ci saluta e sale sul suo “ Porche Cajen ” e va via, io e Salvatore iniziamo a parlare un po' del più e del meno riguardo anche quel lavoro.
Una domanda mi martellava la testa: “ Come mai quel tizio ci offriva cosi tanti soldi?”.
Salvatore: “ Dai Ciccio non ti preoccupare a me sembra un tipo apposto”.
Francesco: “ Grazie Totò tu sei un vero amico, hai sempre una parola
d'incoraggiamento, nel momento giusto, dai sarò positivo anch'io, ma adesso andiamo”.
Usciamo da quel bar e decidiamo di andare verso la pensione, cosi da rinfrescarci un po' e riposarci, perché ancora non eravamo riusciti a farlo.
Prendiamo l'autobus, e torniamo verso la pensione, e finalmente arriviamo a destinazione.

Appena entriamo nella pensione, la signora Pina ci da il ben venuto: “ Ue giuvinot dove siete stati, avete fatto le ore piccole e guarda che facce che avete, se volete mangiare qualcosa ? Io e la mia figliola stiamo per mangiare ho fatto le lasagne e due belle cotolette alla milanese, solo se vi va, che ne dite ? ”.
Stavolta, visto che la figlia mi piaceva un sacco, gli risposi: “ Si, grazie signora lei è molto gentile, se ci dice dove è una pasticceria andiamo a prendere il dolce”.
E la signora Pina di canto suo rispose: “ No ragazzi non vi preoccupate , il dolce
l'ha fatto la mia bambina”.
Salvatore: “ Va bene signora lei è molto gentile, come possiamo non accettare un invito cosi generoso, però prima andiamo a fare una doccia e rinfrescarci un po' perché puzziamo come animali”.
Francesco:“ Lo scusi signora Pina ma Totò ha sempre voglia di scherzare”.
Sig.ra Pina: “ Dai ragazzi andate a farvi la doccia che fra un oretta si mangia”.
Andiamo a farci una doccia ed io che volevo far colpo su Teresa mi riempio di profumo, torniamo giù, era ormai ora di pranzo, e la signora Pina con la figlia Teresa ci aspettano.
Signora Pina: “ Prego giovanotti venite di qua che ce la sala pranzo e già tutto pronto ”. Ci dice Pina.
Superati i convenevoli e le prime emozioni, anche perché, a me Teresa mi piaceva moltissimo, iniziamo a mangiare e vi garantisco che quel pranzo era buonissimo, sarà perché io e Teresa non smettevamo mai di guardarci, forse perché le cose sembra proprio che stessero prendendo il piede giusto, ma quello fu il pranzo più buono della mia vita”.
Tra una parola e l'altra si erano fatte le 5:00 del pomeriggio e dopo aver aiutato a sparecchiare, mentre Salvatore si intratteneva ancora a parlare con la sig.ra Pina e a bere del limoncino, fatto in casa, io e Teresa usciamo fuori a fare due passi.
E tra una chiacchierata e l'altra mi viene il coraggio e gli dico: “ Sai Teresa a me piaci tanto e vorrei uscire una sera con te, magari andiamo a cena, che ne dici? ”. Premetto che avevo paura della sua risposta e il cuore mentre che glielo chiedevo mi batteva forte.
Teresa mi prese la mano e mentre me l'appoggiava sul suo cuore mi disse: “ Sai Francesco anche tu mi piaci tanto, anzi forse di più, c'è qualcosa di te che mi ha colpito subito, senti come mi batte forte il cuore, ci vengo volentieri a cena con te, dimmi quando e io ci sono ”.
Forse mi ero innamorato, ero talmente vicino a lei che non riuscì a trattenermi le presi il viso tra le mani e accarezzandole i capelli la baciai, e lei ricambiò dolcemente.
Francesco: “ Se per te va bene possiamo uscire stasera perché da domani inizio a lavorare in discoteca”.
Teresa : “ Si per me va benissimo a che ore mi vieni a prendere? ”.
Francesco: “ Alle 20:00 sono sotto casa tua, eh cioè davanti all'ingresso della pensione, magari troviamo un bel localino dove mangiare a lume di candela, solo che io non ne conosco e pensandoci bene non ho neanche la macchina ”.
Teresa: “ Non ti preoccupare io ho la macchina e conosco un bel ristorante dove andare, penso a tutto io, l'importante è stare insieme per conoscerci, dai adesso torniamo che devo finire di fare dei lavori in albergo e poi mi devo preparare per stasera ”.
La sera stessa, dopo aver spiegato la situazione a Salvatore, che da parte sua capì immediatamente, dopo essermi docciato, sbarbato e profumato e avere messo la mia camicia migliore e la giacca, alle 20:00 in punto ero li presente, davanti all'ingresso, e lei, Teresa era stupenda, indossava un cappottino nero, dove intravedevo la sua scollatura e aveva dei tacchi mozzafiato.
Teresa si avvicinò a me e con un dolcissimo sorriso mi disse: “ Ciao amore come mi trovi?”.
Era fatta ormai l'avevo conquistata, dopo quello che mi aveva detto mi avvicinai di più a lei e baciandola le dissi: “ Sei stupenda, sei la principessa dei miei sogni”.
E Teresa che aveva sempre il sorriso sulle labbra mi disse: “ Anche tu potresti essere il mio principe, ma adesso andiamo ho già prenotato”.
E prendendomi la mano mi porta fuori e poi mi dice: “ Tieni queste sono le chiavi della mia auto, guida tu”.
Ero emozionato e nello stesso momento ero felice perché tutto andava sempre meglio, comunque la macchina di Teresa era molto bella, aveva l'ultimo tipo del wolswagen golf la versione sportiva.
Prima di farla salire in macchina le aprì la porta come fa un vero gentiluomo, e le chiusi la portiera dopo di che le chiesi: “ Ma come facciamo ad arrivare, perchè io non conosco la strada?”.
E Teresa, subito, prontamente, schiacciò un pulsante e si accese il navigatore e poi dice: “ Guarda Ciccio ho già impostato il navigatore, segui le indicazioni e arriveremo in un attimo”.

Quando incontrai Teresa la prima volta mi sembrava una ragazza timida e insicura, ma conoscendola bene, pian piano, scoprì che era una persona che sapeva il fatto suo, molto decisa e sicura di se, e sapeva come ottenere le cose che voleva, compreso me.
Tornando a quella sera, ero euforico, contento e felice, di essere li con Teresa, la persona di cui mi ero innamorato, il mio cuore andava a mille.
Mi avvicinai a Teresa le presi la mano e le diedi un bacio sulla guancia, subito lei rispondendo a quel mio dolce gesto mi accarezzo delicatamente il viso e mi baciò sulle labbra, e poi aggiunse dai adesso andiamo se no faremo tardi .
Girai la chiave e seguendo le indicazioni del navigatore ci avviammo verso il ristorante, dove arriviamo dopo appena 20 minuti, era un bel locale, all'interno c'era una piscina e piante ovunque e le luci erano soffuse, i tavoli erano apparecchiati con posate d'argento e cenammo a lume di candela.
La cosa che mi sembrò strana e mi imbarazzò molto fu che Teresa volle pagare lei, da noi giù non si usa che pagano le ragazze, e non sapevo neanche quanto avesse pagato, comunque passammo una bella serata, anche perché dopo cena andammo un po' a passeggiare sotto le stelle, mano nella mano, come due innamorati.
Teresa: “ Sono molto contenta di essere uscita con te stasera , anche se sei molto giovane con te al mio fianco mi sento protetta, perché ti comporti come un vero uomo”.
Quelle parole furono molto importanti per me, adesso sapevo cosa volevo dalla mia vita e soprattutto volevo Teresa.
Dopo che Teresa finì di parlare le presi il viso tra le mie mani e la baciai, e lei mi ricambiò, e fu un bacio lungo e appassionato.
Dopo esserci un po' raccontati le nostre vite, tornammo ognuno a casetta sua: “io nella mia camera, e lei nel suo appartamento, che era situato attaccato all'albergo” .
Si era fatto molto tardi, quindi la baciai e le diedi la buona notte, sull'uscio di casa sua.
Salì in camera mia entrai senza fare tanto rumore per paura di svegliare Salvatore, anche perché volevo evitare i suoi commenti di sfottimento nei miei riguardi, e Salvatore non c'era, dov'era finito?
Ero preoccupato, perché sapevo che la sua indole era di mettersi nei guai, non persi tempo lo chiamai subito al telefono, non mi rispondeva, allora scesi giù nella hall, dove c'era un divanetto, chissà forse salendo non l'avevo visto, ma non era neanche li, uscì fuori girai appena lo sguardo e vidi Salvatore rannicchiato sul pianerottolo, supposi che mi aspettava , lo scossi un po' e gli dissi: “ Totò, ma ora chi fai dommi n'terra, dai namu supra a dommiri”. ( Totò ma che fai dormi a terra, dai andiamo sopra a dormire ).
Salvatore mi rispose: “ Ma chi dici ero sveglio, però hai ragione andiamo a dormire nel letto,va chi cà mi congelai”.
Che amico che era Salvatore mi stava aspettando, era come un fratello maggiore, cercava sempre di proteggermi, ed io lo stimavo tantissimo per quello che faceva per me.
Andammo a dormire era notte inoltrata, ormai, era tardissimo ed eravamo stanchi della giornata trascorsa, e appena arrivati nel letto fu un collasso totale.
Finalmente arrivò il fatidico giorno, la prima notte di lavoro stava per arrivare, erano le otto di sera e non conoscendo ancora le strade di Milano ci avviamo verso il lavoro, anche con un po' d'anticipo, e mentre stiamo per uscire dall'albergo per avviarci, Teresa era li ad aspettarmi: “ Ciao amore, questi sono per te”.
Mi aprì la mano e mi mise cento euro, e disse: “Non dire niente, so come la pensi, quando guadagnerai i tuoi primi soldi, me li ridarai, adesso vai se no farai tardi”.
Mi baciò e nell'altra mano mise un bigliettino con tutte le indicazioni per arrivare fino al corso, rimasi ancora una volta stupito di quella donna, era lei ciò che volevo, si era proprio la ragazza dei miei sogni.

Dopo qualche chilometro passato fra un mezzo e l'altro e un po' di sbagli, riusciamo ad arrivare a destinazione .
Ci mettiamo davanti al locale e aspettiamo che arrivi qualcuno, e mentre che aspettiamo ci passa davanti una stangona, con una minigonna cortissima e due seni paurosi, e Salvatore che era sempre quello più sveglio, tra noi due, la aggancia subito, con una scusa idiota, talmente stupida che ha funzionato subito, e le dice: “ Ciao, scusa, sai dove si trova via Monte Napoleone”.
E la ragazza a sua volta rispose d'impeto, quasi di getto, e con una voce a dir quanto un po' flebile: “Veramente siete un po' lontanucci da qui, e poi mi dovete dire voi cosa ci fate qua?”.
Al che io e Salvatore ci guardiamo in faccia, ed io gli dico a Salvatore : “Ma cosa vuole dire? Tu l'hai capito?” .
E Salvatore mi rispose: “ Ma che minchia ne so, ora glielo chiedo e mi levo l'impaccio”.
Ma la tipa, che a noi sembrava una gran figa, neanche ci fece replicare che dice: “ Ei ragazzi sono io, sono Mauro, vi avevo visto da laggiù che eravate voi, e sono venuta qui apposta” .
E Salvatore che, come me, era rimasto mezzo scioccato cercò di sdrammatizzare dicendogli: “ Dai Mauro ci stai facendo uno scherzo? Guarda che l'ho capito” .
Mauro di canto suo rispose : “ No è vero quello che vedi, io la sera sono Mary, hai visto che fisico che ho, e anche i miei seni sono veri, e già da qualche anno che prendo gli ormoni, e sto raccogliendo dei soldi per operarmi, e la sera faccio la escort ”.
Salvatore: “ Come la escort, ma non sono donne le escort ?”.
Mauro: “ Si, generalmente, sono donne ma io lo faccio solo per uomini a cui piace stare con i trans, e lavoro per il vostro datore di lavoro” .
Salvatore: “ Ma chi Bobo ?”.
Mauro: “ Si proprio lui”.
A questo punto entrai anch'io nel discorso e feci una domanda a Mauro, un po' perché avevo i miei valori morali che, al giorno d'oggi e difficile averli, e un po' perché non mi so fare mai i cazzi miei, e con aria da mezzo deficiente, dissi a Mauro: “ Ma scusa se te lo chiedo, ma i tuoi genitori lo sanno di quello che fai, della tua doppia vita, o di ciò che desideri” .
Fino a quel punto Mauro parlava col sorriso sui denti, ma con quella domanda avevo toccato i suoi sentimenti, e quasi con le lacrime agli occhi rispose: “ Mia madre lo sa, ma a mio padre non posso dire nulla, perché se glielo dico, so che mi ucciderebbe o gli verrebbe un infarto, per questo motivo di giorno uso la fascia per coprire il seno e assumo un aspetto quasi da uomo”.
Forse Mauro non lo sapeva, ma io credo che il padre sapesse già da tempo quali aspirazioni avesse il figlio, infatti fu proprio per questo motivo che ci fece andare via appena arrivati.
Ma quello, perlomeno per noi era un capitolo ormai chiuso.
“ Allora ragazzi basta parlare di me ” disse Mary: “ Cosa facciamo andiamo dentro cosi iniziamo a lavorare? Anche perché Bobo sicuramente vi aspetta ”.
Aveva proprio ragione, perché mister Bobo ci aspettava, era e trasmetteva entusiasmo.
Bobo: “ Dai ragazzi da voi mi aspetto tanto, so che siete bravi ragazzi e secondo me anche in questo lavoro sarete bravi, dai adesso andate e se avete bisogno di qualcosa chiedete al mio braccio destro”.
Ci presentò un energumeno alto un metro e novanta , grosso quanto un armadio e ci disse: “ Questo è Giovanni detto Mazzinga, se avete bisogno di qualunque cosa lui è a vostra disposizione, adesso andate, ciao ragazzi e in bocca al lupo”.

Da quella sera erano passati sei mesi e il lavoro andava a gonfie vele, ormai eravamo diventati bravi nel nostro lavoro e Bobo aveva mantenuto tutto ciò che ci aveva promesso, e grazie a quel lavoro avevamo trovato un appartamentino in affitto, davvero accogliente, poco distante dalla pensione cosi che io e Teresa potevamo trascorrere delle piacevoli serate.
Bè, da come sicuramente avete capito, anche il mio rapporto con Teresa diventava sempre più forte e io ne ero sempre più innamorato, e lei ricambiava sempre di più.
Mancava solo che io e Teresa facessimo l'amore e poi il nostro rapporto era perfetto, quasi idilliaco, e neanche a farlo apposta che questo arrivò, infatti una sera delle tante quando io ero libero, perché era il mio giorno di riposo, usci con Teresa che mi portò a casa sua e dopo una bella e romantica cena a lume di candela Teresa mi si avvicinò e sussurrandomi all' orecchio mi disse: “ Amore sono pronta ”.
Ed io che a volte non riesco ad afferrare le cose a volo, oppure non ci voglio credere rispondo a Teresa: “ Amore mio pronta per cosa ”.
Teresa a sua volta mi accarezza il viso e mi prende la mano mettendomela sotto la sua camicetta.
Ok , stavolta avevo capito.
“ Teresa sono pronto anch'io ”: le replicai, e quella sera furono le ultime parole che le dissi, perché facemmo l'amore tutta la notte e non ci fu il tempo di raccontarsi o dirsi altro.

Una sera mentre facevamo il solito lavoro in discoteca si avvicina un tale e mi dice: “ Sai ti vorrei offrire un lavoro in cui ti potrai sicuramente divertire , puoi portare anche il tuo amico, ci vediamo in via ..... dopo che avete finito di lavorare qui ”.
“ Guarda non ho la macchina e poi di cosa si tratta? ”: risposi.
E il tale mi rispose: “ Non ti preoccupare, vi passo a prendere io appena smontate da qui, e per quanto riguarda il lavoro si tratta di una cosa molto semplice, la vedi quella che balla in pista, con quel toppino e quella minigonna cortissima, è mia moglie, a lei piace fare l'amore con più uomini e a me fa godere il fatto di vederla così zoccola, la dovete solo fare contenta e io vi riempio di soldi ”.
Salvatore che, era accanto a me, senza pensarci due volte, rispose subito si.
Ed io, che non ero d'accordo, mi ritrovai nel mezzo.
Detto e fatto, quel tale, appena chiuse la discoteca, alle prime luci del mattino si fece trovare fuori la porta e ci venne a prendere con la moglie e un BMW X 5, dopo qualche chilometro ci ritroviamo in una cascina alle porte di Milano, e dopo aver parcheggiato entriamo dentro.
La moglie, che era una gran figa, con dei capelli neri lisci e lunghissimi aveva gli occhi verdissimi, un seno stupendo e un culo spettacolare, neanche il tempo delle presentazioni, che si inizio a spogliare e rimase in perizoma e col seno nudo, e mentre il marito si masturbava sulla poltrona, lei afferrò Salvatore per i pantaloni e glieli abbasso, e anche gli slip e gli prese il pene e mettendosi in ginocchio comincio a fargli un pompino, e mentre Salvatore mi diceva: “ Dai Ciccio facemuci avvidiri cu semu, futtemuni a chista zoccula davanti a du cunnutu i so maritu ”. ( Facciamogli vedere chi siamo, scopiamoci a questa zoccola davanti a quel cornuto di suo marito).
Fu allora che ebbi il quadro chiaro, io amavo Teresa e non mi sarei mai permesso di ferirla, allora senza dire niente usci fuori e mi accesi una sigaretta, aspettai fino a quando non ebbero finito, addormentandomi anche sullo scalino della veranda.
Erano ormai le dieci del mattino quando ebbero finito ed io ero stanchissimo, volevo tornare a casa, per riposare allora dissi a quel tale se poteva fare in fretta, che volevo tornare a casa.
Mi ricordo che ci mettemmo in macchina, e mentre la moglie rimase a riposare nella cascina, perché, poveretta era troppo stanca per affrontare il viaggio, il cornutone ci accompagnò, e mentre stava percorrendo la strada chinò il capo in avanti e la macchina sbandò, e ci fù un grande frastuono, dopodiché il vuoto non mi ricordo più niente, so solo che mi svegliai dopo due settimane in ospedale, e la prima cosa che dissi fù: “ Teresa, voglio vedere Teresa ”.
Avevamo avuto un brutto incidente, la macchina si era ribaltata più volte perché quel tizio aveva avuto un infarto, e per lui fù fatale, Salvatore non si era fatto niente solo qualche graffio, mentre io che avevo sbattuto la testa finii in coma, e mi ci vollero ben due settimane per risvegliarmi da quel sonno profondo.
Mentre Salvatore veniva a trovarmi tutto il giorno e tutti i giorni perché la sera continuava a lavorare in discoteca, Teresa era stata, dal giorno dell'incidente sempre li vicino a me.
Anche quando mi svegliai era li e mi disse: “ Amore mio sono stata tanto in pensiero avevo paura che morissi, adesso staremo più tempo insieme perché io avrò cura di te”.
Ero felice per quello che avevo appena sentito ma l'unica cosa che riuscì a fare fu un lieve sorriso e annui anche un po' col capo, altro non riuscivo a fare.
Dopo qualche giorno di riabilitazione e, dopo tutti gli accertamenti del caso, tornai nella mia casetta e dopo un'altra settimana tornai a lavorare in discoteca.

Era passato quasi un anno, ormai, e nel nostro lavoro io e Salvatore ormai eravamo diventati dei professionisti, e la paga era buona cosi da permettermi di aiutare economicamente la mia famiglia che era rimasta giù in Sicilia e comunque stavano tutti bene, anche mio padre che grazie ai soldi che riuscivo a mandargli poteva pagarsi le medicine e si era ripreso anche dalla depressione dovuta conseguentemente alla sua malattia .
Con Teresa andava a gonfie vele il nostro rapporto diventava sempre più solidale e sia io che lei volevamo qualcosa di più serio, magari scambiarci gli anelli di fidanzamento e poi andare a vivere insieme, ed era da un po' che stavamo ragionando su quel fatto ma non sapevo come dirlo a Salvatore.
Salvatore nel frattempo aveva allacciato una relazione con una donna facoltosa più grande di lui che aveva incontrato in discoteca, di nome Vanessa e comunque in quel periodo mi ricordo che era contentissimo, anche perché lei lo riempiva di regali e gli aveva regalato, anche, una macchina, e che macchina: era una BMW serie uno versione sportiva e tutta accessoriata, e Salvatore, che era stato sempre altruista e generoso con me, mi faceva usare la sua auto, e si possiamo dire che le cose avevano preso il piede giusto.
Da come eravamo partiti, fino ad oggi avevamo fatto un grosso passo in avanti, avevamo tutti e due un lavoro, che ci dava anche grosse soddisfazioni perché ci permetteva di toglierci molte soddisfazioni e desideri, e avevamo trovato anche due donne meravigliose che ci amavano tantissimo, beh potevamo dire certamente di essere due uomini davvero fortunati, cosa potevamo volere di più dalla vita?
Uscivamo spesso insieme in quattro, e sia Teresa che Vanessa avevano allacciato tra di loro una bella amicizia.
Mi ricordo che una sera siamo usciti per festeggiare il secondo anno di fidanzamento tra me e Teresa, e i nostri cari amici vollero farci un bellissimo regalo.
Vanessa: “ Stasera ragazzi è tutto prenotato non potete dire di no , vi abbiamo fatto un regalo vi aspettiamo stasera”.
Dopodiché ci rincontrammo la sera stessa io e Teresa eravamo molto emozionati, perché festeggiavamo il nostro anniversario, ma soprattutto perché con noi c'erano i nostri migliori amici, e poi non stavamo più nella pelle: “ Qual'era la sorpresa? ”.
Dopo una bella serata trascorsa anche con una sontuosa cena in uno dei migliori ristoranti di Milano, naturalmente volle pagare tutto Vanessa e non ci fu niente e nessuno che le fece cambiare idea, i nostri amici ci accompagnarono fuori dal ristorante dove ci aspettava una bellissima carrozza con i cavalli.
Quello era il nostro regalo per l'anniversario, e fu una vera sorpresa .
Vanessa: “ Ecco ragazzi, questo è il nostro regalo per voi, mio e di Salvatore, perché ve lo meritate.
Dopo abbracci e lacrime, soprattutto fra le donne, ci salutiamo con i nostri carissimi amici e io e Teresa saliamo su quella splendida carrozza che ci fa fare il giro turistico di tutta la città, sotto un meraviglioso cielo stellato.
Orazio La Boccetta
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