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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Ida Auletta
Titolo: Oltre Umano
Genere Dark Fantasy
Lettori 3623 38 64
Oltre Umano
Ethan se ne stava sul retro della piccola baita, col cappellaccio texano ben calcato sulla testa bionda, quasi albina, pacifico e tranquillo come una belva sedata. Forse erano state la pioggia ed il temporale a rilassarlo o magari aveva ritrovato la pace dei sensi grazie all'isolamento ed all'essere rimasto solo con se stesso, lontano da tutti, per giorni e giorni. Stava sotto la pioggia con addosso la solita canottiera bianca, in barba all'umidità ed al clima non propriamente mite del periodo, ed un paio di jeans infilati nel collo di cuoio striato di quelli che avevano tutta l'aria di un paio di stivali da cowboy. Era intento a scavare con un falcetto artigianale un solco ampio e profondo nel terreno che declinava verso oriente a drenare l'acqua accumulatasi intorno alla baita, fino al piccolo ruscello non troppo distante.
Sharyl correva sotto la pioggia con jeans e anfibi zuppi e sporchi di fango ed i lunghi capelli castani che le si appiccicavano sulle guance mentre saltava agilmente qualche radice o scansava alberi con la leggiadria di un cerbiatto. Dopo qualche manciata di metri sbucò nella piccola radura che si trovava davanti alla vecchia baita. Si soffermò alcuni secondi a contemplarne la facciata prima di correre a cercare riparo sotto al portico dell'ingresso. Erano trascorsi molti mesi dall'ultima volta che c'era stata e non si aspettava di trovarci qualcuno ma una volta raggiunta la soglia, la sensazione fu inconfondibile, lei lo percepiva. Percepiva la presenza di Ethan.
L'aria cupa e uggiosa del bosco era intervallata da schiarite fulminee di lampi seguiti da tuoni borbottanti. Sharyl trasalì appena mentre oltrepassava quello che un tempo era lo stipite di una porta divelta ed ora ricostruita alla meglio. L'uscio era accostato, per lei fu facile entrare. La sensazione che le permetteva di percepire la presenza dell'altro era simile ad un vago senso di tensione sotto pelle, qualcosa di assimilabile ad un'allerta sottile abbastanza da solleticare l'adrenalina ma non tanto da trasformarla in paura o eccitazione.
Allo stesso modo fu facile per Ethan percepire l'intrusione di Sharyl. Le sue sensazioni differivano abbastanza da arrivare a punzecchiargli la nuca ed altre parti del corpo, in un misto di fastidio sgradevole e contrastante eccitazione. Nulla che gli impedisse di continuare a scavare il solco trascinando il falcetto nel fango.
Fu proprio in quel frangente che un lampo improvviso e micidiale irruppe nelle vicinanze, seguito da un suono crepitante e dallo schianto di un arbusto precipitato al suolo non molto distante. Non era raro veder cadere fulmini sulle grandi querce lungo il limitare della radura e quando il fulmine cadde lì vicino furono prima i rumori a frenare gli intenti di Ethan poi l'accecante luce che suscitò una spontanea reazione d'impeto - ARGH! cazzo! - . Il falcetto che brandiva venne abbandonato e le mani gli si piantarono tutte e due sulla faccia per coprire gli occhi particolarmente sensibili alla luce, tanto da far male.
- Stupida pioggia ...tsk - Sharyl, per quanto il suo legame con gli elementi della natura fosse forte, continuava ad avere con quella un rapporto tutto personale e imprecando contro la pioggia per l'irruenza del fulmine, rimase ferma nella piccola sala che ospitava l'ingresso ed un ambiente unico per la cucina ed il soggiorno. Era tutto ampiamente spoglio, sporco e disordinato. Lei impiegò qualche minuto a sfilarsi il giubbotto di pelle che le aveva permesso di tenere asciutta la felpa.
Lo adagiò su una delle sedie disposte intorno al piccolo tavolo quadrato, alla sua destra, lasciando orme di fango ad ogni passo senza curarsene troppo. L'interno non era molto diverso da come se lo ricordava. Il vecchio sedile posteriore di una Chevrolet troneggiava di fronte al camino smembrato, al posto di un vero divano. C'erano stoviglie annidate a muffe di varia specie incrostate nel lavello e l'odore non era esattamente piacevole, seppure prevalesse quello della terra, del legno e delle foglie bagnate. Sharyl storse leggermente il naso attraversando la sala per raggiungere la porta posta in fondo al piccolo corridoio che dava accesso alla camera da letto, al bagno, al ripostiglio ed a quella che affacciava sul patio nel retro. Pochi istanti dopo il suo passaggio, a non più di due metri sopra la sua testa, cominciò a comparire quella che sembrava una frattura nell'aria, proprio in mezzo al vuoto. Dall'alto della contro soffittatura qualcosa stava oltrepassando la legna marcia ed affiorava poco a poco. Il suono che emetteva somigliava a quello di una grossa vela maestra strappata e scandì la rottura della dimensione sul piano materiale che continuava a prendere piede allargandosi all'interno della baita fino a creare una sorta di varco oscuro proprio in mezzo al soggiorno.
Dai meandri cupi di quella frattura stava emergendo una mano, seguita da un braccio, attaccato ad un corpo che tentava di districarsi ad agio. L'intera stanza cominciò a puzzare di zolfo. - Fottuto temporale di merda. Maledizione... - Ethan smise di imprecare solo quando, muovendosi per tornare verso la baita, incespicò sul falcetto abbandonato nel fango, calpestandolo. Aveva ancora una mano sugli occhi e le palpebre chiuse quindi procedette alla cieca per qualche passo, prima che la sagoma di Sharyl fu avvistata sul piccolo patio.
Non riusciva ancora bene a distinguerne i lineamenti ma sapeva che si trattava di lei, lo aveva indovinato dalla sua “essenza”. - Tu porti sfiga! Sei una jettatrice! Altro che ninfa dei boschi! La ninfa della sfiga! Non è possibile che piova a dirotto ogni volta che ti incontro ed è ancora meno possibile che ogni volta che raggiungi questo fottuto posto debba succedere qualc... - Sbraitò contro di lei, come se il rivederla dopo lungo tempo non gli fosse esattamente gradito ma Ethan era quello che era e forse lo sbraitare contro Sharyl tradiva un'abitudine consueta che nascondeva ulteriori sottintesi noti solo a lei.
Tuttavia le parole gli morirono in gola nell'esatto istante in cui, a livello percettivo, qualcosa si impose al di sopra dell'essenza di Sharyl, qualcosa che proveniva dall'interno della baita e che pesava come un macigno nello stomaco.
Allo stesso modo, Sharyl, investita da un'aura di negatività notevole, immobilizzandosi a pochi passi oltre il porticato, fece per voltarsi indietro, osservando la porta superata, indietreggiando a rilento fino a ritrovarsi contro le mani di Ethan sollevate dietro le sue spalle. - E-ethan... - L'essere fuoriuscito dallo squarcio si mosse lungo il corridoio, raggiunse la soglia della porta sul retro, gli si parò davanti e li osservò con occhi lugubri, neri come la pece, completamente scuri, infossati in orbite scavate nella pelle così sottile da mostrare in rilievo le venature violacee sotto l'epidermide.
Aveva l'aspetto umanoide ma non c'era nulla di umano in lui. L'espressione era innaturale, indifferente. Era completamente svestito, ricoperto di brandelli di carne molle che gli colava come poltiglia lungo gli arti, sulle membra, come se una mano troppo grande fosse andata ad infilarsi in un guanto di plastica troppo piccolo, presentava rotture, slabbrature e grinze. Era un essere infernale, lo si intuiva non solo dall'aspetto ma anche dall'odore e nel caso di Sharyl dalla paura intrinseca che l'aura di quell'essenza sprigionava.
- Avevo ragione, vedi? - Infierendo, Ethan ironizzò sul livello di sfortuna dato dalla presenza di Sharyl. Non sembrava minimamente preoccupato dal sopraggiungere della cosa che sostava sul patio della sua baita scassata, eppure una leggera tensione era percettibile a livelli empatici e Sharyl poteva intuirla perché la sua empatia era speciale.
Dopo pochi istanti, alle spalle dell'entità fece capolino un denso fumo grigiastro, l'odore che proveniva dall'interno della baita diventava sempre più acre e pungente, accompagnato da una folata di condensa data dall'aumentare della temperatura circostante. La pioggia sulle assi del tetto cominciò ad evaporare. Qualcun altro stava sopraggiungendo dal portale squarciatosi nel salotto di casa Marsh.
Ethan osservava la creatura che dopo una generale occhiata ai dintorni, rimanendosene ferma al riparo sotto al portico, gli dedicò lo sguardo sfoderando un sorriso di denti marci e neri. Sharyl inorridì, Ethan sorrise a tutto spiano, inspirò forte dal naso gonfiando il petto in un plateale cenno di compiacimento e quando espirò, manifestò tutto il suo sadico piacere - mi mancava l'odore di casa... - Alludeva ai piani molto più bassi del circondario, quelli da cui sapeva fosse arrivato l'amico - “Jabba”... avresti potuto chiamare per avvertirmi della visita, ti avrei preparato il tè. -
Con le mani ancora strette intorno alle spalle di Sharyl, fermo dietro di lei, in una sorta di cordiale invito, fece per rivolgersi alla ragazza - Zuccherino, perché non fai il giro e vai a prendere il set di porcellane che la nonna mi ha lasciato in cucina? Nella credenza, sul lavello... - Sharyl si voltò a guardare Ethan con la faccia stranita e l'aria di chi non aveva voglia di essere presa in giro ma prima ancora che potesse parlare Ethan le aveva stretto abbastanza forte una delle spalle da indurla a discostarsi da lui, con l'incentivo di una sana spintarella.
Sharyl esitò, traballò, alternò lo sguardo tra i due e poi intuì che forse quell'invito tradiva un suggerimento anche perché non credeva davvero che Ethan potesse avere una nonna. Chi cavolo era Jabba e cosa nascondeva il finto cowboy nella credenza? Se fosse stato sul serio un servizio da tè di certo glielo avrebbe spaccato tutto in testa, ficcandogli i cucchiaini uno per uno dove sapeva lei.
Nonostante tutto cominciò a distanziarsi, l'altra creatura non si mosse se non guardandola con gli occhi vacui fino a vederla sparire oltre l'angolo della baita, poi l'attenzione tornò su Ethan ed anche il ghigno malevole. - Qualcuno ha addirittura scomodato il buon vecchio Jahbulon in persona, accidenti. A cosa devo la visita? Si può sapere? - Se Ethan era ansioso di capire cosa ci facesse un demone antico in casa sua, il fantomatico amico Jabba, alias Jahbulon, antica trinità demoniaca, sembrava la quiete e la stasi personificata, anche perché a muoversi troppo dava l'impressione di rompersi o disgregarsi.
In tutta la sua regale compostezza cominciò lentamente a sollevare il palmo della mano destra che arrivato a mezz'aria si strinse intorno a qualcosa di intangibile che prese poco a poco forma da una nebbia lattiginosa via via sempre più densa e consistente e che iniziò a definire la sagoma di una grossa sciabola nera priva di elsa, fronzoli o pomo, lucida e venata di striature come fosse di ossidiana. L'apparire dell'arma rese chiare le motivazioni della visita. Ethan espirò spossato.
Intanto Sharyl, raggiunto il portico anteriore della baita, venne colta dalla stessa sensazione di terrore che l'aveva sfiorata all'arrivo di Jabba. Un altro individuo la intercettò sull'uscio impedendole di passare oltre. L'energumeno stava chinandosi per riuscire ad oltrepassare la porta.
La sua stazza era notevole, alto circa due metri e mezzo, spalle enormi, braccia enormi, collo enorme, era tutto enorme, esclusi i due piccoli monconi di corna mozze che portava sulla fronte. La sua carnagione era più compatta e coesa del compare, anzi, dava l'idea di essere molto più coriacea e resistente. Indossava una sorta di strana bardatura composta di pezzi di cuoio incastrati tra loro a formare placche sul petto e sui genitali.
Una volta del tutto uscito fuori dalla porta Sharyl poté vedere la sua coda, simile a quella di un alligatore. Raggiungeva il terreno e lì ciondolava apparentemente immota. L'energumeno stringeva in mano il manico di una sorta di grosso maglio acuminato ma gli bastò allungare l'altra per agguantare Sharyl immobile a fissarlo. La ragazza strillò - AHHHHHHHH!!! - così forte che lo strillo riecheggiò più del tuono appena rottosi nell'aria, arrivando fino a Ethan, fino a Jahbulon, scuotendo gli alberi nei dintorni come una sorta di trillo. L'energumeno le cinse la gola con sole tre dita, sollevandola dal terreno come fosse un fuscello, zittendola, per poi rigirarla e scaraventarla all'interno della baita dove lo squarcio dilatava lo spazio nel soggiorno e l'olezzo era aspro e irrespirabile, quasi peggio dei calzini sporchi di Ethan ma meglio delle stoviglie nel suo lavabo.
- Bene, bene, bene, due piccioni con una fava... - La voce dell'energumeno era roca e baritonale, flemmatica come i suoi movimenti lenti e appesantiti. Fece per tornare dentro anche lui, oltrepassando la porta appena riparata che si curò di scardinare e scaraventare all'esterno.
Sul retro, Jabba cominciò a discendere la piccola scala che dal patio conduceva alla radura, diretto dritto verso Ethan che apparentemente aveva a sua volta cominciato a indietreggiare. I suoi passi proseguirono uno dietro l'altro finché il tacco di uno degli stivali cozzò contro il manico del falcetto calpestato poco prima.
- Ordini del Caos, putrescente ammasso di carne da vermi. Traditore. - La risposta alla domanda rivolta a Jabba tardò ad arrivare ma arrivò comunque a tempo debito e confermò i presagi di Ethan che iniziò a concentrarsi per lasciar fluire la propria rabbia, curiosamente alimentata dallo strillo che proveniva dall'altro lato della baita. Si era accorto della presenza di un secondo elemento e l'urlo di Sharyl fugò ogni dubbio.
Quando anche l'aura di Ethan impennò i suoi occhi azzurro ghiaccio annegarono in un versamento di pece oscura che dilagò annerendo pupilla, iride e sclera. L'aura demoniaca di Rhazjel fu sguinzagliata lasciando che sul piano psichico prevalesse. - Putrescente... ammasso di carne da vermi... t r a d i t o r e ? - sibilò a voce roca e greve, apparentemente sull'orlo di un'esplosione di nervi ripetendo le parole con le quali era stato appellato, risentito, ma rimase immobile finché Jahbulon non fu a più di un paio di metri. A quel punto, chinandosi repentinamente, fece per afferrare il falcetto mentre la mano sinistra cominciò a trasfigurare lasciando fuoriuscire gli artigli di cui la sua forma demoniaca fisica era dotata. Anche Ethan era un demone.
Sharyl era letteralmente spalle al muro, accasciata sul pavimento, rovinata a terra dopo aver battuto la schiena, la testa ed altre parti di se contro il tavolino e le sedie, rovesciandoli. Rannicchiata in un angolo, poco lontano dallo squarcio nel vuoto, riprendeva fiato. Il tripudio di aure negative, la presenza dello squarcio dimensionale aperto su una dimensione oltremodo malefica e la percezione dell'aura di Rhazjel, non avevano un buon effetto su di lei. Col fiato corto e dolori sparsi ovunque, non tentò minimamente di rimettersi in piedi. Non subito.
Sul retro della baita, intanto, contrariamente a quanto forse si aspettava Jabba, dopo aver visto Ethan afferrare il falcetto l'ingaggio fu dato per scontato, tanto che la sciabola nera fu vibrata dal l'alto in basso pronta a colpire ma lo sgualembro mirato alla mano di Ethan che aveva impugnato il falcetto andò a vuoto con un clamoroso liscio dovuto al fatto che lo spostamento di Ethan non mirava all'attacco diretto ma ad uno scarto di lato. Ethan dribblò abilmente Jahbulon sgusciandogli di fianco per poi elevarsi con un balzo inumano fin sopra il tetto della baita, lasciando interdetto il proprio avversario. Atterrato sulle assi marce del tetto, a Ethan bastò una pedata meglio assestata per sfondarle precipitando assieme ai detriti proprio sulla testa dell'energumeno che aveva sfilato un pugnale rituale dalle finiture ossee da un fodero agganciato alla cintola. Con quello stava intimidendo Sharyl, ancora rannicchiata nell'angolo sul pavimento, con entrambe le mani adagiate alle assi, intenta non più a riprendere aria ma a concentrarsi per richiamare a se la propria essenza spirituale. Gli occhi della ragazza scintillavano di una bioluminescenza simile a quella delle lucciole. Stava richiamando a se il potere della natura ed i tralci di radici che cominciarono a scorticare il pavimento fuoriuscendo dalle fenditure erano stati richiamati per suo volere.
Ethan, crollato sul colosso vi ci rimase aggrappato ancorandosi col falcetto che pensò bene di conficcargli nel trapezio, suscitandone un ruggito funesto e un po' di agitazione - AARGH!! FECCIA!!! - Gli artigli della mano sinistra di Ethan andarono a cercare un punto scoperto sotto le placche di cuoio finendo per trafiggere il fianco del carnefice di Sharyl - Shaitan, lo sapevo che c'eri anche tu, ti ho riconosciuto dalla puzza - .
Spavaldo e più che tronfio, Rhazjel stava cominciando la propria metamorfosi trasfigurando dal corpo umano di Ethan che poco a poco si dilatò e squarciò lasciando fuoriuscire i due spuntoni di corna ritorte che gli crebbero sulla fronte, gli artigli a entrambi gli arti, mentre la stazza accrebbe al punto da pareggiare in altezza quella di Shaitan e la pelle gli si indurì ispessendosi al pari del demone in difficoltà evidente.
Dalle scapole di Ethan si scarnificarono due speroni calcarei che emersero lacerando la pelle per dare vita alle ali scure che di lì a poco si dispiegarono cominciando a fendere l'aria con l'intenzione di sollevare di peso Shaitan. Dal pavimento i tralci di vegetazione richiamati da Sharyl furono indirizzati dal suo sguardo e dalla sua mano verso il maglio brandito dall'energumeno, attorcigliandosi intorno ad esso, risalendo lungo il manico, fino a raggiungere l'impugnatura per poi solidificarsi all'unisono e compattarsi per riuscire a tenerlo imbrigliato.
Shaitan non riuscì a strattonare via la propria arma dall'intrico di vegetali ma impiegò il coltello per ferire Rhazjel ancora aggrappato alle sue spalle. Semplicemente piantando in basso l'arma riuscì a conficcare la lama nella coscia sinistra del demone in metamorfosi. La lama lesionò le carni lasciando fuoriuscire un principio di sangue rossastro subito rimpiazzato dal trabocco di liquido nero e fluido. I denti acuminati di Rhazjel stridettero in un sorriso spettrale, sadico, quasi piacevolmente compiaciuto.
Le ali che sferzavano poderosamente l'aria all'interno della stanza troppo piccola per contenerle, sfoltivano il puzzo proveniente dallo squarcio temporale e completavano il tentativo di arretramento che fu del tutto stroncato da un nuovo evento truculento. La punta di ossidiana della lama della sciabola di Jahbulon fuoriuscì improvvisamente dalla zona addominale di Shaitan trafitto a tradimento e con lui Rhazjel, a propria volta trafitto alle spalle talmente in profondità da avere assunto la posa dello spiedino assieme al proprio compare. Entrambi i demoni abbrancati si accasciarono sulle ginocchia. Sharyl, impietrita, fissava l'avvenimento in prima fila, dal basso - Ethan! -
Jahbulon ghignava, teneva con una mano l'impugnatura della spada conficcata nei reni di Rhazjel mentre l'altra si era posata sulla giuntura della sua ala sinistra. L'arto ossuto, affusolato, prese a ricoprirsi della densa nebbiolina lattiginosa che poco prima aveva dato forma alla sciabola ma stavolta non prese forma, si inglobò all'arto tramutandosi in un fluttuante alone bluastro simile alla fiamma scaturita dal metano. L'effetto era molto simile a quello di una fiamma ossidrica che stava intaccando la giuntura ossea dell'ala. Rhazjel era impigliato contro il corpo di Shaitan che gli estrasse il pugnale dalla coscia per cercare di infilzarlo ancora, ma con una spinta poderosa e mollando la presa del falcetto e sul fianco, Rhazjel si spintonò all'indietro per sfilare il corpo di Shaitan dalla lama e piombare di peso su Jabba che finì seduto sul ripiano del lavandino. La presa sull'ala venne meno e l'arma infilata in corpo a Rhazjel vi restò fin quando, voltandosi, gliela strappò di mano. Contemplando per qualche attimo l'arnese oscuro fuoriuscirgli dall'addome, Rhazjel provvide ad estrarlo con innaturale semplicità, semplicemente sfilandosi la lama dal corpo, lasciando che lo attraversasse tutto. L'espressione sul volto trasudava qualcosa di simile al piacere, ma l'empatia di Sharyl poteva scorgere lo strato di sofferenza intrinseca al corpo del demone. Sharyl poteva sentire il dolore provato da Ethan. L'arma fu scagliata all'interno del varco e una volta sbarazzatosi degli ingombri, gli occhi di Rhazjel frugarono i dintorni come alla ricerca di Sharyl - Fila via... -
Il suono greve di un suggerimento le fu rivolto prima che Shaitan si risollevasse in piedi fissando la propria mano intinta del proprio sangue nero. Aveva l'espressione goffamente contrariata e lo sguardo che rivolse a Jahbulon era eloquente, non servivano parole, gliel' avrebbe fatta pagare cara. L'altro lo ignorò del tutto tendendo entrambi gli arti in direzione di Rhazjel. Stavolta l'ingaggio fu soddisfatto. Mentre la densa nebbiolina cominciava ad irrorare le dita del demone ancestrale infondendogli dio solo sa quale potere deleterio, Rhazjel avanzò di un semplice passo arrivando a ghermirgli la gola con una mano. Strinse forte ed utilizzò l'altro arto per sventrare il corpo scheletrico dall'aria avvizzita e tetra. Gli occhi neri di Jabba lo fissavano diretto, impavidi, privi di paura o dolore né fastidio alcuno, al contrario, tornò a mostrare la corolla di denti marci in un sorrisetto che tradiva qualche vaga consapevolezza. Di lì a poco il corpo di Jabba gli si dissolse tra le dita, svanendo in un potpourri di liquami e nebbia oleosa.
Sharyl aveva osservato tutta la scena e strisciando silenziosamente provò ad assecondare il suggerimento di Ethan. Riuscì a raggiungere il corridoio alle spalle di Shaitan che intento a districare il maglio dall'intrico di arbusti, quando si accorse di lei, sollevò il pugnale per lanciarglielo contro. Come un treno, Rhazjel intervenne schiantandosi contro di lui. La traiettoria mirata alla schiena di Sharyl deviò portando il pugnale a scalfirla solo superficialmente ad una spalla. La ragazza si ritrasse trovando l'ultimo fulgido animo per issarsi sulle gambe e correre in direzione della porta, all'esterno, giù per le scalette del piccolo patio, incespicando fino a cadere nel fango, di faccia. Il bagliore bioluminescente nei suoi occhi era spento, flebile.
All'interno della baita intanto la temperatura aveva raggiunto livelli tanto elevati che gli oggetti metallici sparpagliati in giro stavano iniziando a surriscaldarsi. In alcuni punti in cui la muffa non aveva attecchito il legno entrava in autocombustione dando vita a piccoli focolai sparsi in giro. Rhazjel e Shaitan cominciarono a lottare menandosele di santa ragione, pugni, artigli, pedate, sferzate di coda - Pensavo che fossero tutte insulse bugie quelle che circolavano sul tuo nome, ma ora che sono qui e l'ho vista ed ho visto te, traditore, comprendo quanto tu non sia altro che feccia! Devi estinguerti! - Shaitan non godeva di una buona opinione nei riguardi di Rhazjel.
La situazione degenerò quando il tetto della baita, per intero, cominciò a crollare. Una delle pareti divisorie si infiammò crollando su se stessa ed il varco squarciatosi nello spazio cominciò pian piano a restringersi. Shaitan tentò disperatamente di trascinarci dentro Rhazjel ma in un ultimo sforzo di possanza fu quest'ultimo a tenere l'altro immobilizzato a metà tra le due dimensioni, attendendo che la crepa si richiudesse fino all'attimo in cui Shaitan finì decapitato. Il corpo dell'energumeno si accasciò al suolo esanime, privato del cranio, tra le mani di Rhazjel che rigurgitandogli addosso una boccata di melma nerastra poi si defilò percorrendo il corridoio tra le fiamme, scavalcando i detriti fino a raggiungere l'aura flebile di Sharyl all'esterno, riversa nel fango, in lacrime ed atterrita. Il terrore provato da lei includeva anche la presenza di Rhazjel ma il fatto che lui l'avesse protetta le dava molto su cui riflettere. - Sono morti... - La voce che Sharyl sentì poteva essere rassicurante perché molto simile a quella che conosceva di Ethan nella sua forma umana ma nel profondo dell'intonazione, il raschiare gutturale dell'entità albergata in lui era così terribile da tenerla immobile e con gli occhi chiusi anche in quella parvenza di rinnovata tranquillità. Perfino la pioggia aveva smesso di batterle addosso perché lui gli si era chinato sopra. Perdeva sangue nerastro che finì con l'imbrattarla quando la raccolse dal fango per issarla in braccio. Il contatto ravvicinato suscitava in Sharyl una sensazione contrastante di sicurezza e panico. Quando suo malgrado Rhazjel spiccò in volo, il braccio sano di Sharyl gli si avvinghiò al collo per accentuare quel senso di sicurezza che infine prevalse quando nell'affondare la faccia contro il suo petto, oltre al puzzo nauseabondo che si portava addosso dalla baita, riuscì a percepire l'odore di Ethan o almeno parte di esso.
***
La tempesta fu provvidenziale perché funse da degna copertura aerea mentre un demone svolazzava sul centro della città tenendosi abbastanza alto in quota da intuire le luci al di sotto ma risultare invisibile ad occhi indiscreti almeno finché la struttura ospedaliera non apparve definendosi al suo sguardo. Rhazjel teneva Sharyl abbastanza stretta da non rischiare di perderla ma non tanto da rischiare di stritolarla. Lei era un fuscello, un giunco. Le ali sferzavano la pioggia mancando qualche colpo di tanto in tanto a causa delle ferite.
Era un volo con turbolenze giustificate. Quando la struttura ospedaliera prese forma mano a mano che vi si avvicinò, Rhazjel cominciò a planare dritto verso una delle finestre in alto. Sorretto ad ali spiegate dalle semplici correnti ascensionali fece in modo da avvicinarsi in velocità ad una di quelle. Accedervi non fu complicato. Avvolgendo Sharyl con le ali e puntando la vetrata con le corna, gli basto lasciarsi cadere come un proiettile, sfondando il vetro con una testata, finendo col ruzzolare all'interno con il corpo della ragazza imbozzolato per bene.
L'atterraggio e la frenata furono quasi perfetti ma non suscitarono il benestare di Sharyl che dall'interno del bozzolo espresse il suo disappunto agitandosi un po'. Riusciva a malapena a muoversi, a malapena a prenderlo a pugni, tanto che dopo aver dischiuso il bozzo, lui stesso fu obbligato a sorreggerla per sollevarla depositandola sul lettino. Sharyl non aveva una bella cera, sanguinava dalla spalla destra e si reggeva lo stomaco con le braccia. Rhazjel aveva lesionato la membrana delle proprie ali, aveva piccoli tagli sul volto, pezzi di vetro conficcati sul viso e rivoli di pece che colavano un po' ovunque. Non lo dava a vedere ma aveva l'aria altrettanto stremata. - Se muori Zuccherino ... - mormorò sotto voce mentre si distanziava dal letto - ... sarà un problema venire a cercarti ... - non che si aspettasse di trovarla in paradiso. Eppure non parve ironico. Prima di allontanarsi del tutto impresse un ultimo gesto significativo pigiando il tasto di chiamata medica, per poi arretrare fino al vetro infranto da dove si lasciò cadere senza smettere di fissare Sharyl finché fu nel suo campo visivo. Lei rimase zitta per tutto il tempo, lo fissò da sotto le palpebre quasi socchiuse e chiuse del tutto gli occhi quando lo vide sparire oltre il margine della vetrata rotta. Era stata salvata dai demoni da un demone.
Ida Auletta
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